La nuova impiegata in ufficio veniva derisa. Ma quando è arrivata al banchetto con il marito, i colleghi si sono licenziati.

**Diario Personale**

Oggi è stato un giorno che ricorderò per sempre. La nuova impiegata in ufficio, Sofia Rossi, è stata presa in giro senza pietà. Ma quando è arrivata alla festa con suo marito, i colleghi hanno lasciato il lavoro.

Prendendo un respiro profondo, come per raccogliere le forze prima di un salto nel vuoto, Sofia ha varcato la soglia dellufficio, entrando in un capitolo completamente nuovo della sua vita. La luce del mattino filtrava dalle vetrate, accendendo riflessi nei suoi capelli perfettamente curati, esaltando la sicurezza dei suoi passi. Attraversò il corridoio tra il brusio delle voci e il ticchettio dei tacchi, sentendo che ogni passo la avvicinava a qualcosa di importantenon solo un nuovo lavoro, ma un cambiamento, lopportunità di essere sé stessa al di fuori delle mura domestiche.

Alla reception, sorrise con dolcezza ma fermezza.

«Buongiorno, sono Sofia. Oggi è il mio primo giorno.»

La receptionist, una ragazza giovane e gentile di nome Giulia, la fissò con un misto di sorpresa e pena.

«Tu lavorerai qui? Scusa, è solo che pochi resistono più di un mese.»

«Sì, sono stata assunta ieri nelle risorse umane. Spero che andrà tutto bene.»

Giulia la guardò con tale sincera compassione che Sofia rimase un attimo senza parole. Poi la ragazza si alzò e le indicò la sua postazione.

«Vieni, ti mostro il tuo spazio. Qui, vicino alla finestraè luminoso, spazioso ma attenta.» Abbassò la voce. «Blocca sempre il computer, metti una password forte. Non tutti qui accolgono bene i nuovi arrivati.»

Sofia annuì, osservando lambiente. Lufficio era grande, ma laria era carica di tensione. Dietro ai monitor, donne truccate con precisione, vestite come per una sfilata, la osservavano con sguardi gelidi. Non sembravano impiegate, ma modelle pronte a giudicare.

Ma Sofia non si fece intimidire. Per la prima volta da anni, si sentiva viva. A casa, tra le faccende domestiche e le cure per il bambino, si sentiva oppressa. Oggi era solo Sofia, con il diritto di avere una carriera, una vita sua.

La prima giornata volò via. Si immerse nel lavoro: ordini, report, sistemi da imparare. Non cercava gloriavoleva solo sentirsi utile. Ma dietro di lei, i sussurri crescevano. Valentina, alta, con occhi taglienti e un sorriso da predatrice, e la sua amica Francesca, dalla voce fredda e abituata alle maldicenze, scambiavano commenti acidi.

«Ehi, nuova!» esclamò Valentina mentre Sofia finiva un report. «Portami un caffè. Nero, senza zucchero. E sbrigati!»

Sofia si voltò lentamente, incrociando il suo sguardo.

«Sono forse una cameriera? Ho il mio lavoro, e credimi, è più importante del tuo caffè.»

Una risatina cattiva. Valentina sorrise come se avesse sentito una battuta, ma negli occhi le bruciava la rabbia. Non era abituata a essere sfidata. Da quel momento, Sofia capì: la guerra era iniziata.

Giulia la invitò a pranzare insieme. La ragazza era dolce, sincera, e nei suoi occhi cera una tristezza profonda.

«Nessuno ti ha parlato della pausa pranzo? Non mi stupisce. Qui pochi si preoccupano dei nuovi.»

«A dire il vero, non ho nemmeno sentito il tempo passare,» ammise Sofia, chiudendo il computer.

Mentre camminavano verso la mensa, Giulia le raccontò dellufficio, delle regole, delle persone. Ma Sofia ricordò pocola sua mente era altrove. Al ritorno, videro Valentina e Francesca allontanarsi in fretta dalla sua postazione, come colte in flagrante.

«Ecco,» pensò Sofia. «Non sono una che si fa piegare.»

La sera, uscì per ultima. Lufficio era vuoto, ma unatmosfera pesante rimaneva nellaria. Valentina e Francesca avevano già radunato alleatealtre impiegate pronte alle cattiverie. Avevano deciso: la nuova doveva sparire.

Il giorno dopo, Sofia arrivò presto. Solo Giulia era già al suo posto.

«Sai,» sussurrò, «un mese fa ero io al tuo posto. Mi hanno spostata perché quelle due» accennò verso lufficio di Valentina e Francesca «mi hanno quasi fatto piangere. Hanno rubato documenti, incastrato con il capo. Alla fine non ce lho fatta. Me ne sono andata.»

«Terribile,» mormorò Sofia. «Ma credo che con me non succederà.»

Giulia scosse la testa.

«Non sai chi le protegge. Lo zio di Valentina lavora qui. È amico del direttore. Per questo si sente intoccabile. E tu sei già la vittima designata.»

«E allora?» sorrise Sofia. «Troveremo un modo.»

Ma la giornata finì male. Qualcuno, approfittando della sua assenza, le versò della colla sulla sedia. Sofia, senza accorgersene, si sedette e capì solo quando cercò di alzarsi. Passò la serata immobile, mentre intorno ridevano sottovoce.

Tornò a casa con i vestiti rovinati, la testa bassa. Ma non per la vergognaper la rabbia. Credevano di spezzarla? Si sbagliavano.

I giorni passarono. Le cattiverie aumentarono. Una volta sparì la tastiera, unaltra i file. Una mattina trovò tutti i documenti rinominati con titoli offensivi. Dovette chiamare lassistenza tecnica.

Giulia non resse. Un giorno se ne andò senza salutare. Fu aiutata da Laura Mancini, la responsabile delle risorse umane, severa ma giusta. La trovò un nuovo posto, le diede sostegno. E alla fine, Giulia ricevette anche un bonus per il suo lavoro.

Ma soprattuttoera sopravvissuta.

Qualche giorno dopo, tornòin un altro ufficio, con un ruolo diverso. E con sorpresa di tutti, si dimostrò inflessibile. Quando le stesse “colei” provarono a tormentarla, reagì senza esitare. Multe per i ritardi, richiami per la maleducazione. Presto tutti capirono: meglio non sfidarla.

Laura ne fu felice. Finalmente, unamministratrice che teneva tutto sotto controllo.

E Sofia continuò a lavorare. Nonostante le due fazioniquelle con Valentina e Francesca e quelle che osservavano in silenzio. Non rispondeva alle provocazioni, non alimentava i pettegolezzi. Faceva semplicemente il suo lavoro. Bene. Con dignità.

Ma le voci crescevano. Un giorno, durante la pausa, Giulia la avvicinò preoccupata.

«Sofia corrono voci. Dicono che hai dormito con il capo per ottenere il posto.»

Sofia si bloccò. Poi quasi soffocò dallindignazione.

«Cosa?! Io?!»

Guardò Giulia come se avesse visto un fantasma. E Giulia capì subito: era una montatura. Un tentativo di rovinarle la reputazione.

La primavera si avvicinava, e con essala festa aziendale. A casa, con la figlia tra le braccia, Sofia disse al marito:

«Amore, cè la festa presto. Dobbiamo organizzare tutto. Voglio che vengano tutti.»

Marco De Luca, il direttore dellazienda, sorrise.

«Sarà come vuoi tu, amore mia.»

Nessuno in ufficio sapeva che Sofia era sua moglie. Era venuta lì non per i soldi, ma per sé stessa. Per sentirsi più che una madre e una casalinga. Per dimostrarsi che poteva farcela.

E ora, guardando quello che

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La nuova impiegata in ufficio veniva derisa. Ma quando è arrivata al banchetto con il marito, i colleghi si sono licenziati.