Ogni pomeriggio, uscendo dal liceo, Tommaso percorreva le strade acciottolate con lo zaino appeso a una spalla e un fiore di campo protetto con cura tra le dita.

**20 Ottobre**

Ogni pomeriggio, uscendo dalla scuola media, Tommaso camminava per le strade di ciottoli con lo zaino appeso a una spalla e un fiore di campo stretto tra le dita.

**Il fiore che non appassì mai**

Le vie di Siena profumavano sempre di pane caldo e di terra bagnata dopo la pioggia. Era un borgo piccolo, dove tutti si conoscevano e i segreti correvano più veloci del vento. Tra quelle strade, un ragazzo di appena dodici anni passeggiava ogni giorno, magro, con uno sguardo profondo e un passo tranquillo per la sua età. Si chiamava Tommaso Bianchi.

La sua meta era sempre la stessa: la Casa di Riposo “Luce d’Autunno”, un edificio antico color crema, con grandi finestre e un giardino pieno di gerani. Non cera giorno in cui non varcasse quel cancello arrugginito dopo le lezioni.

Entrava piano, salutando tutti: la signora Maria, che lavorava a maglia sulla panchina allingresso; il signor Carlo, che gli chiedeva sempre una caramella; e il personale, che lo guardava con tenerezza. Sapevano che Tommaso non andava lì per obbligo, ma per una promessa che non tutti capivano.

Saliva al secondo piano, fondo del corridoio, stanza 214. Ad aspettarlo cera la signora Clara De Luca, una donna anziana con i capelli bianchi come la neve e uno sguardo a volte perso, a volte pieno di vita.

«Buonasera, signora Clara», diceva lui, posando lo zaino su una sedia. «Ecco il suo fiore preferito.»
«E tu chi sei, tesoro?» chiedeva lei quasi sempre, sorridendo dolcemente.
«Solo un amico», rispondeva lui.

Clara era stata insegnante di letteratura, una donna elegante e dal carattere forte. Ma lAlzheimer le aveva rubato, poco a poco, i frammenti della sua memoria. Per lei, i giorni si ripetevano, e i volti si confondevano. Eppure, quando Tommaso era lì, nei suoi occhi si accendeva una luce.

Per mesi, le leggeva poesie di Leopardi e racconti di Pirandello. A volte le dipingeva le unghie di rosa, altre le intrecciava i capelli con cura, come se fosse sua nipote. Lei rideva delle sue battute, piangeva in silenzio quando qualcosa le toccava lanima, o lo scambiava per un innamorato della sua giovinezza.

Le infermiere dicevano che Tommaso aveva unanima antica in un corpo giovane. Non andava lì per carità né per compiti scolastici, ma perché voleva.

«Quel ragazzo ha un cuore grande», diceva linfermiera Anna, la più anziana della struttura.

**Il segreto che nessuno sapeva**

In tutto quel tempo, Tommaso non aveva mai rivelato di non essere solo un amico per Clara. Era suo nipote. Lunico.

La storia era triste: quando Clara aveva cominciato a dimenticare, suo figlio, il padre di Tommaso, laveva fatta ricoverare. Allinizio andava a trovarla spesso, ma poi le visite si fecero rare finché un giorno non tornò più. Diceva che vederla così gli faceva troppo male. Tommaso, invece, non riusciva nemmeno a immaginare di lasciarla sola.

A casa, suo padre evitava di parlarne. «Non è più la stessa», diceva con freddezza. «È meglio che resti lì.»

Ma per Tommaso, lei era ancora sua nonna. Anche se non ricordava il suo nome, anche se a volte lo chiamava Luca o Marco, lui sapeva che da qualche parte, nella sua mente, cera ancora amore.

**La confessione**

Una giornata dinverno, mentre le pettinava i capelli vicino alla finestra, Clara lo fissò. Per un attimo, i suoi occhi parvero riconoscerlo.

«Hai gli occhi di mio figlio», sussurrò.
Tommaso sorrise.
«Forse il destino me li ha prestati.»
Lei abbassò la voce, come per un segreto.
«Mio figlio si è allontanato quando ho cominciato a dimenticare disse che io non ero più sua madre.»

A Tommaso fece male, ma non la contraddisse. Le strinse la mano con forza.
«A volte, quando la memoria se ne va, se ne va anche la gente. Ma non tutti dimenticano.»

Lei lo guardò come se quelle parole le dessero pace, poi si perse di nuovo nei suoi pensieri.

**Lultima estate**

Quellanno, Clara si ammalò più spesso. I suoi giorni sereni erano rari, e a volte non riusciva neppure ad alzarsi. Tommaso continuava a visitarla, anche solo per leggerle mentre dormiva o per lasciarle fiori sul comodino.

Un pomeriggio, il medico della struttura gli parlò.
«Ragazzo, tua nonna è molto debole. Forse non passerà linverno.»
Tommaso abbassò lo sguardo, ma non pianse. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato.

Per il suo ultimo compleanno, arrivò con un mazzo intero di fiori di campo. La stanza profumava di prato. Lei lo guardò e, con una lucidità che non mostrava da mesi, gli disse:
«Grazie per non esserti dimenticato di me.»
Quel fu lultimo giorno in cui poterono parlare.

**Laddio**

Clara se ne andò allalba, in un silenzio quieto. Sul comodino restò un fiore di campo, appassito ma intatto, come se avesse resistito a sfogliarsi finché lei non se ne fosse andata.

Il funerale fu semplice. Poche persone erano presenti: alcuni vecchi colleghi, il personale della casa di riposo e Tommaso. Suo padre arrivò allultimo momento, serio, senza lacrime.

Linfermiera Anna, commossa, si avvicinò a lui.
«Perché non hai mai smesso di venire?»
Tommaso la guardò con gli occhi rossi.
«Perché era mia nonna. Tutti lhanno abbandonata quando si è ammalata. Io no. Anche se lei non sapeva più chi fossi.»

Suo padre, che aveva sentito, chinò il capo, vergognoso. Non disse nulla, ma alla fine del funerale, gli mise una mano sulla spalla.
«Hai fatto quello che io non ho avuto il coraggio di fare», mormorò. «Grazie.»

**Epilogo**

Gli anni passarono. Tommaso crebbe, finì luniversità e divenne scrittore. Il suo primo libro si intitolò *Il fiore che non appassì mai*, dedicato alla memoria della signora Clara.

Nella dedica scrisse:
*”A mia nonna, che mi insegnò che il vero legame familiare non dipende dalla memoria ma dal cuore.”*

Sulla copertina, cera lillustrazione di un fiore di campo, identico a quello che ogni pomeriggio portava nella stanza 214.

E così, anche se lAlzheimer cancellò nomi e date, non cancellò mai la cosa più importante: lamore che resta quando tutto il resto se ne va.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

four × 5 =

Ogni pomeriggio, uscendo dal liceo, Tommaso percorreva le strade acciottolate con lo zaino appeso a una spalla e un fiore di campo protetto con cura tra le dita.