Non è la loro vera madre, a quei cinque… ma chi può dirlo…

Edoardo aveva perso la moglie. Non si era ripresa dallultimo parto.

Che ci fosse dolore o meno, restavano cinque bambini. Il maggiore, Niccolino, aveva nove anni. A Illino sette. I gemelli Sandrino e Leoncino ne avevano quattro. E la più piccola, Elena, la figlia tanto attesa, aveva appena tre mesi.

Non cè tempo per il dolore quando i bambini chiedono da mangiare. Ma la notte, dopo averli messi a letto, Edoardo si sedeva in cucina, fumando

Allinizio faceva del suo meglio. Sua cognata veniva a dare una mano, ogni tanto. Non avevano altri parenti. Voleva portarsi via Sandrino e Leoncino, diceva che sarebbe stato più facile per lui. Poi arrivarono due assistenti sociali.

Proposero di mandare tutti i bambini in un orfanotrofio. Ma Edoardo non aveva intenzione di separarsi da loro. Come si fa a dare via i propri figli? Come si può continuare a vivere dopo? Era difficile, certo, ma cosa si poteva fare? Crescevano piano piano, un giorno sarebbero diventati grandi.

A volte riusciva persino a controllare i compiti dei più grandi. Con Elena, ovviamente, cera più lavoro. Ma Niccolino e Illino aiutavano quando potevano.

E poi cera linfermiera pediatrica, Nina, che veniva spesso a controllare. Una volta promise a Edoardo di mandare una ragazza a dare una mano. Un uomo da solo con un neonato non è facile, diceva. Una brava ragazza, lavoratrice. Faceva la badante allospedale.

Non aveva figli suoi, non era sposata. Ma aveva aiutato a crescere fratelli e sorelle, veniva da una famiglia numerosa di un paese vicino. E così Lucia entrò nella loro casa.

Non alta, robusta, col viso rotondo e una treccia antiquata che le scendeva fino alla vita. E silenziosa. Non sprecava una parola. Ma tutto cambiò in quella casa. Le stanze brillavanoaveva lavato e pulito ogni cosa.

Rammendò i vestiti dei bambini, li lavò tutti. Si occupava di Elena, cucinava, riempiva la casa di odori buoni. A scuola e allasilo notarono subito la differenza. I bambini erano puliti, ordinati, i bottoni non erano più attaccati con filo nero su stoffa bianca, i gomiti delle maglie non erano più consumati.

Una volta Elena si ammalò, aveva la febbre alta. La dottoressa disse che sarebbe guarita, bastava prendersene cura. E così Lucia passò le notti accanto a lei, senza mai coricarsi. La curò. E senza che nessuno se ne accorgesse, rimase nella casa di Edoardo

I più piccoli cominciarono a chiamarla “mamma”, avevano nostalgia dellaffetto materno. E Lucia non lesinava carezze. Li abbracciava, li lodava, accarezzava i loro capelli. E perché no? Erano pur sempre bambini

I più grandi, Niccolino e Illino, allinizio erano diffidenti, non sapevano come chiamarla. Poi iniziarono a dire semplicemente “Lucia”. Né tata né mammasolo Lucia. Per ricordare che avevano avuto una madre E poi, per età, poteva a malapena far loro da madre.

I parenti di Lucia non erano daccordo.

Perché ti metti addosso un peso del genere? Non ci sono abbastanza ragazzi nel paese?

Ragazzi ce ne sono,rispose,ma mi dispiace per Edoardo E i bambini si sono abituati a me, ormai

E così vissero. Quindici anni passarono in un attimo I bambini studiavano, crescevano. Non tutto era facilea volte combinavano guai. Edoardo si arrabbiava, prendeva la cinta. Ma Lucia lo fermava:Aspetta, babbo, prima bisogna capire

Litigavano, poi si riappacificavano. Nessuno la chiamava più Lucia al paese. Ora era “signora Ludovica”, rispettata da tutti. Niccolino si era sposato quellanno, aspettavano il primo figlio.

I giovani vivevano da soli, Nicola lavorava in fattoria. Non era lultimo degli operaiogni anno arrivavano premi, riconoscimenti, ecco comera. Illino stava per finire luniversità in città, Lucia ne era particolarmente fierasarebbe diventato ingegnere, il suo ragazzo.

Facevano tutto insiemegiocavano da bambini, si difendevano a vicenda se necessario. Elena era passata alla terza media, anche lei lorgoglio di Lucia. Cantava, ballava, nessuna festa era completa senza di lei.

E Edoardo pensava, ancora una volta, che Nina gli aveva trovato una buona moglie

Quellestate, Lucia sentì che qualcosa non andava nel suo corpo. Non si era mai ammalata, eppure allimprovviso le girava la testa, le veniva la nausea

Cacciava Edoardo e le sue sigarette fuori di casa, non sopportava lodore. Pensò che sarebbe passato, ma non fu così. Alla fine dovette andare dal dottore.

Tornò a casa silenziosa, pensierosa. Schermò le domande di Edoardo,sciocchezze, disse, tutto a posto.

Ma quella sera, quando tutti dormivano, chiamò Edoardo in cortile.

Siediti, babbo, dobbiamo parlare Sai cosha detto il dottore? Avrò un bambino È troppo tardi per fare altro, dobbiamo tenerloSi coprì il viso con le mani.Che vergogna, che vergogna

Edoardo rimase stupito dalla notizia. Dopo tutti quegli anni senza figlie proprio adesso!

Ma che vergogna, mamma, i più grandi stanno già per lasciare la casa, resteremo da soli? Vedi, la natura sa come sistemare le cose! Ci prepareremo!

Come lo diremo ai bambini? Diranno che sono vecchia, eppure

Vecchia tu? Trentanove anni, sono niente!

Oh, non so davvero cosa fare Che vergogna

Va bene. Glielo dirò io. Domani, quando saranno tutti qui.

E lo disse. Appena si sedettero a tavola, parlò chiaro.

Figli miei cari, presto avrete un altro fratello. O sorella. Ecco.

Lucia abbassò lo sguardo, fissando il piatto, arrossendo fino alle lacrime.

Niccolino, che era venuto con la giovane moglie per la domenica, scoppiò a ridere.

Fantastico, mamma! Bravo! Potrai partorire insieme a mia moglie! I piccoli cresceranno in compagnia!

Anche Sandrino era contento:

Dai, mamma! Ci serve un altro fratellino!

Ma Leoncino protestò:

No Una femmina. Abbiamo già tanti maschi, cè solo una ragazza. Elena è già viziata come una principessa

Elena gli lanciò unocchiata.

Viziata Tu mi hai mai viziato? Certo, una femmina, mamma! Le legherò fiocchi, le compreremo vestiti bellissimi!Era elettrizzata.

Vestiti Ti sembra una bambola?intervenne Illino.Un bambino va anche educato,disse in tono saggio.

Lo educheremo,disse Edoardo.

Ma Lucia si vergognava ancora, coprendo il ventre che cresceva, con uno scialle o persino un cappotto destate, come se avesse freddo.

I mesi passarono in fretta. Avevano già festeggiato il primo figlio di Nicola, un maschietto! Illino era tornato alluniversità, finite le vacanze. Sandrino e Leoncino erano partiti anche loroiscritti a un istituto agrario.

Per Elena era ricominciata la scuola. La casa era silenziosa, vuota. Elena era sempre fuori, tra scuola e amiche. Un ragazzo aveva iniziato ad accompagnarla a casa dopo le serate danzanti del sabato.

Lucia non dormiva, asp

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