Tradimento, shock, segreti.
Natalia stava preparando la cena quando bussarono alla porta. “Strano, abbiamo il campanello e tutti i conoscenti lo sanno,” pensò, aprendo. Davanti a lei cera una sconosciuta della sua stessa età, che la fissava con curiosità.
“Buonasera. Lei è Natalia?” chiese la visitatrice inaspettata.
“Sì, Natalia. E lei chi è? Mi scusi, ma non la ricordo…”
“Non può conoscermi. Sono unamica molto intima di suo marito.”
“Di Marco?”
“Di Marcolino…”
“Ah, già così?” Natalia sorrise amaramente. “Non mi stupisce che lo chiami con quel vezzeggiativo. Ormai ci sono abituata. Anche se, devo ammettere, nessuna è mai venuta direttamente a casa mia prima dora. Di solito telefonano! Allora, come posso chiamarla?”
“Mi chiamo Luisa… Sa… è una cosa delicata…”
“Non si agiti tanto, Luisa! Lei e mio marito vi amate? E io vi ostacolo?”
“Come fa a saperlo?”
“Perché non è la prima a dirmelo. Ma le dico subito che non trattengo mio marito. Se vuole, può portarselo via oggi stesso. Che le ha raccontato? Che i nostri figli sono piccoli e non può abbandonarli?”
“No, che dice… So che i suoi ragazzi sono già grandi, universitari…”
“Allora cosaltro? Che sono malata e lui, da persona onesta, è costretto a restare? Guardi, sto benissimo.”
“No, neanche questo mi ha detto.”
“Quali altre scuse ha inventato? Che lo licenziano se divorzia? Sappia che è una menzogna. Al suo capo non importa nulla dei matrimoni dei dipendenti.”
“No, non capisce… Lui mi ha detto che dovevamo aspettare… aspettare che suo padre…”
Natalia si irrigidì. Suo padre non aveva nemmeno settantanni, era attento alla salute, quasi mai malato, e di certo non pensava alla morte.
“Deve essersi sbagliata.”
“Macché! Marco mi ha detto che appena Antonio Maria se ne sarà andato, lui vi lascerà.”
“E perché non prima? Le ha detto che teme mio padre? Le assicuro che non gli farebbe nulla.”
“No, Marco lo rispetta molto… Ma dice che quando non ci sarà più, lei si trasferirà nella sua casa…”
“Cosa? Come osa? Mio padre sta benissimo e vivrà ancora a lungo! E poi, non mi sposterò da questa casa! È un mio bene prematrimoniale, e non ho intenzione di regalargliela!”
“Ma come? Marco ha detto che lappartamento sarà suo, mentre lei prenderà la villa, lauto, il garage e se ne andrà…”
“Davvero? Interessante… E allora perché non ha aspettato che tutto questo accadesse e è venuta da me oggi?”
“Sa… Non sono più giovane, voglio godermi la felicità. Non mimporta se Marco ha una casa o no. Possiamo vivere da me.”
“Ragionevole. Allora cosa vuole da me?”
“Vorrei solo che lei lo lasciasse libero… Nientaltro.”
“Lo prenda pure.”
“Come?”
“Non lo trattengo. Non lho mai trattenuto, anche se allinizio lamavo e speravo che si calmasse. Poi ho creduto, ingenuamente, che i figli avessero bisogno di un padre. Ultimamente non notavo più niente di strano e pensavo che avesse smesso. Mi sbagliavo.”
“Certo che sì… Allora lo lascerà davvero?”
“Naturalmente. Anzi, può già prendere le sue cose.”
“No, non posso portare pesi. Marco le prenderà quando vorrà… Basta che lei lo lasci.”
“Non si preoccupi, lo lascerò oggi stesso! Anzi, domani avvierò il divorzio e divideremo tutto secondo la legge. Ma la casa non gliela darò. Come le ho detto, era di mia nonna, i miei genitori hanno pagato i lavori… Mio padre ha conservato tutte le ricevute, è meticoloso. Ma non importa, lei ha già un tetto.”
“Sì, non si preoccupi, Marco non resterà per strada.”
“Non mi preoccupo affatto. Lui sa sempre come sistemarsi.”
“Arrivederci, Natalia.”
“Addio, Luisa. Spero di non rivederla mai più.”
Luisa se ne andò, e Natalia iniziò a preparare le valigie di Marco. Non voleva litigare, ma sapeva come farlo andare via da solo. Lui avrebbe creduto di poter tornare, come sempre, ma questa volta… non sarebbe successo.
“Davvero incredibile… Aspetta che mio padre muoia per prendersi la mia casa… È diventato arrogante. Ma la colpa è solo mia. Per anni ho chiuso un occhio, e lui ha creduto di poter fare ciò che voleva… Basta, Marco caro, ora basta. Torna dalla tua Luisa e vivi a lungo e…” pensò, piegando con cura i suoi abiti.
Quando Marco tornò dal lavoro, notò solo che la moglie aveva rifiutato di cenare con lui. Ma non gli importava. Dopo cena, come al solito, sarebbe uscito per la sua “passeggiata serale” e poi sarebbe rientrato come se niente fosse.
“Cara, grazie per la cena… Esco un po.”
“Ecco qui. Va, pure!” pensò Natalia.
“Certo, amore, vai. Alla tua età fa bene camminare la sera.”
“Non ho capito! Alla mia età?” Marco si offese. Si considerava ancora nel fiore degli anni.
“Be, hai già passato i cinquantanni… Non sei più giovane.”
“Che dici? Io sono ancora…”
“Caro, perché mi racconti queste cose? Non sono io a sapere che non sei più lo stesso?”
“Natalia, stai attenta a come parli…”
“O cosa? Hai preso peso, i capelli grigi aumentano…”
“Che peso? Quali capelli grigi? Ma che dici? Sono ancora giovane!”
“Davvero? Dubito… Non illuderti, amore. Devi affrontare la realtà. Stai invecchiando, proprio come me.”
“Tu certo non ringiovanisci… Ma io sono ancora in forma, e le donne lo notano.”
“Ah sì? A me sembra che ultimamente ti cedano il posto sullautobus… Non è vero? Me lhai detto tu stesso.”
“Quando mai? Non ricordo.”
“Io sì. E anche in mia presenza, le ragazze ti hanno offerto il posto più volte. Dicevano proprio così…”
“Che dicevano?”
“Si sieda, signore… Devessere stanco.”
“Stai confondendo tutto, Natalia… Non è successo.”
“Non è successo? Hai anche problemi di memoria? Lo vedi che alla tua età devi passeggiare? È ora di prendere le medicine.”
“Stai ridendo di me… Io sono ancora… Posso dare lezioni a qualsiasi giovane!”
“Davvero? Ne dubito… Dopotutto, dormiamo in camere separate da un anno.”
“E allora?”
“Niente… Probabilmente hai dei problemi. Alla tua età capita. Anche se Pietro, mio amico, sta benissimo, e ha la tua stessa età. Ultimamente mi dice sempre che gli manco molto…”
“Chi lo dice?”
“Pietro… Quando sei andato nellaltra stanza, ho pensato di dover fare qualcosa. A te non serve più niente, ormai, ma io sono ancora una donna giovane… Così ho conosciuto Pietro.”
“Che età? Quale Pietro? Di che parli?”
“Caro, che confusione… Dico che, come uomo, sei assente da un anno. Se mai, sei solo un coinquilino. Ma a me non serve. Però mi dispiace per te… Esci pure, fai due passi, riordina le idee e torna… Decideremo come andare avanti.”
“Ti dispiace per me? Io, tu… Io, se vuoi saperlo…”
“Non voglio saperlo. Volevi uscire? Allora






