Mia sorella mi ha regalato il vestito dell’ex moglie del mio fidanzato.

Mia sorella mi ha regalato il vestito dellex moglie del mio fidanzato.
La scatola arrivò una settimana prima del matrimonio. Mia sorella Giulia la lasciò sulla mia porta con un sorriso che avrebbe dovuto mettermi in guardia.
Ti ho portato qualcosa di speciale per il grande giorno mi disse, gli occhi scintillanti di una malizia che allora non seppi interpretare. È un abito da sposa stupendo. Sono sicura che ti starà benissimo.

Quando aprì la scatola quella sera, mi mancò il fiato. Era bellissimo: pizzo francese, perle ricamate a mano, una coda degna di una fiaba. Era proprio quello che avevo sempre sognato, ma che non potevo permettermi.

Mamma, è il tuo vestito? chiese Elena dalla porta della mia camera, i suoi grandi occhi curiosi che brillavano dietro gli occhiali. La mia bimba di otto anni, con la sua sindrome di Down e il cuore puro, sapeva sempre quando qualcosa era importante.
Sì, tesoro. È il mio abito da sposa.
È bellissimo! batté le piccole mani. Sarai una principessa!

Due giorni dopo scoprii la verità. Fu la mia futura suocera a rivelarmelo, senza cattiveria, solo come un commento casuale mentre prendevamo il caffè.
Che strano che Giulia ti abbia dato quel vestito. È identico a quello che indossò Valeria quando sposò Marco. Beh, sarà una coincidenza

Il mio mondo si fermò. Valeria. La prima moglie di Marco. Quella che lo aveva lasciato quando nacque Elena perché “non poteva gestire una bambina speciale”.
Corsi in bagno e vomitai. Le lacrime arrivarono dopo, amare e ardenti. Giulia sapeva benissimo cosa stava facendo. Era sempre stata gelosa della mia relazione con Marco, aveva sempre trovato modi sottili per ferirmi. Ma questo questo era crudele persino per lei.

Quella sera, quando Marco tornò a casa, mi trovò seduta per terra in camera, con il vestito steso davanti a me.
Che succede, amore? mi chiese preoccupato, la voce dolce come sempre.
È il vestito di Valeria dissi senza giri di parole. Giulia me lha dato sapendo benissimo di chi era.
Lo vidi impallidire, le mani stringersi a pugno. Marco raramente si arrabbiava, ma quando lo faceva, era una tempesta silenziosa.
Vado a parlare con Giulia adesso disse, già diretto alla porta.
No lo fermai. Non cambierà niente. Ormai è fatto.

Si sedette accanto a me e mi prese le mani.
Non devi indossarlo. Troveremo un altro vestito. Venderò la macchina se serve, ma
Papà è triste? Elena apparve in pigiama, trascinando il suo orsacchiotto. Si era addormentata, ma le nostre voci alterate lavevano svegliata.
No, principessa Marco la sollevò tra le braccia. Stiamo solo parlando del vestito della mamma.
Non ti piace il vestito, mamma? mi chiese, gli occhietti preoccupati.

Guardai mia figlia, questuomo che laveva accettata come sua fin dal primo giorno, che non laveva mai vista come un peso ma come una benedizione. Pensai a Valeria, che era scappata da questa stessa bambina. E pensai a Giulia, che aveva voluto ferirmi ricordandomi quel abbandono.

Sai una cosa, Elena? le dissi, asciugandomi le lacrime. Credo che il vestito mi piaccia davvero. È molto bello.
Davvero? chiese Marco, confuso.
Davvero mi alzai, prendendo il vestito. Giulia voleva che questo vestito fosse un ricordo della donna che ci ha abbandonato. Ma io lo trasformerò in qualcosaltro.

Il giorno del matrimonio, mentre indossavo labito, le lacrime tornarono. Ma questa volta non erano di dolore, ma di una strana miscela di tristezza e determinazione.
Sei bellissima, mamma sussurrò Elena, che aveva insistito per aiutarmi a prepararmi.
Grazie, amore mio.

Quando camminai verso laltare, vidi la confusione negli occhi di Marco. Lui sapeva che io sapevo. Sapeva cosa significava quel vestito. I suoi occhi si riempirono di lacrime quando mi vide avvicinarmi.
Sei sicura? mi sussurrò mentre il prete parlava.
Completamente sicura risposi. Questo vestito non è più suo. Ora è mio.

Durante la cerimonia, tenni Elena accanto a me. La mia bambina speciale, la mia damigella, stringeva un mazzolino di fiori mentre sorrideva agli invitati con quella gioia pura che solo lei sapeva donare.
Quando Marco mi abbracciò dopo il nostro primo bacio da sposini, mi sussurrò allorecchio:
Sei la donna più coraggiosa che conosca.
No risposi, guardando Elena che applaudiva felice. Sono solo una donna che sa cosa vale la pena.

Giulia se ne andò presto dalla festa. Non mi importò.
Quella sera, mentre riponevo il vestito, Elena mi chiese:
Mamma, perché ti sei messa a piangere quando hai indossato il vestito bello?
Perché a volte piangiamo quando qualcosa che sembrava brutto si trasforma in qualcosa di buono, tesoro.
Come quando piove ma poi esce larcobaleno?
Esattamente così, Elena. Esattamente così.

Ora il vestito pende nel mio armadio. Non è più labito della donna che ci ha abbandonati. È labito della donna che è rimasta, che ha lottato, che ha trasformato il veleno di mia sorella in medicina.
E ogni volta che lo guardo, non penso a Valeria.
Penso a Marco che mi abbraccia con le lacrime agli occhi.
Penso a Elena che applaude in prima fila.
Penso allamore che può trasformare anche le ferite più profonde in qualcosa di bello.

Quel vestito mi ha insegnato che a volte la miglior vendetta non è restituire il colpo, ma trasformare larma in unopera darte.
E noi noi siamo quellopera darte.

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