Che Igor vada in vacanza, tu torna al lavoro — così disse la suocera

Lodore di caffè appena fatto aleggiava nellaria quando la suocera entrò senza bussare. “Che Oreste vada in vacanza, ma tu torni al lavoro!” sbottò, facendo tremare i vetri della credenza.

Lucia sentì il rumore delle chiavi nella serratura e il cuore le si fermò. Conosceva quel passo autoritario meglio del proprio respiro. Lottavo mese di gravidanza rendeva ogni movimento doloroso, e ora doveva affrontare la persona che temeva più delle doglie. La porta si spalancò, e nella casa irruppe un uragano di critiche incarnato da Rosalba Ferri.

“Ma che diavolo!” esclamò la suocera invece di salutare. “Perché mia nuora ha questa faccia da funerale?”

Larrivo di Rosalba era lultima cosa che Lucia desiderava. Dopo pranzo aveva pianificato di riposarsiil peso che portava dentro chiedeva tregua. Persino le faccende più semplici erano diventate una maratona.

Finalmente il congedo di maternità le avrebbe dato sollievo, ma i piani svanirono in un istante.

“Benvenuta, Rosalba,” sussurrò Lucia, arretrando.

“Dovè il mio Oreste?” la suocera frugò con lo sguardo.

“Sta lavorando,” rispose Lucia, trattenendo un sospiro. “Lo fa per noi e per il bambino.”

“Non sei capace di badare a te stessa?” Rosalba piazzò due valigie pesanti come macigni e avanzò maestosa, quasi facendo inciampare Lucia. “Sei adulta, diventerai madre, è ora di crescere!”

Appena entrata, la suocera iniziò a ispezionare ogni angolo come un generale in visita di controllo. Lucia si sentì mancare.

“È venuta per un motivo particolare?” chiese con cautela. “Deve prendere qualcosa?”

“Eh?” Rosalba si voltò con sorpresa. “Dora in poi abiterò qui.”

Le ginocchia di Lucia cedettero.

“Ma come” balbettò.

“Quellidiota con cui dividevo lappartamento mi ha stufata,” spiegò la suocera, irritata. “Troppa arroganza. Sono partita subito. Trovare una nuova casa è complicato, quindi per ora starò con voi.”

Lucia si sentì svuotare. Sì, la casa era spaziosa, ma questo dava a Rosalba il diritto di invadere la loro vita?

Voleva protestare, ma la stanchezza ebbe la meglio. Senza forze, si ritirò in camera ad aspettare Oreste.

Purtroppo, il suo ritorno non cambiò moltolui provava pietà per la madre. Rosalba era una donna difficile, ma lo aveva cresciuto, e abbandonarla non era unopzione.

Lucia si rassegnò, comprendendo il marito. Forse avrebbe aiutato con le faccende?

Le speranze durarono poco. In due giorni, Rosalba prese il controllo della casa. Oreste lavorava tutto il giorno, lasciando Lucia sola a subire le sue imposizioni.

E adattarsi era impossibile. La suocera criticava ogni cosa: i pavimenti non lavati, le briciole sul tavolo, persino una tazza sporca.

“Rosalba,” disse Lucia, esausta, “non riesco a piegarmi, ho male alla schiena, i piedi gonfi”

“Che scuse!” Rosalba incrociò le braccia. “Le donne sopportano tutto! Portare un bambino è naturale, ma non ti esime dai doveri di casa! Io ne so più di teho già cresciuto un figlio!”

Lucia non replicò. Non voleva litigarelo stress poteva farle male.

Un giorno, finiti i viveri, dovette affrontare la spesa.

“Va bene, vengo con te,” acconsentì Rosalba con sufficienza. “Almeno controllo che non sbagli.”

“Grazie” Lucia avrebbe preferito andare da sola, ma sapeva che non ce lavrebbe fatta.

Il mercato fu una tortura tra i commenti acidi della suocera.

“Che ci metti tanto?” sbottò Rosalba. “Prendi le borse e andiamo. Basta passeggiate.”

Lucia era confusa. “Prendi le borse”?

“Rosalba,” mormorò, “non potrebbe aiutarmi? Non dovrei sforzarmi”

“Ma che sforzo!” la imitò la suocera. “È roba leggera, fallo tu!”

Lucia obbedì, ma dopo pochi passi si sentì male. Le buste erano troppo pesanti.

“Oh,” gemette, “non sto bene”

“Che cè ora?” Rosalba non batté ciglio. “Non riesci neanche a portare due borse?”

Ma Lucia non la sentiva piùle orecchie le ronzavano.

“Signora! Sta bene?” Un uomo la soccorse. “Vuole che chiami un dottore?”

“No, passerà” sussurrò lei.

“Le donne doggi sono delicate,” commentò Rosalba. “Incapaci di tutto.”

Fortunatamente, Lucia si riprese. Rosalba, riluttante, prese metà delle buste. Tornarono a casa.

Quando Oreste seppe dellaccaduto, corse da lei.

“Amore mio,” le carezzò la mano, “perché non hai aspettato me? Sarei andato io!”

“Credevo di farcela,” sussurrò. “Lavori tutto il giorno, volevo aiutare”

“Perché non hai chiesto a mia madre?”

Lucia chiuse gli occhi.

“Non volevo dirlo,” confessò, “ma è stata Rosalba a farmi portare tutto.”

Oreste impallidì.

“Mamma?..”

“E quando stavo male” le spalle di Lucia tremarono. “Lei se ne è fregata.”

Il silenzio fu pesante. Poi Oreste si alzò, deciso.

“Risolvo io. Riposati.”

La discussione con Rosalba fu accesa. Lucia sentì solo voci alterate, ma la conclusione fu chiara.

Finalmente nacque la piccola Anna. Oreste pianse di gioia, e Lucia credette che la vita sarebbe migliorata.

Ma la realtà fu diversa. Le notti insonne, il pianto incessanteLucia era stremata.

“E ti definisci una madre?” Rosalba non smise di tormentarla.

Anzi, dopo il litigio con Oreste, peggiorò. Criticava tutto, ma non aiutava mai.

Una sera, Oreste tornò cupo.

“Mi hanno licenziato,” disse, senza guardarla.

Lucia sentì il peso del mondo. Poi il pianto di Anna la richiamò alla realtà.

“Troverò una soluzione,” la rassicurò lui.

“Lo so,” sorrise debolmente.

Il giorno dopo, mentre discutevano, Rosalba irruppe.

“Ho sentito i vostri piani,” disse sprezzante. “Perché mio figlio deve lavorare? E tu, Lucia, non hai intenzione di fare nulla?”

Lucia rimase paralizzata.

“Cosa intende?”

“Non è ovvio?” Rosalba alzò le mani.

“Oreste può andare in vacanza, ma tu torna a lavorare!”

Lucia sentì il cuore in gola. Con una neonata tra le braccia, senza dormire da settimanee Rosalba le chiedeva di lavorare?

Stava per piangere, ma Oreste esplose.

“Mamma, come ti permetti?” urlò. “Come osi trattarla così?”

Rosalba trasalì. Non si aspettava quella reazione.

“Oreste? Stai dalla sua parte? Non vedi che ti sfrutta? Non fa nulla!”

“Sta crescendo mia figlia!” ribatté lui. “Si stanca più di me! E oltre a questo, tiene pulita la casa, cucina”

Fece una pausa.

“Tu, invece, non fai nulla. Solo critiche e dispetti! E intanto tua nipote soffre! Non ti importa

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