“Dove andate? Siamo venute a farvi visita!”
“Odio tua sorella!” esclamò Giulia, facendo una smorfia. “Mi fa impazzire!”
“Non sei la sola!” rispose Marco, sostenendo la moglie.
“Si intromette in tutto e crede di essere più intelligente di tutti. Dovresti vedere la faccia trionfante che fa quando riesce a umiliarmi,” borbottò Giulia tra i denti. “O critica la mia educazione, o dice che il mio trucco è fuori moda…”
“È sempre stata così,” scrollò le spalle il marito. “Purtroppo, è tutta colpa di mia madre, che le ha sempre permesso tutto e l’ha viziata.”
“Per fortuna abitiamo a cento chilometri dalla tua famiglia,” disse Giulia, alzando gli occhi al cielo.
La suocera, Maria, e la cognata, Laura, vivevano in città, mentre Marco e Giulia abitavano in un piccolo paese vicino.
Le due donne erano vedove e vivevano insieme in un appartamento, così ogni volta che Marco e Giulia andavano a trovare la madre, finivano anche da Laura.
La sorella di Marco non sopportava sua cognata, e di conseguenza, le liti erano inevitabili.
Durante le prime visite, Giulia stringeva i denti in silenzio, poi decise di rispondere a Laura, vedendo che, con la sua debolezza, anche Maria cominciava a criticarla.
Ogni visita alla madre finiva in scandalo, e la coppia decise di non andare più dalla famiglia di Marco.
Maria non tardò ad accorgersene e cominciò a chiamare il figlio per chiedere spiegazioni.
“Perché non venite più? Sono già due settimane che non ti vedo. Non pensi che tua madre e tua sorella si sentano sole?” brontolò.
“Abbiamo molto da fare, non abbiamo tempo,” rispose Marco seccamente, senza entrare nei dettagli.
“Che cosa fai di così interessante?” chiese Maria con sospetto. “Tua moglie te lo vieta? Lultima volta se nè andata con una faccia come se avesse ingoiato un chilo di limoni.”
“Te lho detto, abbiamo cose da sistemare,” replicò Marco, chiudendo in fretta la conversazione.
Tuttavia, unora dopo, Maria richiamò il figlio per dirgli che lei e Laura sarebbero passate dal paese.
“Perché?” si stupì Marco.
“Proprio per visitare una vecchia amica e vederti, visto che tu non vieni,” spiegò Maria con sicurezza.
Marco cambiò espressione allistante. Non si era astenuto dallandare dai suoi genitori per farli piombare a casa sua.
“Probabilmente non saremo a casa,” informò, sperando di dissuadere madre e sorella dal venire.
“Dove andate?” chiese Maria irritata. “A parer mio, semplicemente non ci volete vedere. Se è così, ditelo chiaramente.”
“Andiamo a un compleanno,” inventò Marco in fretta.
“Andate pure, anche se vostra madre e vostra sorella non vengono tutti i giorni,” disse con amarezza prima di riattaccare.
Marco si sentì in colpa verso la madre e la sorella, ma ripensando a come si comportavano con Giulia durante le visite, smise di preoccuparsene.
Non disse nulla alla moglie, per non agitarla inutilmente.
Ma tre ore dopo, capì che era stato un errore. Quando suonò il campanello, Giulia andò ad aprire.
Vedendo i sorrisetti beffardi della suocera e della cognata, rimase sconcertata. Non si aspettava quella visita.
Marco, ricordandosi allultimo momento di madre e sorella, corse nellingresso.
“Giulia, sei pronta? Non sei ancora vestita?” criticò, fingendo di non notare gli ospiti indesiderati.
“Pronta per cosa?” chiese Giulia, confusa.
“Per il compleanno. Hai dimenticato?” sorrise Marco con tensione. “Oh, mamma, Laura, che ci fate qui?”
“Siamo venute, ti avevo chiamato,” rispose Maria con calma. “Forse potreste farci entrare invece di lasciarci sulla porta?”
“No, non possiamo, stiamo uscendo. Giulia, vai a cambiarti,” ordinò Marco, prendendo la moglie per mano.
Giulia lanciò unocchiata interrogativa al marito, e quando lui le strizzò locchio, capì che stava solo cercando di mandare via gli ospiti sgraditi.
“Dove andate? Siamo venute a trovarvi!” disse Laura, incrociando le braccia. “Non è un po tardi per un compleanno?”
“No, dobbiamo essere lì per le otto,” spiegò Marco, tagliando corto. “Abbiamo solo mezzora.”
“Ci andrai in pigiama?” rise Maria, notando i vestiti del figlio.
“Diamine, ho dimenticato di cambiarmi,” arrossì Marco, correndo in camera.
Laura e Maria si scambiarono unocchiata scettica.
Faticavano a credere che Marco e Giulia dovessero davvero uscire.
Erano convinte che la coppia avesse inventato la storia del compleanno per sbarazzarsi di loro.
“Non potete rimandare la vostra uscita?” chiese Maria quando il figlio tornò vestito.
“No, è impossibile,” rispose Marco, sistemandosi il colletto. “Ci aspettano da tempo. Inoltre, la cena è già pagata. Dobbiamo andare. Tornate la prossima settimana,” propose, sapendo che la madre si sarebbe offesa e avrebbe rifiutato.
“Potremmo aspettarvi qui?” suggerì Laura, guardandosi attorno.
“No, perché mai?” rifiutò Marco. “Non avete altro da fare?”
“Be, a casa tua è sempre meglio che da una vecchia amica,” ridacchiò Maria. “E poi, ci siamo già state e non era molto contenta di vederci.”
“Posso accompagnarvi alla stazione degli autobus?” offrì Marco, sperando di convincerle a non restare.
“Non ci sono più autobus per la città, e tu non puoi portarci,” rispose Laura con malizia.
“Posso prenotarvi una camera dalbergo per la notte,” propose Marco. “Purtroppo, non posso fare di più.”
Maria aggrottò le sopracciglia, delusa. Sperava che Marco le avrebbe lasciate restare.
“Allora, in albergo?” sbottò Laura, offesa. “Avete paura che vi rubiamo qualcosa?”
“No, è solo che non vogliamo. Che ci fareste qui da sole?” intervenne Giulia. “Preferiamo che nessuno resti in nostra assenza.”
“Vi accompagno allalbergo,” insistette Marco per calmare gli animi.
“Non serve!” rispose Maria, uscendo dallappartamento.
Laura la seguì, lamentandosi del fratello e della cognata.
Vedendo dalla finestra che se ne erano andate, Marco e Giulia tirarono un sospiro di sollievo.
La scusa del compleanno non serviva più.
Maria e Laura chiamarono un taxi e tornarono in città, decidendo di non avere più contatti con quei “parenti scortesi”.
Marco pensò ai suoi cari solo quando ebbe una visita medica in città e cercò un posto per pranzare.
Laura gli aprì la porta e, vedendolo, disse seccamente che stavano uscendo e non volevano lasciare “estranei” in casa.
Marco capì con amarezza che madre e sorella erano profondamente offese.
Dopo quellincontro, i rapporti si interruppero definitivamente.
La lezione? A volte, anche la famiglia può diventare un peso. E quando il rispetto manca, è meglio allontanarsi per preservare la propria pace.




