Lucia guardò lorologio per lennesima volta. Era già tardi, e ancora nessun segno di Marco. Ultimamente, il lavoro lo assorbiva completamente, e tornava a casa sempre più tardi.
Con un sospiro, sistemò i bambini a letto e si diresse verso la cucina per prepararsi una tazza di tè. La casa era silenziosa, troppo silenziosa. Marco doveva essere ancora in ufficio, come al solito.
Lucia si sentiva in colpa per lui. Cercava di proteggerlo dai problemi domestici, di alleggerirlo. Dopotutto, era lui a portare il pane a casa. Dopo il matrimonio, avevano deciso insieme: lei si sarebbe occupata della famiglia, lui avrebbe garantito loro una vita serena. Un figlio dopo laltro, erano arrivati a tre. Ogni nascita lo aveva riempito di gioia, e lui non voleva fermarsi.
Ma Lucia era stanca. Stanca di pannolini, biberon e notti insonni. Aveva deciso di fermarsi, almeno per un po.
Quando Marco rientrò, era già passata la mezzanotte. Aveva unaria stranamente allegra. Alla domanda di Lucia sul perché fosse così in ritardo, rispose: *”Lucia, siamo esausti. Ci siamo concessi una pausa.”*
*”Poverino!”* sorrise lei, forzata. *”Vieni, ti preparo qualcosa da mangiare.”*
*”Non serve, abbiamo già mangiato. Meglio andare a dormire.”*
L8 marzo, Festa della Donna, Lucia chiese alla madre di badare ai bambini e si recò al centro commerciale. Voleva che quella giornata fosse speciale: una cena romantica, solo loro due. La madre accettò volentieri.
Oltre al cibo e ai regali, decise di comprare qualcosa per sé. Era da troppo tempo che non si concedeva nulla. Si vergognava a chiedere soldi a Marco per i vestiti, e non aveva nemmeno il tempo di indossarli. Lultimo acquisto era stato un pigiama, ma non era certo adatto per una serata speciale. Entrò in un negozio di abbigliamento, scelse qualche vestito e si infilò nel camerino.
Mentre provava il secondo abito, dalla cabina accanto riconobbe la voce di Marco: *”Mmm, non vedo lora di togliertelo!”*
Una risata femminile rispose, squillante.
*”Aspetta, impaziente! Prima pensa a comprare qualcosa per tua moglie!”*
*”E a che le serve? È troppo presa dai bambini. A loro non importa cosa indossa, basta che li nutra e li vesta! Le regalerò un frullatore! O una macchina per il panesarà felice!”*
Lucia sentì un brivido gelido scorrergli lungo la schiena. Cercando di fare meno rumore possibile, continuò a provare i vestiti, ascoltando ogni parola.
*”E se ti chiede perché hai speso così tanto?”* rise ancora la donna. *”Un frullatore e una macchina per il pane non costano così tanto”*
*”E perché dovrei giustificarmi? Sono i MIEI soldi! Io lavoro, lei sta a casa senza far nulla! Le do quello che serve per la casa e basta! Dovrebbe ringraziarmi!”*
I rumori cessarono. Lucia sbirciò dalla tenda del camerino. Eccolo lì, il suo amato marito, in cassa con una bionda, mentre pagava gli acquisti. Dopo aver saldato il conto, la baciò sulle labbra, senza vergogna.
*”Tutto bene, signora?”* La commessa la guardava preoccupata.
*”Sì, sì, perfetto!”* rispose Lucia, consegnandole i vestiti. *”Li prendo tutti.”*
A casa, dopo aver messo a letto i bambini per il riposino, si chiese cosa fare. Non si sarebbe mai aspettata un tradimento del genere. Non tanto per linfedeltà in sé, ma per il modo in cui lui la sminuiva, come se il suo ruolo non valesse nulla.
Voleva chiedere il divorzio, ma si fermò a riflettere.
*”Se lo faccio, lui se ne andrà dalla sua amante, e io rimarrò sola con i bambini, senza un soldo. Gli alimenti? Saranno briciole. Con cosa vivremo?”*
Alla sera, aveva preso la decisione. Marco non tornò tardi quella notte. *”Si sarà già divertito oggi”* pensò, distaccata. Ogni sentimento per lui era svanito. Era diventato un estraneo. Lunica cosa che la turbava era il pensiero che lui avrebbe preteso intimità, e lei non poteva più concedergliela.
Ma Marco, evidentemente sazio, non la sfiorò nemmeno.
Il giorno dopo, preparò il curriculum e lo inviò a diverse aziende. Ora non le restava che aspettare. Ogni mattina controllava la posta elettronica con ansia. Finalmente, la risposta arrivò: un colloquio in unazienda della città. La stessa in cui lavorava Marco. Esitò, ma poi decise: ne valeva la pena.
Chiese alla madre di occuparsi dei bambini e si presentò allappuntamento. Dopo quasi due ore di colloquio, le offrirono un buon posto, con orari flessibili. Lo stipendio non era altissimo, ma sufficiente per mantenersi.
Tornò a casa come se avesse le ali. La madre, vedendola così felice, le chiese cosa fosse successo.
*”Mamma, Marco mi tradisce!”* esclamò Lucia, quasi gioiosa. La madre, pensando che la figlia avesse perso il senno, la prese per mano e la fece sedere.
*”Lucia, cosa dici? Marco non potrebbe mai tradirti! Lavora tutto il giorno!”*
*”Non lavora, esce con unaltra!”* E le raccontò tutto. La madre, ascoltandola, chiese: *”E ora cosa farai?”*
*”Chiederò il divorzio! Ho trovato lavoro con orari flessibili. Appena i bambini inizieranno lasilo, potrò lavorare a tempo pieno!”*
*”Non cercherò di fermarti. Il tradimento non si perdona. Soprattutto se non ti rispetta. Io ti aiuterò con i bambini.”*
*”Grazie, mamma!”* Lucia la abbracciò forte.
Il 7 marzo, Marco tornò tardi. Lucia non gli rivolse la parola. Lui, sorpreso dal suo silenzio, si giustificò: *”Lucia, abbiamo lavorato fino a tardi”* Ma lei lo interruppe, ordinandogli di andare a dormire.
Il giorno dopo, mentre dava la colazione ai bambini, Marco le porse un regalo con aria trion



