Per sei lunghissimi anni mi sono chiesta: perché mia nuora era così ostile verso di noi?
Sei anni passati a domandarmi: perché si comportava con tanta freddezza?
Non parlo con mio figlio Taddeo da sei anni. Non sono stata neppure invitata al suo matrimonio. Sapevo che la colpa era di mia nuora, Saveria. Non capivo il motivo, ma per lei ho sofferto tantissimo.
Io e mio marito abbiamo tre figli, ma lui ha un altro figlio dal primo matrimonio. Amo tutti i miei bambini, ma Taddeo, il primogenito, era così atteso che è rimasto il mio orgoglio.
Sei anni fa, Taddeo conobbe la donna che sarebbe diventata sua moglie. Fin dallinizio, qualcosa non andava. La prima impressione su di lei fu positiva. La sua prima visita a casa nostra sembrò andare bene. Ma tutto cambiò la seconda volta. Eravamo a tavola quando, allimprovviso, disse a Taddeo: «Ti vesti davvero male. Ti regalerò qualcosa di più elegante». Lui rispose: «Non serve, ognuno ha i suoi gusti». Io lo appoggiai. Saveria corrugò la fronte, ma non disse nulla.
Il giorno dopo, Taddeo mi baciò salutandomi, mentre lei non si avvicinò neppure. In quel momento non capii cosa stesse succedendo. Solo dopo realizzai che, con una sola osservazione, mi ero attirata lira di mia nuora.
Non fui invitata al loro matrimonio.
Dopo mesi di silenzio, Taddeo ci chiamò per il compleanno a Bergamo, la sua città. Con mio marito avevamo prenotato un hotel per lasciare spazio ai giovani, ma lui insistette che dormissimo da loro, avvertendoci però che forse non avremmo visto Saveria, impegnata nel negozio dei suoi genitori.
Dovevamo incontrarci per pranzo al ristorante, ma lei non si presentò. Qualche giorno dopo, Taddeo mi disse: «Mamma, sposerò Saveria». Aggiunse che non volevano un gran matrimonio, solo una piccola cerimonia. Non ebbi obiezioni, gli dissi che ero felice per lui.
Una settimana dopo, mi chiamò per dirmi che Saveria non voleva che io fossi alle nozze. Era invitato solo mio marito. Nemmeno i suoi fratelli. Non posso descrivere il dolore che provai. Passai il telefono a mio marito, che disse a Taddeo che non sarebbe andato senza di me e gli altri figli. Taddeo riattaccò furioso.
Nei giorni seguenti, Saveria provò a contattarmi, ma finiva sempre con mio marito. Alla fine riuscì a parlare con me e, con tono sgarbato, esclamò: «Ecco, finalmente!» Ero così piena di rabbia che esplosi: «Sai una cosa? Non voglio più sentire parlare di te!» Fu la nostra ultima conversazione.
Poco dopo, partirono per il Belgio. Per due anni non sapemmo nulla di loro. Mia sorella gli scrisse, e Saveria rispose: «Taddeo ha una nuova famiglia ora». In realtà, mio figlio manteneva solo un legame con suo fratello Vitale, che ogni tanto incontrava, ma non venne più a trovarci. Così passarono sei anni.
Qualche mese fa, provai a contattare Taddeo, perché mi mancava terribilmente. Scrissi due lettere di scuseuna a lui, una a Saveria. Nessuna risposta.
Quando, tre anni fa, morì mia madre, Taddeo non venne al funerale. Non si presentò neppure quando persi mia sorella maggiore. In questi sei anni, ricevemmo solo un breve messaggio per il compleanno di mio marito. Poi, il silenzio.
Sentivo che una parte di me era morta. Seppi per caso che si erano trasferiti in unaltra città, ma non sapevo neppure quale. Ogni giorno penso a Taddeo. La cosa peggiore è che non capisco nemmeno come siamo arrivati a questo punto. Per anni ho creduto che Saveria lo manipolasse, che volesse tenerlo tutto per sé. Mi chiedevo: perché così ostile? Non lo saprò mai, perché lei non ha mai voluto dirmelo. Forse sono stata io a sbagliare per prima. Quanto vorrei che tutto fosse andato diversamente!
Due mesi fa, io e mio marito partimmo per un breve viaggio in Belgiovinto alla lotteria. Mentre passeggiavamo per le vie di un paesino, ci fermammo in un parco giochi. Sognavamo i nostri nipoti Un bambino simpatico ci si avvicinò, inseguendo un pallone. Mi ricordò tanto Taddeo da piccolo! Sorrisi, mio marito lo aiutò a calciare il pallone e iniziarono a giocare Dopo un minuto, qualcuno chiamò: «Alessio!»
Non potevo credercidavanti a noi cerano Taddeo e Saveria! Dopo gli abbracci, seguì un fiume di parole, ma eravamo tutti confusi. Erano passati anni di silenzio, ognuno chiuso nel proprio dolore Sì, lo ammetto, se qualcuno mi avesse detto «Non voglio più sentirti», forse non avrei insistito. Ma lho capito solo dopo tanto tempo lontano da mio figlio e dalla sua famiglia. Anche loro avevano sofferto. Ma la domanda «Dove sono i nonni?» fece riflettere mio nipote. Sembrava che tutti avessimo imparato qualcosa e volessimo lasciarci il passato alle spalle.
Lasciammo il gruppo della gita e restammo in quel paesino belga, come se ricominciassimo da zerocambiati, in cerca di pace.
Ora recuperiamo gli anni perduti, godendoci lamore e il rispetto ritrovati.



