Per sei lunghe ore mi sono chiesta: Perché mia nuora era così ostile con noi? Per sei lunghi anni ho cercato una risposta: Perché si comportava con tanta freddezza?
Non parlo con mio figlio Enrico ormai da sei anni. Non fui neppure invitata al suo matrimonio. Sapevo che la colpa era di mia nuora, Laura. Non capivo il motivo, ma il dolore che mi causava era profondo.
Io e mio marito abbiamo tre figli, ma Enrico, il primogenito, è nato dal suo primo matrimonio. Amo tutti i miei figli con uguale cuore, ma Enrico, tanto atteso, rimase sempre il mio orgoglio.
Sei anni fa, Enrico conobbe la donna che sarebbe diventata sua moglie. Fin dallinizio, qualcosa non andava. La prima impressione che ebbi di lei non fu negativa. La sua prima visita a casa nostra trascorse senza intoppi. Ma tutto cambiò la seconda volta. Seduti a tavola, Laura disse improvvisamente a Enrico: “Ti vesti male. Ti regalerò qualcosa di più elegante.” Lui rispose: “Non ne ho bisogno, ognuno ha il suo gusto.” Io lo appoggiai. Laura aggrottò le ciglia, ma non disse altro.
Il giorno dopo, Enrico mi baciò prima di partire, mentre Laura neppure mi sfiorò. In quel momento non capii cosa fosse successo. Solo più tardi realizzai che una semplice osservazione mi aveva inimicata mia nuora per sempre.
Non fui neppure invitata alle nozze.
Dopo mesi di silenzio, Enrico ci chiamò per il compleanno a Firenzela città di Laura. Io e mio marito avevamo prenotato un albergo per lasciare spazio ai giovani, ma Enrico insistette che dormissimo da loro, avvertendoci però che forse non li avremmo visti, poiché erano occupati con la bottega dei suoi genitori.
Dovevamo incontrarci per pranzo in trattoria, ma Laura non si presentò. Pochi giorni dopo, Enrico mi disse: “Mamma, sposerò Laura.” Aggiunse che non volevano un matrimonio grande, solo una cerimonia intima. Io ero felice per lui.
Una settimana dopo, mi chiamò e mi disse che Laura non voleva che partecipassi al matrimonio. Era invitato solo mio marito. Nemmeno i suoi fratelli erano benvenuti. Non riesco a descrivere il dolore che provai in quel momento. Passai il telefono a mio marito, che disse a Enrico: “Non verrò senza mia moglie e i nostri figli.” Enrico riattaccò furioso.
Nei giorni seguenti, Laura cercò di parlare con me, ma finiva sempre con mio marito. Alla fine mi raggiunse e, con tono tagliente, disse: “Ecco, finalmente!” Ero così piena di rabbia che non trattenni le parole: “Sai una cosa? Non voglio più saperne di te!” Fu lultima volta che ci parlammo.
Poco dopo, partirono per la Francia. Per due anni non ebbi notizie. Mia sorella scrisse loro, e Laura rispose: “Enrico ha una nuova famiglia ora.” In realtà, mio figlio manteneva solo un legame con suo fratello Matteo, che vedeva ogni tanto, ma mai più mise piede a casa nostra. Così passarono sei anni.
Alcuni mesi fa, provai a contattare Enrico, perché mi mancava terribilmente. Scrissi due lettere di scuseuna a lui, una a Laura. Nessuna risposta.
Quando mia madre morì tre anni fa, Enrico non venne al funerale. Nemmeno quando persi mia sorella maggiore. In tutti questi anni, ricevemmo solo un breve messaggio per il compleanno di suo padre. Poi, ancora silenzio.
Una parte di me è morta. Seppi per caso che si erano trasferiti in unaltra città, ma non so neppure quale. Ogni giorno penso a Enrico. Il peggio è che non capisco come siamo arrivati a questo. Per anni credetti che Laura lo manipolasse, che volesse tenerlo solo per sé. Mi chiedevo: perché è così ostile verso di noi? Non lo saprò mai, perché non volle mai parlarmi. Forse sbagliai io allinizio. Come vorrei che fosse andata diversamente!
Due mesi fa, io e mio marito vincemmo un viaggio in Francia. Mentre passeggiavamo per le strade di un paesino, ci fermammo in una piazza dove giocavano dei bambini. Cominciammo a sognare i nostri nipoti Un ragazzino vivace ci si avvicinò, rincorrendo una palla. Mi ricordò tanto Enrico da piccolo! Sorrisi, mio marito lo aiutò a calciare il pallone, e iniziarono a giocare Poi una voce lo chiamò: “Luca!”
Non potevo crederci: davanti a noi cerano Enrico e Laura! Ci abbracciammo con emozione, tra parole confuse e lacrime. Eravamo tutti così chiusi nei nostri dolori che avevamo smesso di provare a capirci. Sì, lo ammetto: se qualcuno mi avesse detto “non voglio più saperne di te”, forse non avrei insistito. Ma lo capii solo dopo anni di lontananza. Anche loro avevano sofferto. Fu la domanda “Dove sono i nonni?” a far riflettere mio nipote. Sembra che tutti avessimo imparato qualcosa, e ora volevamo lasciarci il passato alle spalle.
Lasciammo il gruppo di turisti e restammo in quel paesino francese, come se ricominciassimo da capocambiati, pronti a capirci.
Ora recuperiamo il tempo perduto, con amore e rispetto ritrovati.



