Ecco il vestito! Puoi credere che l’ho buttato proprio qui?

Ecco il vestito! Puoi credere che lho buttato qui? disse Elena, aprendo il cestino dei rifiuti e rimanendo di sasso.
Quasi ogni giorno, Elena si faceva la stessa domanda senza trovare una risposta: cosa aveva trovato in Marco?
Esternamente, lui non era affatto attraente, anzi, le amiche si vergognavano persino a presentarlo come il suo “principe”, tanto che ancora oggi credevano vivesse da sola.
Solo sua sorella sapeva che Marco viveva con lei e custodiva il segreto.
Nemmeno le stelle avevano regalato grandi fortune a Marco: lavorava come operaio in una fabbrica di metalli.
A volte, seduta davanti alla tv, Elena pensava che fosse arrivato il momento di chiudere la relazione.
Però, ogni volta che stava per farlo, Marco le portava un mazzo di fiori o un regalo, e lei rimandava la decisione allinfinito.
Prima di conoscere Elena, Marco era già stato sposato. Il matrimonio era durato appena due mesi, ma sua moglie era rimasta incinta e gli aveva dato una figlia.
Quando incontrò Elena, la bambina aveva già dodici anni, ma lei non aveva mai fatto uno sforzo per conoscerla.
Loccasione arrivò poco prima del suo compleanno che avrebbe festeggiato con gli amici.
“Elena,” disse Marco con aria colpevole, “la mia ex deve partire per lavoro e mi chiede di tenere mia figlia con me”
“Per quanto?” sbuffò Elena, poco entusiasta di quel “regalo” di compleanno.
“Un mese”
“Perché così tanto?” si preoccupò. “Spero che capisca che una figlia va mantenuta con dei soldi, no?”
“Se è per i soldi, non ne ha mandati,” scrollò le spalle Marco.
“Mi pare che tu paghi gli alimenti. Quindi la bambina starà qui un mese, e sua madre si gode i soldi?”
“Non cè molto da goderseli, sai quanto guadagno,” rise amaramente.
“E come te la immagini qui?” sbottò Elena, sempre più contrariata allidea di avere una figlia estranea in casa. “Devi portarla a scuola, badare a lei. Perché ti sei preso questa responsabilità?”
“Sono suo padre,” replicò stupito. “Secondo te avrei dovuto rifiutarmi?”
“Dimentichi che non vivi da solo. E poi, questo è il mio appartamento, dovevi chiedermelo prima. Terzo, è il mio compleanno e non voglio rovinarmelo!” dichiarò con fermezza.
“Non vedo perché mia figlia dovrebbe rovinartelo,” disse Marco sulla difensiva, sentendosi in colpa.
“Sono certa che non andrà come previsto,” incrociò le braccia Elena.
Ma Marco cercò di convincerla a non essere pessimista.
Il giorno dopo, una ragazzina tonda, con un trucco pesante che la faceva sembrare sedicenne, entrò in casa.
Fissò Elena senza salutare e si rivolse al padre: “Dove sarà la mia camera?”
“Dormirai in cucina,” sorrise timidamente Marco.
La ragazzina alzò gli occhi al cielo e corse in bagno a piangere.
“Ma cosè questa?” sbottò Elena. “Una bambina maleducata e sfacciata. Meno male che ho deciso di festeggiare al bar. E tu non vieni con me.”
“Perché?” si stupì Marco. “Pensavo che finalmente mi avresti presentato alle tue amiche. Viviamo insieme da più di sei mesi”
“Rimani con lei,” tagliò corto Elena, felice di non doverlo mostrare alle amiche, tutte con ragazzi atletici e affascinanti.
“Capito,” disse Marco deluso, e non parlò più.
Il giorno dopo, Elena si preparò per il compleanno.
Stirò il vestito da cocktail e lo appese in attesa della serata.
Marco non le rivolse nemmeno un augurio.
Decisa a non rovinarsi lumore, fece finta di niente.
Tornata dal lavoro per cambiarsi, scoprì con orrore che il vestito era sparito.
“Dovè il mio vestito?” urlò, correndo in cucina dove Augusta, la figlia di Marco, giaceva sul divano letto.
La ragazzina ignorò Elena, fissando il telefono.
“Mi senti?” le strappò il cellulare di mano.
“Ridammelo!” strillò Augusta, e Marco accorse.
“Che succede?” chiese. “Ridalle il telefono!”
“Dovè il mio vestito?” serrò i pugni Elena.
“Non lho preso io,” rise sarcastica Augusta. “Sta inventando. Non le piaccio e basta!”
“Ridalle il telefono!” ordinò Marco.
“Certo, certo, ammetterà tutto!” rise Elena, lanciando il telefono a terra.
Lo schermo si ruppe, e Augusta scoppiò in lacrime. Elena uscì trionfante.
Doveva vestirsi per la festa.
Indossò il primo abito che trovò e corse al bar.
Proprio lì, decise che era finita e avrebbe lasciato Marco.
Tornò a casa allalba. Marco si svegliò sentendola entrare.
“Che ore sono?”
“Vuoi fare il duro? Troppo tardi. Ho deciso di lasciarti. Domani mattina ve ne andate.”
“Mi stai incolpando dopo tutto?” rise Elena.
“Tu hai rotto il telefono di Augusta”
“Lei ha rubato il mio vestito!” sbottò.
“Mia figlia non ha preso niente!” urlò Marco, gli occhi pieni di rabbia. “E sono pronto a difenderla!”
Elena lo guardò storta e gli voltò le spalle, stanca delle sue scuse.
Per calmarsi, prese una bottiglia di vino aperta.
Ma appena bevve, sputò tutto con disgusto.
“Cosera? Shampoo? Vuoi dire che lhai messo tu?” rise Elena, poi aprì il cestino e impallidì. “Ecco il vestito! Vuoi dirmi che lhai gettato qui?”
“Hai trovato la scusa per lasciarmi? Lo volevi da tempo!” esplose Marco. “Se non fossi stato io, lavresti già fatto!”
Elena alzò un sopracciglio, ricordando ogni momento.
“Ho messo una microspia. Ho sentito tutto ciò che dicevi di me con tua sorella, lo so tutto!” disse trionfante.
“Che novità! Mi chiedevo come avessi scoperto che volevo lasciarti!” si prese la testa, ricordando le chiacchiere con parenti e amici. “È ora di finirla!”
Questa volta Marco non cercò di trattenerla. Aveva capito che la loro storia era giunta alla fine.

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