Abbiamo davvero costruito la nostra casa per nulla?

**Diario Personale**

Oggi ho chiesto a me stessa: “Abbiamo davvero costruito quella casa per niente?”

“Allora, abbiamo costruito questa grande casa per niente?” sbottò la suocera. “Mi ridate almeno metà dei soldi!”

“Devo parlarti seriamente,” disse la donna dai capelli corti, sedendosi di fronte a Chiara. “Prima che tu sposi mio figlio, ci sono cose che devi sapere.”

La ragazza bionda, un po magrolina, affixò lo sguardo sulla futura suocera, che aveva visto solo tre volte.

“In sintesi, se vuoi entrare nella nostra famiglia, devi capire che le persone più importanti per Matteo sono i suoi genitori!” annunciò con fierezza Giuseppina. “Non abbiamo bisogno di una nuora che comanderà mio figlio.”

“Io comando?” la interruppe Chiara.

“Ascoltami fino alla fine, per favore! Abbi un po di pazienza,” ribatté seccamente la donna.

La ragazza abbassò gli occhi, imbarazzata. Non voleva contrariare la madre di Matteo. Si conoscevano da poco, e Chiara non voleva sembrare scortese.

“Dunque,” continuò Giuseppina, “la nostra famiglia ha un piano: appena Matteo si sposa, ci trasferiamo nella casa quasi finita. Vivremo tutti insieme, una grande famiglia felice!”

“Fantastico!” esclamò Chiara con un sorriso forzato.

La suocera alzò un sopracciglio, sorpresa dallaccettazione così immediata. Non se laspettava.

“Eccellente! Sono felice che siamo daccordo. Credo che andremo damore e daccordo,” le fece un occhiolino Giuseppina.

Da quel momento, cominciò a elogiare Chiara con Matteo, evidenziando quanto fosse premurosa e intelligente.

Volendo garantirsi il suo sostegno, Chiara si sforzò di piacerle ancora di più. Le portava piccoli regali, con o senza motivo, dimostrandosi sempre attenta.

Un anno dopo, temendo che il matrimonio slittasse, Giuseppina spinse Matteo a fare il grande passo.

“Quando hai intenzione di chiederle la mano?” gli domandava quasi ogni giorno. “Potrebbe cambiare idea, e poi te ne pentirai”

Così, Matteo rifletté e, convinto forse che sua madre avesse ragione, propose a Chiara, che accettò felice.

I genitori di lui pagarono i costi del matrimonio, e Chiara si convinse di aver fatto la scelta giusta.

I primi tre mesi vissero in affitto, poi Giuseppina annunciò entusiasta: “La casa è pronta! Preparate le valigie, faremo lo stesso anche noi!”

“Perché? Noi stiamo bene qui!” sbuffò Chiara, che non voleva vivere con i suoceri.

“Come, perché? Avevamo deciso che, finita la casa, ci saremmo trasferiti tutti!”

“Voi trasferitevi pure, chi ve lo impedisce?” rispose Chiara con tono altezzoso, cambiando improvvisamente atteggiamento.

Giuseppina rimase senza parole per qualche secondo.

“Aspetta, me lavevi promesso,” le ricordò con calma.

“Non importa cosa ho detto allora. Ora non voglio più vivere con voi!” dichiarò Chiara decisa. “Vivremo separati! Anzi, visto che ve ne andate, io e Matteo prenderemo il vostro appartamento.”

“Cosa? Non fate gli stupidi!” ringhiò la suocera. “Presuntuosa!” aggiunse furiosa, riattaccando.

Chiara ascoltò i toni di occupato per due secondi, poi riappese a sua volta stupita.

Appena finita la chiamata, sentì squillare il telefono di Matteo in cucina. Capì subito che Giuseppina stava lamentandosi di lei.

Mezzora dopo, quando finalmente Matteo riattaccò, Chiara entrò in cucina. Dal suo sguardo capì che era arrabbiato.

“Che succede?” le chiese severo.

“Cosa dovrebbe succedere?” Chiara incrociò le braccia.

“Mia madre ha chiamato. Chiede dei soldi.”

“Quali soldi? Per cosa?”

“Per la casa. Che le avevi promesso prima del matrimonio?” aggrottò le sopracciglia. “Di viverci insieme?”

“Nulla,” fece finta di non sapere.

“Ma avevi approvato il progetto, no?” insistette lui.

“E allora? Allepoca lo approvai, ora no,” evitò il suo sguardo.

“Io non lho mai sostenuto, perché sapevo che era inutile! La casa è rimasta incompiuta per tre anni, ma dopo il nostro matrimonio lha finita. Tutto per colpa tua!”

“Bene, lha finita e quindi?” Chiara alzò gli occhi al cielo. “Qual è il problema?”

Non fece in tempo a replicare perché Giuseppina richiamò. Matteo, però, le passò il telefono:

“Ecco, parla tu con lei.”

Appena la suocera sentì la voce di Chiara, attaccò:

“Ripagamela quella casa!”

“Quale ripagamento? Sei pazza?” sbottò Chiara.

“Labbiamo costruita per niente, allora? Ridammi almeno metà del prezzo!”

“Ma quale metà?!”

“Cinquecentomila euro! Me li dovete!” urlò Giuseppina. “Altrimenti”

“Altrimenti cosa? Non ho firmato niente!”

“Allora non ci vedremo mai più!”

“Perfetto!” Chiara sorrise e riattaccò.

Giuseppina cominciò a chiedere i soldi a Matteo, che dovette darle cinquemila euro al mese.

“Ci metterai dieci anni a ripagarmi così! O vi trasferite, o aumenti la cifra.”

Matteo, senza soldi extra, accettò.

Chiara, invece, si rifiutò. E dopo sei mesi, la coppia si separò per sempre.

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