Piccola Marta non riusciva a capire perché i suoi genitori non la amassero.

**Diario di Sofia**

Non riuscivo a capire perché i miei genitori non mi volessero bene. Mio padre sembrava irritato dalla mia presenza, e mia madre svolgeva i suoi doveri con distacco, come se fosse unobbligo. Lunica cosa che sembrava interessarle davvero era lumore di mio padre.

Mia nonna paterna, Rosaria, cercava di spiegarmi che mio padre lavorava tanto e che mia madre faceva lo stesso per non farmi mancare nulla. Ma la verità emerse quando avevo otto anni e sentii per caso una lite tra loro.

Anna, la minestra è troppo salata! urlò mio padre. Non sai fare niente come si deve!

Marco, ma cosa dici? Lho assaggiata, era perfetta! si difese mia madre.

Per te tutto è sempre perfetto! ribatté lui, la voce piena di rabbia. E non sei stata nemmeno capace di darmi un figlio maschio. Tutti mi prendono in giro, mi chiamano sfortunato!

Era chiaro che nessuno rideva davvero di lui era un uomo austero, un camionista che aveva visto molto ma il disprezzo verso mia madre, e verso di me, era reale. Finalmente capii perché mi mandavano sempre da nonna quando tornava dai suoi viaggi: non voleva vedere “quella che non era un figlio maschio”.

Con nonna Rosaria stavo bene. Studiavamo insieme, cucinavamo, facevamo qualche lavoro a maglia Ma dentro di me provavo un dolore sordo per lindifferenza dei miei genitori.

Poco dopo quella discussione, Marco e Anna annunciarono che si trasferivano in una grande città. Dicevano di voler cambiare vita, che forse lì avrebbero avuto il figlio che desideravano. Ovviamente, la decisione era di mio padre, e mia madre, come al solito, accettò.

Ma cera un problema: non volevano portarmi con loro.

Rimani con tua nonna, poi verremo a prenderti mormorò mia madre, evitando il mio sguardo.

E io non voglio venire con voi! risposi con orgoglio, anche se il cuore mi doleva. Sto meglio con la nonna.

E pazienza! Almeno avevo nonna Rosaria, i miei amici, i professori che mi conoscevano. I miei genitori potevano fare quello che volevano: io non mi sarei più preoccupata per loro.

Appena compii dieci anni, Marco e Anna ebbero finalmente il figlio tanto atteso: mio fratello Luca. Me lo annunciarono con una videochiamata solenne in tutti quegli anni non erano mai venuti a trovarmi, mia madre si limitava a qualche telefonata, e mio padre mi “faceva gli auguri”. Ogni tanto mandavano qualche soldo a nonna Rosaria, ma ero principalmente lei a occuparsi di me.

Un anno dopo, mia madre arrivò improvvisamente per dirmi che dovevo trasferirmi da loro.

Finalmente vivremo tutti insieme! disse con un sorriso forzato. Potrai conoscere tuo fratello, farete amicizia

Non voglio venire risposi, accigliata. Sto bene con la nonna.

Smettila di fare la capricciosa! Sei grande, devi aiutarmi.

Anna, calmati! intervenne nonna Rosaria. Se pensi di trasformare Sofia nella tua babysitter gratis, ti sbagli di grosso!

È mia figlia, decido io! ribatté mia madre.

Ma nonna Rosaria non era facile da intimidire:

Se insisti, ti denuncio per abbandono! Ti toglieranno la patria potestà, e la vergogna ti seguirà per sempre!

Discuterono ancora, ma io non sentii altro nonna mi mandò a fare una commissione. Mia madre non parlò più del trasloco e se ne andò il giorno dopo.

Nei dieci anni seguenti, i miei genitori non si fecero vivi. Io finii le scuole, poi mi diplomai e, grazie allaiuto di un vecchio amico di nonna, il signor Enrico, trovai lavoro come contabile in una piccola azienda.

Iniziai a frequentare un ragazzo, Matteo, e decidemmo di sposarci, ma dovemmo rimandare il matrimonio: nonna Rosaria morì.

Mio padre e mia madre vennero al funerale, ma lasciarono Luca a casa “non era il caso che un ragazzino partecipasse a una cosa così triste”.

A me non importava: il dolore per la perdita di nonna mi paralizzava. Forse per questo non capii subito di cosa stesse parlando mio padre durante il pranzo funebre.

Questappartamento è un po malandato disse, guardandosi intorno. Non ci daranno molto.

Marco lo rimproverò mia madre. Non è il momento.

E quando allora? Dobbiamo sistemare tutto. Luca è da solo!

Signor Enrico continuò mio padre , conosce un agente immobiliare affidabile? Vorrei venderlo.

E cosa vuoi vendere, esattamente? chiese il signor Enrico.

Questa casa! Luca avrà bisogno di un appartamento Certo, non basterà per comprarlo tutto, ma potremo fare un acconto e pagare il mutuo entro i suoi diciotto anni.

Io, ancora in lacrime, fissavo il vuoto senza ascoltare.

Marco, vuoi davvero buttare tua figlia in strada? domandò il signor Enrico. Dove vivrà?

Ma è una donna adulta! rispose mio padre. Si sposi, sarà suo marito a mantenerla!

Mmm sospirò il signor Enrico. Rosaria aveva ragione su di te. Ma non otterrai niente, Marco. Cè un testamento, e questa casa ora è solo di Sofia.

Mio padre tacque, poi mi lanciò unocchiata velenosa:

Lhai manipolata, eh? Niente paura, il testamento si può contestare.

E Rosaria lo sapeva rispose calmo il signor Enrico. Non permetterò che la danneggi.

Bastò un giorno a mio padre per capire che la legge era dalla mia parte. Avrebbe potuto provare a fare causa, ma sarebbe costato troppo senza garanzia di successo.

Sofia, non hai coscienza? provò un altro approccio. Tuo fratello ha bisogno di una casa! Tu ti sposerai, tuo marito ti manterrà Rinuncia alleredità!

Mai.

Ti daremo qualcosa Centomila euro, basteranno per un acconto.

Non voglio niente da te.

E allora!

Se non la smetti, chiamo la polizia.

Ero decisa a rispettare la volontà di nonna Rosaria, che si era presa cura di me per tutta la vita, e non avevo intenzione di rinunciare alla mia unica casa.

Mio padre, che evitava sempre i guai con la legge, se ne andò con mia madre. Per quattro anni non si fecero sentire.

In quel tempo, io e Matteo ci sposammo e avemmo una figlia, Rosina. Vivevamo modestamente, ma eravamo felici. Fino a quando mia madre non chiamò allimprovviso:

È colpa tua! gridò al telefono. Se non ti fossi attaccata a quel maledetto appartamento, tuo padre non avrebbe dovuto lavorare così tanto e non sarebbe morto in quellincidente!

Sei sconvolta. Vuoi aiuto per il funerale? chiesi dopo un silenzio.

Provavo pena per mio padre, ma come per un estraneo, non come per un genitore.

Non voglio niente da te! Luca è orfano per colpa tua! E tu vivrai con questo peso!

Riattaccò.

Sai che non è colpa tua, vero? mi chiese Matteo, vedendomi pallida.

Ma se

No. Non pensarci nemmeno. Loro ti hanno abbandonato, non devi soffrire per questo.

Hai ragione sospirai.

Un anno dopo, mia madre riappar

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