Galia e la sua amica passeggiavano nel parco quando all’improvviso videro un uomo e una donna.

Molto tempo fa, in una tranquilla cittadina italiana, Ginevra e la sua amica Livia passeggiavano nel parco del paese. Il sole calava lentamente, tingendo il cielo di sfumature dorate. Le due ragazze, invece di tornare direttamente a casa, decisero di godersi quellultima ora di luce.

Mentre camminavano lungo il viale alberato, i loro sguardi si posarono su una coppia che si abbracciava teneramente. Lui, un uomo anziano, sussurrava qualcosa allorecchio della donna, che sorrideva felice. Ginevra rimase immobile, gli occhi spalancati, incapace di distogliere lo sguardo.

“Ginevra, che cè?” chiese Livia, notando la sua espressione turbata.
“Niente, andiamo,” rispose lei bruscamente, affrettando il passo.

Si separarono alluscita del parco. Ginevra camminava verso casa con il cuore pesante, incapace di credere a ciò che aveva visto.

“Papà, come hai potuto?” pensava, stringendo le mani. “Ti credevo perfetto, e invece hai unamante? Non posso crederci, eppure lho visto con i miei occhi!”

Arrivata a casa, trovò sua madre, Beatrice, in cucina. “Siediti, la cena è pronta,” borbottò senza alzare lo sguardo. “Tu e tuo padre non si può mai aspettarvi.”

Ginevra si lavò le mani lentamente, cercando di calmarsi. Suo padre, Vittorio, non era ancora tornato. Mangiarono in silenzio, poi si ritirò nella sua stanza, ma le immagini di quel pomeriggio le danzavano davanti agli occhi.

“Davvero gli adulti mentono e tradiscono così facilmente?” si chiedeva. “Cosa le manca a mia madre? E se ci lasciasse per quella donna?” Unidea le attraversò la mente.

“Quellamante crede davvero che glielo lascerò prendere? Probabilmente non sa nemmeno che io esisto.”

Poco dopo, la porta si aprì. “Scusami, amore,” disse Vittorio entrando. “Giornata lunga oggi.”

“Prima le giornate lunghe erano solo a fine mese,” replicò Beatrice con voce tagliente. “Ormai sono tutti i giorni.”

Vittorio si avvicinò a Ginevra per darle un bacio, ma lei si scostò. “Vai, la cena si raffredda.”

“Dovè il problema?” chiese lui, sconcertato.

“Da me nessuno. E da te?”

Lui la guardò a lungo, come volesse dire qualcosa, poi si voltò e andò in cucina.

Quella notte, Ginevra non riuscì a dormire. Formulò un piano per riportare suo padre a casa.

Il mattino seguente, sentì i genitori discutere. “Vittorio, dove vai?” chiese Beatrice.

“Al lavoro. È urgente.”

“Ma è sabato! Potresti passare del tempo con la famiglia.”

“Tornerò presto, promesso.”

Ginevra uscì dalla stanza, fingendosi appena sveglia. “Dove vai?” le chiese la madre.

“A lezione, mamma. Sono in ritardo.”

“Ma almeno prendi un caffè!” insisté Beatrice.

Vittorio sorrise. “Ti accompagno io.”

Camminarono in silenzio per un po, poi lui parlò. “Ginevra, sei arrabbiata con me?”

“No, papà. Forse è letà,” rispose lei, poi aggiunge: “Ti voglio bene.”

“Anchio, piccola mia.”

“Più di chiunque al mondo?”

Lui esitò, poi annuì. “Più di chiunque al mondo.”

Arrivati allincrocio, Ginevra si fermò. “Ci vediamo a pranzo, vero?”

Si allontanò, poi si nascose dietro un cespuglio e seguì suo padre. Sperava che andasse davvero al lavoro, ma lui imboccò unaltra strada.

Dopo una lunga camminata, Vittorio si fermò davanti a un palazzo e chiamò qualcuno al telefono. Pochi minuti dopo, una donna elegante uscì e lo abbracciò. Ginevra rimase senza fiato.

“È così bella Davvero vale più di noi?”

La coppia si sedette su una panchina nel parco vicino, parlando a lungo prima di baciarsi. Ginevra sentì il cuore spezzarsi.

Quando si separarono, la donna tornò a casa. Ginevra attese, decisa ad affrontarla.

“Salve,” disse, bloccandole la strada mentre buttava la spazzatura.

“Salve Posso aiutarti?” rispose la donna, sorpresa.

“Ascolta. Se rivedrai Vittorio, te ne pentirai.”

“Ma chi sei?”

“Sua figlia. E ora chiamalo e digli che non lo vuoi più vedere.”

La donna, confusa, compose il numero. “Vittorio, non ci vedremo più. Hai una famiglia.”

“Diana, ma” la voce di lui tremò leggermente.

“Addio.”

Ginevra tornò a casa con un sorriso. I suoi genitori stavano pranzando insieme, parlando pacificamente.

“Perché sei così felice?” chiese Beatrice, alzando gli occhi.

“Papà, mi vuoi bene?” chiese Ginevra, evitando la domanda.

“Certo.”

“E a mamma?”

Vittorio esitò, poi rispose con fermezza. “Anche a tua madre voglio bene.”

Ginevra sorrise ancora più largamente. “Davvero vi voglio bene,” ripeté lui, come per convincersi.

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Galia e la sua amica passeggiavano nel parco quando all’improvviso videro un uomo e una donna.