Catalina avanzò lentamente sul prato perfettamente tagliato, come se salisse su un palcoscenico. Ogni suo gesto era preciso, freddamente calcolato. Sapeva: questo non era un semplice ritorno. Era la sua vendetta.

Ginevra avanzò lentamente sul prato perfettamente tagliato, come se stesse salendo su un palcoscenico. Ogni suo movimento era preciso, calcolato. Sapeva: questo non era un semplice ritorno. Era la sua vendetta.

Lo sguardo del signor Marcello sembrava bruciarla. Stringeva il bastone con tale forza che le nocche erano diventate bianche. Nei suoi occhi cera tuttorabbia, disprezzo, ma anche quel vecchio bagliore predatorio che per decenni aveva piegato chiunque gli capitasse a tiro.

Comprarla? chiese con sarcasmo. Piccola, queste case sono della mia famiglia. Del mio sangue. Finché io respiro, resteranno così.

Ginevra fece un passo avanti.

Proprio per questo, sussurrò. Perché non ti resta molto da respirare.

Le labbra delluomo tremarono. Voleva ridere, ma dalla sua gola uscì solo un rantolo. Gli anni, lalcol, il peso del potere avevano fatto il loro.

Dietro le recinzioni dei vicini apparvero volti. Tutti guardavano, nessuno osava intervenire, ma la curiosità era più forte della paura.

Sei impazzita, Ginevra, ringhiò il vecchio. Nessuno ti venderà niente.

Ginevra estrasse una cartella dalla borsa.

Questi sono contratti. Ho già comprato mezza strada. La signora Valeria aveva debiti, suo figlio era sommerso dai prestiti. Lazienda del signor Stefano è fallita. Sono tutti venuti da me.

Gli occhi di Marcello lampeggiarono.

Bugie!

Ginevra aprì la cartella e mostrò le copie.

È solo linizio. Ma tu, signor Marcello, hai segreti che valgono molto più di questi muri.

Il vecchio vacillò.

Quali segreti?

Il sorriso di Ginevra era gelido.

Credi che non sappia niente. Ma so come sei rimasto vedovo in quel periodo. So che mia madre sparì una mattina, e tu dicesti che era stato un infarto. Nessuna autopsia. Nessuna domanda. Hai pagato i medici, la polizia.

Un mormorio si diffuse tra i vicini. Dietro le finestre, occhi spaventati si cercavano.

Menzogne! urlò Marcello. Tutti sanno che era malata

Malata? lo interruppe Ginevra con durezza. O semplicemente ti intralciava con la sua eredità?

Luomo barcollò, ma riprese subito la voce.

Non hai prove.

Ginevra alzò una mano.

E questo cosè?

Tirò fuori un quaderno sottile, dalla copertina consunta. Il volto del vecchio divenne grigio cenere.

Questo

Sì. Il diario di mia madre. Lho trovato in una cassa da un parente lontano. Dentro cè tutto. Le sue paure, le sue accuse. Ha scritto che le mescolavi medicine nel tè per farla sembrare debole. Che hai falsificato il testamento.

Gli occhi di Marcello si dilatarono. Il bastone gli scivolò di mano, quasi cadendo a terra.

Bugie tutte bugie

Ginevra scrollò le spalle.

Forse. Ma sai cosa amano i giornalisti? Storie come questa. Soprattutto quando ci sono documenti a sostenerle.

Un silenzio pesante scese sulla strada. Solo il vento scuoteva gli alberi.

Marcello alzò una mano, come per colpirla, ma tremò. Il bastone cadde, e lui stesso scivolò lentamente sulla panchina della veranda. Il suo volto si contorse, la dignità sostituita dallimpotenza. Per la prima volta, il padrone del clan sembrava debole.

Questa è la mia strada rantolò, ansimando.

Non più, rispose Ginevra piano.

Si girò e si diresse verso lauto.

Ed ecco linaspettato. Dai vicini uscirono le persone. La signora Valeria, pallida, i capelli scomposti, stringendo un foglio.

Ha ragione! gridò. Le ho venduto tutto non potevamo più pagare i debiti

Poi si fece avanti il signor Stefano, lo sguardo basso.

La mia azienda è crollata, mormorò. Anchio ho firmato.

La voce della folla si alzò. Alcuni piangevano, altri bestemmiavano. La strada, un tempo così impeccabile, ora crollava sotto il peso delle menzogne.

Ginevra accese il motore. Nello specchietto retrovisore vide unultima immagine: Marcello immobile, come un idolo infranto, mentre i suoi familiari si agitavano intorno a lui, cercando di salvare i frammenti.

Nel petto, il dolore di anni la stringeva, ma per la prima volta non la tormentava. Quel dolore non la dominava più.

Le mani stringevano il volto con calma. Sapeva: non era tornata invano.

Trentadue anni prima, lavevano cacciata via come spazzatura.

Oggi, lei era la nuova padrona di quella strada.

Epilogo: La via che un tempo apparteneva al clan di Marcello ora era nelle mani di Ginevra. La sua vendetta non era un urlo, né violenzama carta, fredda ragione, e il tempo che alla fine mette tutto a posto.

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Catalina avanzò lentamente sul prato perfettamente tagliato, come se salisse su un palcoscenico. Ogni suo gesto era preciso, freddamente calcolato. Sapeva: questo non era un semplice ritorno. Era la sua vendetta.