La Porta Rimane Chiusa: Un Mistero che Non Si Svela

La porta rimane chiusa

«Mamma, apri la porta! Mamma, ti prego!» i pugni del figlio battevano con forza sulla superficie metallica, quasi a volerla sfondare. «So che sei in casa! La macchina non cè in cortile, quindi non sei uscita!»

Vittoria Maria stava con le spalle rivolte alla porta, stringendo tra le mani una tazza di tè freddo. Le dita le tremavano così tanto che la porcellana tintinnava sul piattino.

«Mamma, che succede?» la voce di Luca suonava sempre più disperata. «I vicini dicono che da una settimana non fai entrare nessuno! Nemmeno Serena!»

Al nome della nuora, Vittoria Maria fece una smorfia. Serena. La preziosa Serena, per cui era pronto a fare qualsiasi cosa. Persino quello che era successo giovedì scorso.

«Mamma, chiamo il fabbro!» la minacciò Luca. «Ti sfondo la serratura!»

«Non osare!» gridò finalmente Vittoria Maria, senza voltarsi. «Non osare toccare la mia porta!»

«Mamma, ma perché? Cosè successo? Parla con me!»

Vittoria Maria chiuse gli occhi, cercando di riordinare i pensieri. Come spiegare al figlio quello che aveva sentito? Come dirgli ciò che aveva intuito per caso, mentre aspettava nellatrio della clinica?

«Mamma, ti prego» la voce di Luca si fece supplichevole. «Sono preoccupato per te. Anche Serena è preoccupata.»

Serena è preoccupata. Certo. Probabilmente teme che i suoi piani vadano in fumo.

«Vai via, Luca. Vai e non tornare.»

«Mamma, stai male? Hai la febbre? Chiamo un dottore.»

«Non ho bisogno di un dottore. Ho bisogno che mi lasci in pace.»

Vittoria Maria si alzò e si avvicinò alla finestra. In cortile, Luca stava parlando al telefono. Probabilmente stava dicendo a Serena che sua madre stava facendo i capricci di nuovo.

Il figlio alzò lo sguardo e la vide. Le fece cenno che sarebbe salito. Lei indietreggiò e si sedette di nuovo sulla poltrona.

Dopo un minuto, bussò di nuovo.

«Mamma, sono io con Serena. Apri, ti prego.»

Vittoria Maria serrò i denti. Quindi laveva portata. La moglie, che così diligentemente pianificava il loro futuro.

«Vittoria Maria» si sentì la voce dolce della nuora «sono Serena. Apri, ti prego. Luca è molto agitato.»

Che brava attrice. Cambiava tono quando doveva.

«Ti ho portato da mangiare» continuò lei. «Latte, pane, crostata con le noci, come piace a te.»

Crostata. Vittoria Maria sorrise amaramente. Un mese prima, Serena aveva scoperto che la suocera adorava la crostata con le noci e da allora gliela comprava sempre. Che brava nuora.

«Vittoria Maria, dici almeno qualcosa» la voce di Serena sembrava preoccupata. «Siamo in pensiero.»

«Siete in pensiero» ripeté Vittoria Maria, ma così piano che non la sentirono.

«Mamma, non me ne vado finché non apri!» dichiarò Luca. «Resto qui tutta la notte, se serve!»

Sapeva che non scherzava. Era sempre stato testardo, fin da bambino. Se si metteva in testa una cosa, non mollava.

«Bene» disse alla fine. «Ma solo tu. Da solo.»

«Cosa?» Luca non capì.

«Serena torna a casa. Parlo solo con te.»

Sentì i loro sussurri sul pianerottolo.

«Mamma, ma perché? Anche Serena è preoccupata.»

«Perché lo dico io. O vieni da solo, o nessuno dei due.»

Altri sussurri, poi la voce di Serena:

«Va bene, Vittoria Maria. Me ne vado. Luca, chiamami appena sai qualcosa.»

Attese che i passi si perdessero nelle scale, poi si avvicinò lentamente alla porta e girò la chiave.

Luca irruppe in casa come un uragano, la abbracciò e la scrutò preoccupato.

«Mamma, sei dimagrita! Sei pallida! Cosè successo? Ti sei ammalata?»

«Non sono stata male» si liberò dalle sue braccia ed entrò in cucina. «Vuoi un tè?»

«Sì» si sedette a tavola, fissandola. «Dimmi cosa succede. Perché sei chiusa in casa da una settimana?»

Vittoria Maria mise il bollitore sul fuoco e si voltò verso di lui.

«Perché dovrei aprire la porta? Che bene potrei aspettarmi?»

«Mamma, che centra? Non puoi stare sempre rinchiusa. Devi fare la spesa, andare dal dottore»

«La vicina Giulia ci va per me. Le lascio la lista e i soldi. E dal dottore non ci vado.»

«Perché no?»

Versò lacqua bollente nelle tazze, aggiunse lo zucchero.

«Perché lultima volta ho sentito cose che avrei preferito non sapere.»

Luca aggrottò la fronte.

«Cosa hai sentito?»

«Tua moglie. Parlava al telefono con unamica. Non sapeva che fossi lì.»

«Cosa diceva?»

Si sedette di fronte a lui e lo guardò negli occhi. I suoi occhi, uguali a quelli del padre buoni, sinceri. Ma quelluomo era capace di una cosa simile?

«Parlava di come avrebbero venduto il mio appartamento. Di come mi avrebbero messa in una casa di riposo. Di come avrebbero speso i soldi.»

Luca impallidì.

«Mamma, hai capito male. Serena non farebbe mai»

«Ho capito perfettamente» lo interruppe. «Parola per parola. E diceva: Luca è già daccordo. Dice che sua madre non può vivere da sola, è pericoloso alla sua età. La porteremo in una buona casa di riposo, venderemo lappartamento. I soldi ci serviranno per lanticipo.»

«Mamma, io non ho mai»

«Non interrompermi!» alzò la voce. «E poi aggiungeva: Per fortuna la suocera è ingenua, non sospetta nulla. Crede che le vogliamo bene. Ma ci sta solo intralciando.»

Luca stava a capo chino. Serrò i pugni.

«Mamma, ti giuro, non sono mai stato daccordo con una cosa del genere. Serena forse sogna a occhi aperti.»

«Sogna?» rise amaramente. «Allora perché descriveva tutto nei dettagli? La casa di riposo?»

E così, con il cuore pesante ma sereno, Vittoria Maria continuò la sua serata da sola, sapendo che, qualunque fosse stata la scelta di suo figlio, lei avrebbe mantenuto la sua dignità e la sua casa fino allultimo istante.

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