Fino alla prossima estate

*Diario*

Fuori dalla finestra lestate è appena cominciatale giornate lunghe, le foglie verdi che si appoggiano contro il vetro, quasi a proteggere la stanza dalla luce troppo intensa. Le finestre dellappartamento sono spalancate: nellaria tranquilla si sentono il canto degli uccelli e le voci rare dei bambini che giocano in strada. In questa casa, dove ogni oggetto ha trovato il suo posto da tempo, vivono due personeAlessandra, quarantacinquenne, e suo figlio, Gabriele, di diciassette anni. Questo giugno, però, laria è diversa: non freschezza, ma una tensione che non se ne va neanche con la brezza.

Quella mattina, quando arrivarono i risultati degli esami di maturità, Alessandra se la ricorderà a lungo. Gabriele era seduto al tavolo della cucina, piegato sul telefono, le spalle tese. Stava zitto, e lei rimase vicino ai fornelli, senza sapere cosa dire.
Mamma, non è andatadisse alla fine. La sua voce era piatta, ma si sentiva la stanchezza. Ormai era diventata una presenza costante, per entrambi. Dopo scuola, Gabriele non usciva quasi mai: studiava da solo, seguiva le lezioni gratuite al liceo. Lei cercava di non insistere troppo: gli portava una tazza di tè alla menta, a volte si sedeva accanto a luisolo per stare in silenzio. E ora, tutto ricominciava da capo.

Per Alessandra, la notizia fu come un secchio dacqua gelata. Sapeva che per ripetere lesame avrebbe dovuto passare dalla scuola, affrontare di nuovo tutta la burocrazia. I soldi per i corsi privati non cerano. Il padre di Gabriele viveva ormai da anni da unaltra parte e non si faceva sentire. A cena, mangiarono in silenzioognuno perso nei propri pensieri. Lei rimuginava: dove trovare ripetizioni economiche, come convincere Gabriele a riprovarci, se avrebbe avuto la forza di sostenerloe se stessa.

Nei giorni seguenti, Gabriele sembrava vivere in pilota automatico. Nella sua stanza, una pila di quaderni accanto al computer. Ripassava gli esercizi di matematica e italianogli stessi che aveva già fatto a primavera. A volte fissava la finestra così a lungo che sembrava sul punto di sparire. Alle domande rispondeva a monosillabi. Lei vedeva che tornare su quegli argomenti gli faceva male. Ma non cera scelta. Senza lesame di maturità, alluniversità non entravi. Quindi, bisognava ricominciare.

La sera dopo, parlarono del piano. Alessandra aprì il computer e propose di cercare un tutor.
Magari qualcuno di nuovo?chiese con cautela.
Me la cavo da solobrontolò Gabriele.
Lei sospirò. Sapeva che si vergognava a chiedere aiuto. Ma lultima volta che aveva provato da solo, era finita così. In quel momento, avrebbe voluto abbracciarlo, ma si trattenne. Invece, guidò delicatamente la conversazione verso gli orari: quante ore al giorno poteva dedicare allo studio, se serviva cambiare metodo, quali erano stati i punti più difficili. Lentamente, il dialogo si ammorbidìentrambi sapevano che non cera modo di tornare indietro.

Nei giorni seguenti, Alessandra chiamò conoscenti e cercò contatti di insegnanti. Nel gruppo della scuola trovò una certa Maria Grazia, che faceva ripetizioni di matematica. Organizzarono una lezione di prova. Gabriele ascoltava distratto; era ancora diffidente. Ma quando quella sera la madre gli portò una lista di tutor per italiano e storia, accettò a malincuore di dare unocchiata insieme.

Le prime settimane destate si trascinarono in una nuova routine. A colazione, seduti insieme: fiocchi davena, tè al limone o alla menta; a volte, qualche fragola comprata al mercato. Poi la lezione di matematicaonline o a casa, a seconda degli impegni del tutor. Dopo pranzo, una pausa breve e poi esercizi da sol

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