Via di qui, vecchio ripugnante!” gli urlarono mentre lo cacciavano dall’hotel. Solo dopo scoprirono chi fosse veramente… ma ormai era troppo tardi.

“Vattene via, vecchio schifoso!” gli gridarono dietro, cacciandolo dall’hotel. Solo dopo avrebbero scoperto chi era davvero, ma era ormai troppo tardi.

La giovane addetta alla reception, impeccabile e ordinata, sbatté le palpebre stupita fissando l’uomo sulla sessantina che le stava davanti. Indossava abiti logori e puzzava pesantemente, ma sorrise cordiale e chiese:

“Signorina, potrebbe assegnarmi una suite, per favore?”

I suoi occhi azzurri brillarono in modo familiare, come se Giulia li avesse già visti da qualche parte. Ma non fece in tempo a capire dove. Irritata, scrollò le spalle e allungò la mano verso il pulsante dallarme.

“Mi dispiace, ma non accettiamo clienti come lei,” rispose fredda, alzando il mento con supponenza.

“Come me? Avete regole particolari per lammissione?”

Luomo sembrava offeso. Non era un vagabondo, certo, ma il suo aspetto lasciamo perdere. Puzzava di qualcosa di sgradevole, come se avessero lasciato unaringa marcire sotto il termosifone. E poi osava chiedere una suite!

Giulia sbuffò, osservandolo con sufficienza: non aveva i soldi neanche per una camera singola.

“Non mi faccia perdere tempo. Vorrei farmi una doccia e riposarmi. Sono stanchissimo.”

“Le ho già detto chiaramente: qui non è il posto per lei. Cerchi un altro hotel. E comunque, siamo al completo,” aggiunse sottovoce. “Un vecchio sporco che pretende una suite”

Alessandro Rossi sapeva bene che in quellhotel cera sempre almeno una camera libera. Stava per protestare, ma le guardie lo afferrarono per le braccia e lo spinsero fuori senza riguardi. Poi si scambiarono unocchiata e risero beffardi: il vecchietto voleva divertirsi, ma aveva sbagliato i conti.

“Nonno, non potresti permetterti neanche una stanza economica. Vattene, prima che ti rompiamo le ossa!”

Alessandro rimase sbalordito dalla loro insolenza. Nonno?! Aveva solo sessantanni! Se non fosse stato per quella maledetta pesca, avrebbe mostrato loro chi era il vero “nonno”. Avrebbe voluto insegnargli una lezione, ma non aveva energie per litigare. Una rissa avrebbe rischiato di coinvolgere la polizia, e quello era assolutamente da evitare. Si trattenne, promettendosi che se un giorno avesse posseduto un hotel, quelle guardie sarebbero state licenziate allistante.

Tentò di rientrare, ma fu respinto di nuovo, minacciato con una chiamata ai carabinieri. Borbottando, Alessandro si sedette su una panchina nel parco. Come era potuto succedere? Voleva solo rilassarsi pescando, e invece tutto era andato storto. I pesci non abboccavanosolo qualche trota minuscola che aveva ributtato in acqua. Poi era iniziato a piovere, e sulla via del ritorno era scivolato vicino a un canale, finendo con lacqua fino alle ginocchia. Si era tirato fuori a fatica, ma ora i vestiti erano luridi e le chiavi, sparite.

Sua figlia, per giunta, era in trasferta per lavoro, quindi a casa non cera nessuno ad aprirgli. Era andato a trovare Sofia per farle una sorpresa, ma lei stava partendo per un viaggio. Se lavesse saputo, sarebbe arrivato più tardi. Aveva preso ferie apposta per passare del tempo con lei.

“Papà, scusami se ti lascio solo. Tornerò presto, va bene? Promettimi di non rattristarti,” gli disse Sofia abbracciandolo e baciandolo sulla guancia.

“E perché dovrei? Andrò a pescare! Non è per questo che sono venuto?” rise lui.

“Pensavo fossi qui solo per vedermi,” fece il broncio Sofia, ma subito sorrisesapeva che lui scherzava.

Preparandosi per il fiume, non aveva controllato la carica del telefono. Non aveva immaginato di finire in quella situazione. Pensava di aspettare in hotel il ritorno della figlia, ma ora non lo facevano neanche entrare. Prima non era mai successo. Che razza di regola era, giudicare un cliente dallaspetto? Non era ubriaco né un vagabondosolo un pescatore infangato. Sì, puzzava di pesce, ma era un motivo per essere così scortesi?

Guardando il telefono scarico, Alessandro scosse la testa. In città non aveva né amici né parenti. Chiamare un fabbro era inutile: la casa era intestata a Sofia. Il telefono taceva, muto come un pesce.

“E adesso, vecchietto?” sorrise tra sé. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Vecchietto? Era nel pieno della vita! I suoi dipendenti sarebbero svenuti a sentirlo.

Una sconosciuta seduta accanto a lui lo tirò fuori dai pensieri. Una donna sulla cinquantina, gentile e curata, gli offrì dei calzoni caldi. Lui li accettò con gratitudine, sentendo lo stomaco brontolare.

“Vi vedo qui da ore. Cosa è successo?”

Alessandro raccontò tutto: la pesca, la pioggia, le chiavi perse e la porta chiusa dellhotel.

“Difficile che le ritrovi ora,” sospirò. “Saranno finite in acqua. Non credevo di finire così. Tutto perché la gente giudica in base allapparenza.”

La donna annuì. Lavorava in una panetteria lì vicino e aveva notato quelluomo solo sulla panchina.

“Ho capito subito che non eri un ubriacone,” sorrise. “Non ne hai laria.”

“Mai nella vita,” sbuffò Alessandro. “La salute va preservata, soprattutto alla mia età. Ma oggi mi hanno chiamato vecchio e cacciato dallhotel. Scusi, signora Eleonora, potrei usare il suo telefono? Vorrei trovare un posto per la notte. Non voglio disturbare mia figlia a questora.”

“Se vuole, può venire da me. Vedo che è una persona perbene, solo in difficoltà. Casa mia è piccola, ma cè una stanza per lei. Potrà lavarsi, riposarsi e domani chiamerà sua figlia con calma.”

“Davvero? Le sarò eternamente grato! La ricompenserò per la sua gentilezza!”

Alessandro si commosse. Eleonora era la prima persona in quel giorno a mostrargli comprensione. Decise che, appena possibile, lavrebbe ripagata per la sua umanità.

Dopo la chiusura della panetteria, lei lo invitò a seguirla. Aveva visto tante cose nella vita: gente che passava oltre quando lei stessa era in difficoltà. Una volta, una ragazza le aveva salvato la vita chiamando unambulanza. Eleonora sapeva che aiutare uno sconosciuto era un rischio, ma dopo la morte del marito non le rimanevano né parenti né ricchezze. Lunica cosa che la teneva viva era la fede che la bontà non sarebbe mai stata dimenticata.

Dopo una doccia calda e un cambio dabiti trovato da lei, Alessandro cenò con appetito. La casa di Eleonora era modesta ma accogliente. Abituato a molto di più, si sentì comunque felice. Aveva quasi accettato di dormire per strada, e invece era lì, al caldo. Forse Dio non lo aveva davvero abbandonato.

“Ha un cuore doro. Grazie per non aver avuto paura di aiutarmi,” le disse prima di dormire.

La mattina, Eleonora gli passò il telefono e Alessandro chiamò la figlia. Sofia si infuriò quando seppe del trattamento riservato al padre. Andò subito allhotel per chiarire.

“Non potevamo ospitare una persona del genere,” si giustificò Giulia

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