Giorgia rientra dalla maternità e nella cucina trova un secondo frigorifero. “Questo è il mio e di mamma, tu non mettere qui i tuoi cibi,” le dice il marito.
Giorgia spinge la porta di casa con la spalla, stringendo al petto la copertina che avvolge il piccolo Leonardo. Il vento d’ottobre riesce a infilarsi sotto il cappotto, e ora desidera solo calore, silenzio e pace.
La maternità è alle sue spalle, davanti a sé la sua casa lappartamento ereditato dalla nonna, intestato a suo nome prima del matrimonio. Ogni angolo le è familiare, ogni crepa sul soffitto le ricorda il passato. Qui avrebbe dovuto sentirsi al sicuro.
Matteo entra per primo, si toglie le scarpe a calci e getta il cappotto sul pavimento dell’ingresso. Giorgia varca la soglia e si blocca. Qualcosa non va. L’aria odora di un profumo estraneo non il suo, non la sua crema per le mani. Un odore floreale, misto a qualcosa di pungente e insolito.
“Dai, non restare lì impalata,” le dice Matteo senza voltarsi.
Giorgia si toglie le scarpe e avanza lentamente lungo il corridoio. In salotto cè penombra, sul divano cè un cuscino ricamato con rose che non ha mai visto. Sul tavolino del soggiorno, un vaso con fiori finti chiaramente non cera una settimana prima.
In cucina, il rumore di pentole la accoglie. Vicino ai fornelli cè Rosalia, la suocera, in grembiule, che mescola qualcosa in una pentola con entusiasmo. I capelli perfettamente pettinati, una collana di perle al collo, il rossetto sulle labbra come se si preparasse a ricevere ospiti, non ad accogliere la nuora di ritorno dallospedale.
“Ah, Giorgia! Finalmente!” esclama Rosalia, senza staccarsi dalla pentola. “Mi fai vedere il piccolino? Portalo qui, fammelo vedere!”
Giorgia fa un passo avanti per istinto, ma il suo sguardo si fissa su qualcosa vicino alla parete opposta: qualcosa di enorme e luccicante. Accanto al vecchio frigorifero, che era lì da anni, ne spunta un altro nuovo, color argento, con etichette del produttore e maniglie ancora avvolte nella plastica.
“Questo… da dove viene?” chiede Giorgia, confusa, guardando la suocera.
Rosalia si gira, si asciuga le mani sul grembiule e sorride, come se le avesse appena fatto un regalo.
“Labbiamo comprato! Matteo è venuto con noi, abbiamo scelto uno buono, spazioso. Finalmente ci sarà ordine in cucina. Bisogna mangiare bene, soprattutto con un neonato. Lo capisci, vero?”
“Con noi?” ribatte Giorgia. “Con chi?”
“Con me, ovvio!” schiocca Rosalia il cucchiaio di legno. “Dora in poi vivo qui, ti aiuterò. Credevo che Matteo te lavesse già detto.”
Il sangue sembra svanire dal viso di Giorgia. Leonardo inizia a lamentarsi tra le sue braccia, e lei lo stringe ancora più forte.
“Matteo?” chiama Giorgia, voltandosi verso la porta.
Il marito entra in cucina con due buste della spesa in mano. Ha lo sguardo stanco e distante.
“Che cè?”
“Tua madre dice che vivrà qui da ora in poi?”
Matteo annuisce, come se stessero parlando del pane finito.
“Certo. Hai bisogno di aiuto. Mamma ha accettato di trasferirsi qui per un po, finché non ti riprenderai.”
“Per un po?” Giorgia aggrotta la fronte. “E il frigorifero?”
“Ah, quello.” Matteo appoggia le buste sul tavolo e si strofina il naso. “Lha comprato mamma, così i suoi cibi restano separati. Sai, ha una dieta speciale.”
“Una dieta speciale?” ripete lentamente Giorgia. “Nella mia casa.”
“Giorgia, non ricominciare.






