**Primavera in Arrivo**
La piccola Beatrice, una bambina di quattro anni, osservava con curiosità il “nuovo arrivato” nel loro cortile. Era un anziano signore dai capelli argentei, seduto sulla panchina con un bastone tra le mani, appoggiandosi come un mago uscito da una fiaba.
Con la schiettezza tipica dei bambini, Beatrice gli chiese:
«Nonno, sei un mago?»
Ricevendo una risposta negativa, la sua espressione si incupì un po.
«Allora perché hai un bastone?» continuò.
«Mi serve per camminare, per farmi stare più leggero…» spiegò il signor Enrico Rossi, presentandosi con un sorriso.
«Allora sei molto vecchio?» domandò la piccola, senza filtri.
«Per te sì, per me no. Ho solo una gamba che fa un po i capricci, dopo una brutta caduta. Per ora mi aiuto così.»
In quel momento arrivò la nonna di Beatrice, la signora Anna Bianchi, che salutò il nuovo vicino prima di portare la nipotina al parco. Tra i due adulti ci fu un sorriso di circostanza, ma lamicizia più sincera nacque proprio tra Enrico e Beatrice. La bambina, in attesa della nonna, scendeva sempre un po prima per aggiornare il suo nuovo amico su tutto: il tempo, cosa aveva cucinato la nonna a pranzo, e persino i malanni della sua amichetta la settimana prima…
Enrico, commosso da tanta vivacità, la ricompensava sempre con una caramella al cioccolato di quelle buone. Ma rimaneva stupito ogni volta: Beatrice ringraziava, scartava la caramella, ne mordicchiava metà, e laltra metà la avvolgeva con cura nella carta e la infilava in tasca.
«Non ti è piaciuta?» chiese una volta Enrico, incuriosito.
«È buonissima! Ma devo condividerla con la nonna…» rispose lei.
Il pensionato ne fu così colpito che la volta dopo le regalò due caramelle. Ma Beatrice ne mangiò solo mezza e conservò il resto.
«E adesso per chi la tieni?» domandò Enrico, divertito dalla sua parsimonia.
«Adesso posso darne un pezzetto anche alla mamma e al papà. Anche se possono comprarsele da soli, gli piace essere coccolati!» spiegò lei, seria.
«Ah, capisco. Hai una famiglia unita, eh? Sei fortunata, piccolina. E hai un cuore doro.»
«Anche la nonna ha un cuore grande. Perché ama tutti…» iniziò a raccontare Beatrice, ma la nonna la interruppe uscendo dal portone.
«Enrico, grazie delle caramelle, ma la piccola e io dovremmo evitare i dolci. Scusaci…»
«Ma allora come posso fare? Non posso certo smettere di coccolarvi. Cosa vi piace?»
«Abbiamo tutto, grazie» rispose Anna con dolcezza.
«No, no, non ci sto. Devo trovare unalternativa. E poi, voglio essere un buon vicino!» insisté Enrico.
«Allora passiamo alle noci. E le mangeremo solo a casa, con le mani pulite. Va bene?» propose Anna, guardando sia lui che la nipotina.
Da quel giorno, nelle tasche di Beatrice iniziarono a comparire noci o nocciole.
«Oh, la mia piccola scoiattolina! Sai che sono un lusso, vero? E il povero Enrico ha bisogno di medicine, con quella gamba…» osservò una volta la nonna.
«Non è vecchio e non è zoppo! La gamba sta guarendo, e vuole tornare a sciare questinverno!» ribatté Beatrice, pronta a difendere lamico.
«Sciare?! Be, allora è proprio in gamba» rise Anna.
«Nonna, comprami anche a me gli sci? Enrico ha promesso di insegnarmi!»
Da allora, durante le passeggiate al parco, Anna iniziò a vedere il vicino camminare con più energia, senza più il bastone.
«Nonno, aspetta me!» gridava Beatrice, correndogli accanto con passo vivace.
«Aspettate anche la vecchia nonna!» rideva Anna, cercando di stargli dietro.
Presto le loro passeggiate divennero un rituale a tre. Per la bambina era un gioco: correva, ballava lungo il sentiero, si arrampicava sulle panchine e poi tornava al passo, scandendo:
«Uno-due, tre-quattro! Passo svelto, guarda avanti!»
Dopo la camminata, Anna e Enrico si sedevano sulla panchina, mentre Beatrice giocava con le amiche, non senza prima ricevere qualche noce dal suo amico.
«La stai viziando» sussurrava Anna, imbarazzata. «Magari limitiamoci ai giorni di festa.»
Enrico iniziò a raccontare di essere rimasto vedovo cinque anni prima, e di aver finalmente deciso di dividere il suo grande appartamento in due: uno più piccolo per sé e uno più grande per il figlio.
«Qui mi trovo bene. E anche se non sono un tipo troppo socievole, un po di compagnia fa sempre piacere.»
Due giorni dopo, Enrico trovò alla porta Beatrice e Anna con un vassoio di torte fatte in casa.
«Oggi tocca a noi!» annunciò Anna.
«Hai la teiera?» chiese Beatrice, speranzosa.
«Certo che sì, che bella sorpresa!» rispose Enrico, aprendo la porta.
Davanti a una tazza di tè, latmosfera era calda e accogliente. Beatrice esplorò con curiosità la libreria e la collezione di quadri di Enrico, mentre Anna sorrideva vedendo quanto pazientemente lui le spiegava ogni dettaglio.
«I miei nipoti sono lontani, e già grandi. Mi mancano» confessò Enrico. «Tua nonna, invece, è ancora giovane!»
Accarezzò la bambina e le diede un foglio e dei pastelli.
«Sono in pensione da soli due anni, e non ho tempo per annoiarmi» aggiunse Anna, indicando Beatrice. «E poi, mia figlia aspetta già un altro bambino. Siamo fortunati a vivere così vicini.»
Per tutta lestate i tre continuarono a vedersi. E quando arrivò linverno, Anna comprò gli sci a Beatrice, come promesso, e iniziarono ad allenarsi nel parco, dove la neve era perfetta per le loro passeggiate.
Enrico e Anna divennero inseparabili, e Beatrice, che non andava allasilo, passava quasi sempre con la nonna. Finché un giorno Enrico partì per un viaggio a Roma, dai parenti.
Beatrice lo rimpiangeva e chiedeva continuamente quando sarebbe tornato.
«Resterà via un mese. Ma noi gli terremo docchio la casa, da buoni vicini» spiegò Anna, che anche lei aveva ormai preso labitudine alla sua compagnia, ai suoi regalini e al suo sorriso. Enrico era sempre utile: sistemava una presa, cambiava una lampadina…
Dopo appena una settimana, però, la sua assenza si faceva sentire. Uscivano e guardavano la panchina vuota dove li aspettava sempre.
Allottavo giorno, Anna uscì di corsa e lo vide lì, al solito posto.
«Enrico! Non credevo di rivederti così presto!»
«Roma è bella, ma rumorosa. I miei sono sempre di corsa. Che ci faccio tutto il giorno da solo? Ho pensato: meglio tornare dai miei vicini… Mi siete mancati, ormai siete come famiglia.»
«Nonno, cosa hai regalato ai tuoi nipoti? Caramelle?» chiese Beatrice.
Gli adulti scoppiarono a ridere.
«No, tesoro. Anche a loro fanno male. E sono già grandi. Ho dato loro qualche soldino, per gli studi» rispose Enrico.
«Sono contenta che tu





