Un Appartamento per Due? Senza di Me!

Caro diario,
13 ottobre 2025

«Una casa per due? Nemmeno per sogno!»
« Trascriverò lappartamento di Sofia a tuo nome e mi sposterò da te. Dopo tutto vivi da solo », ha detto Giulia senza nemmeno chiedere il mio parere.

«Che voce maschile è quella che senti dietro di te?», ha ribattuto Elena, il tono severo come se avesse tredici anni anziché trentatré.

«La televisione, mamma. Che vuoi?», ha replicato Elena, cercando di chiudere la discussione in fretta.

«Dobbiamo parlare. Sul serio», ha insistito la madre, chiudendo subito il telefono. Tipico di lei: segnala un problema ma non offre soluzioni.

«Marco!», ha gridato Elena lanciando il cellulare sul divano.

«Che succede?», mi sono avvicinato dalla cucina, due tazzine di caffè alla mano.

«Mia madre verrà stasera».

«Devo restare?».

«No, grazie. Voglio risolvere la cosa da solo»

**Spettri del passato**

I ricordi sono come vecchie fotografie: sbiaditi, ma il soggetto rimane. Elena aveva undici anni quando i genitori hanno deciso di separarsi. La sorella più piccola, Sofia, giocava ancora con bambole, mentre Elena aveva già imparato a leggere tra le righe degli adulti.

«Non ce la faccio più, Maria», aveva detto il padre. «Questo non è più un matrimonio, è solo un’ombra».

«E i bambini?», la voce di Maria suonava come vetri che si infrangono.

Dopo il divorzio, il papà ha chiuso silenzioso la porta di casa, portando via il suo vecchio salotto, la tazza incrinata, anche i libri.

Elena è diventata il ponte tra due mondi: la severità della madre e la tranquillità del padre. Sofia, invece, ha deciso subito che il papà era un traditore e la mamma una martire.

**Vita da adulti**

Elena si è trasferita a Roma per gli studi. Ha lavorato sodo, determinata a conquistare un giorno il proprio appartamento. Sofia ha seguito qualche corso, è diventata estetista e si è sposata quasi subito.

Il padre è venuto a mancare, lasciando solo ricordi dolci e un vuoto incolmabile.

La madre si faceva sentire solo per chiedere soldi o lamentarsi:

«Sofia è incinta, aiutala. Luca guadagna poco e al salone non la pagano nemmeno bene»

Elena ha sospirato, esausta.

«Sapeva a cosa si esponeva. È stata una sua scelta».

**Il proprio nido**

Qualche anno dopo, Elena ha comprato il suo appartamento dei sogni, da sola, tra sudore e lacrime.

«Bella casa», ha osservato la madre, girando lo sguardo per la stanza. «Sofia ne avrebbe davvero bisogno, invece di stare in un dormitorio con il bambino E tu, qui da solo, in questo palazzo. Non è giusto».

«Sofia ha sempre creduto di avere diritto a tutto. Io ho lavorato».

Poi, anni dopo, è arrivata una visita inaspettata:

«Ho deciso ha detto la madre con un sorriso, scrutando ogni angolo che lappartamento lo prenderà Sofia. E io vengo da te».

«No», ha risposto Elena freddamente. «È la mia casa».

«Cosa vuoi dire con no? Lho già deciso!».

«Allora vai a vivere da Sofia. Questo non è un albergo».

«Sei fredda come tuo padre!».

«Grazie. Lui mi ha amato e non ha mai posto condizioni».

La porta è sbattuta. Il silenzio è tornato, ma con sé anche un sollievo inatteso.

Sul cellulare è comparso un messaggio:

«Comè andata?».

Elena ha scritto:

«Vieni a trovarmi. Ti insegnerò a fare il tiramisù».

Oggi ho capito che, nonostante le catene invisibili della famiglia, la vera libertà è scegliere il proprio cammino e difendere ciò che si è costruito con le proprie mani.

Una lezione che porterò sempre con me.

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