Non può andare peggio di così!

Ludovica, basta! implora il marito, Marco, mentre sta per chiudere la porta della cucina. Non riesco a stare nella stessa casa con te! Sei tu che ti sei chiusa in questo stato. Chi ti impedisce di uscire? Non ti tengo in prigione, vero? Vai a passeggiare, chi ti ostacola?

***

Ludovica è seduta davanti a una grande finestra del soggiorno, fissando il parco autunnale di Villa Borghese. Dalla strada la vita sembra una sceneggiatura perfetta: un marito affettuoso, il conto alla rovescia per il primo figlio, una casa spaziosa comprata con un mutuo. Ha venticinque anni e, allesterno, incarna limmagine della giovane donna di successo; dentro, però, una profonda malinconia la avvolge come una nebbia densa.

Questa apatia è sbocciata quando è crollata la sua unica speranza di realizzarsi professionalmente. Tre anni fa, dopo essersi trasferita a Roma, ha lavorato solo due mesi in una clinica privata. Lattesa di una promessa di stipendio si è trasformata in un fiasco totale e da allora le mani sono rimaste giù. I colloqui organizzati da conoscenti non hanno portato risultati e la paura delle persone è diventata la sua costante compagna.

Il paradosso è che, con una laurea in psicologia, Ludovica è diventata il caso più disperato per sé stessa. Unistruzione che doveva aprire le porte della comprensione è ora solo un amaro promemoria di quanto sia distante dalla competenza che una volta possedeva.

La solitudine in quella grande casa la schiaccia. Marco, più anziano di qualche anno, lavora molto. Quando Ludovica prova a confidargli il peso che sente, lui la respinge con fastidio.

Basta, non farmi sentire male, mi metti solo a disagio, Ludovica, dice secco.
Lei cerca di non ricordargli la sua presenza, soprattutto perché lui provvede a tutto. Non cè pressione finanziaria, ma di tanto in tanto spuntano rimproveri nei dettagli più minuti.

Non apprezzi affatto quello che faccio, potrebbe dirle, anche se lei spende pochissimo per sé.
I problemi con la famiglia di Marco sono numerosi. La suocera, Anna, non lha presa in simpatia fin dal primo sguardo. Ludovica, poco socievole, non partecipa ai pettegolezzi, il che sembra solo irritare la suocera.

Pensa che siamo tutti truffatori, le passa per la mente quando ricorda i preparativi del matrimonio.
Anna insiste per un accordo matrimoniale, chiedendo prove di serietà. I parenti portano centomila euro una somma enorme per loro, che vivono in un paesino umbro ma ciò non cambia latteggiamento. Il continuo sarcasmo alle spalle e la falsa cortesia nelle visite la logorano fino allestremo.

Il rapporto con il padre, Giuseppe, è un disastro che si trascina dallinfanzia. Dover chiedere denaro anche per il pane ha lasciato una cicatrice profonda. Recentemente lui ha tirato il pacchetto, dichiarando che non è sua figlia e che le sue necessità erano solo economiche.

Smetti di elemosinare! gli urla al telefono, chiedi a tuo marito! Ti sei sposata, non devo più mantenerti!
Ludovica è imbarazzata a chiedere a Marco. Dopo quellepisodio interrompe tutti i contatti, ma il senso di vergogna rimane.

La gravidanza le regala una breve tregua: la suocera si placa temporaneamente. Però Marco inizia a tornare a casa sempre più tardi, quasi ogni sera al crepuscolo.

Ho bisogno di uscire di più, pensa, ma la paura delle persone la paralizza.
Uscire da sola è una prova deroismo Marco rifiuta di accompagnarla, dicendo di non avere mai tempo.

La situazione peggiora con la sorella minore di Marco, Chiara, che Ludovica ha aiutato a entrare in ununiversità milanese. Dopo il sostegno, Chiara inizia a trattarla con rudezza, a sbeffeggiarla o a ignorarla come se non esistesse.

Mi parla come se fossi un cane, si lamenta la madre di Ludovica, che cosa le ho fatto di male? Al contrario, lho sempre aiutata.
Una sera, quando Marco rientra, Ludovica prende coraggio e si siede di fronte a lui sul divano.

Dobbiamo parlare di quello che sta succedendo tra noi, inizia a bassa voce.
Marco posa il cellulare.

Di che cosa? Ho avuto una giornata pesante. Se vuoi di nuovo lamentarti, meglio non cominciare! Sono stanco!
Marco, non posso più vivere così. Mi sento totalmente inutile.
Marco si irrita:

Stai dicendo sciocchezze. Hai tutto: casa, me, il bambino che arriverà presto. Che cosa ti manca?
Allesterno sì, ma dentro non mi sento parte di nulla. Ho paura di uscire, di incontrare gente, non riesco a lavorare. Non è solo pigrizia, ho dei problemi.

Sei una psicologa, sorride Marco, e il sorriso brucia, una suocera senza scarpe, è così. Ti sei messa in questa trappola di paura. Superati e vivi come una gente normale.
Non capisci, non è paura, è alienazione. Dopo il fallimento lavorativo ho perso le coordinate. E tua madre il suo atteggiamento è insopportabile.
Non parlare di tua madre. So che può essere brusca, ma non è giovane e si preoccupa per me.
Ludovica sorride amaramente:

Si preoccupa di tradirci? Di non esserci allaltezza? Ancora non crede nel nostro matrimonio, lo sento. Marco, lei mi vede come una truffatrice.
Ludovica, esageri. Devi solo trovare unattività. Vai a trovare unamica, fai una passeggiata. Metti ordine in casa! Quando torno dal lavoro trovo sempre il caos!
Non ho amiche qui. E uscire da sola mi terrorizza! E tu non mi hai mai sostenuta quando hai detto che ti provovo emozioni negative. Pensi che questo mi dia forza? Marco, ho bisogno di supporto
Sono stanco delle tue lamentele! Lavoro per garantirti tutto, e tu continui a piagnucolare
Non ti chiedo di provvedere a tutto! Marco, ho bisogno del tuo sostegno. Attenzione, cura, comprensione, anche solo un po. Mi sento ai margini e tu lo peggiori.
Basta! esplode Marco ti comporti da ingrata.
Le lacrime le salgono in gola, ma le trattiene.

Non mi sento tua moglie, mi sento una domestica che rovina la tua immagine di felicità. Tua sorella mi insulta, tua madre trama, e tu mi dici che provo emozioni negative.
Forse sei tu a provocare tutto con il tuo comportamento?
La discussione si chiude senza risultati. Marco si alza e si dirige in camera da letto, senza dire altro. Ludovica resta sul divano, realizzando che, nel tentativo di sfogarsi, ha solo rafforzato il muro tra loro. Il rapporto con il padre, le umiliazioni della suocera, il fallimento professionale: tutto si è fuso in un unico nodo che ora le soffoca il respiro.

***

Il giorno dopo prende una decisione. Non può cambiare la suocera né il padre, ma può cambiare il suo atteggiamento. Può chiudersi in sé stessa o spezzare i contatti col mondo, ma non può farlo. Presto sarà madre e, per il bambino, deve rimettere in ordine la sua vita.

Apre il suo portatile e, per la prima volta da tempo, accede a un profilo di un social network. Tra gli amici ci sono volti del passato che potrebbero darle una mano.

Ciao, Carla. Ho bisogno di aiuto. Sono completamente persa, scrive a una ex compagna di corso che esercita in uno studio privato.
Riceve presto una risposta con la proposta di una call. Quando parlano, Ludovica avverte per la prima volta da molto tempo di essere ascoltata senza giudizio né richieste di gratitudine.

Ludovica, non puoi aiutarti se rimani isolata. La gravidanza è uno stress, e tuo marito non è uno psicologo, non sa come sostenerti.
Come posso uscire da questa paura? Non riesco a lavorare, nemmeno a entrare in un negozio ogni passo verso la porta mi fa tremare
Inizieremo con piccoli passi. Raccontami ogni giorno cosa provi, senza filtri. Non ti lascerò sola.
Inizia a lavorare online con Carla, esplorando i traumi dinfanzia legati al padre e il suo stato attuale. La paura non scompare in un giorno, ma Ludovica si impegna a farla diminuire. Il confronto con Marco sul futuro avviene, ma questa volta senza accuse.

Sto per iniziare a lavorare da remoto. È la mia terapia e la mia professione. Non chiederò soldi, guadagnerò con le mie attività.
Marco, sorpreso, chiede:

Che lavoro sarà?
Il centro di crisi cerca operatori telefonici. Ascolterò donne in situazioni difficili, le aiuterò e, così facendo, mi aiuterò anche io.

Marco alza le spalle:

Sì, sei psicologa. Prova. Non può andare peggio.
Sotto la guida di Carla, Ludovica comincia a ricostruire la sua vita. Con lentezza, ma costantemente, il lavoro le dà soddisfazione: è davvero utile. Col tempo spera di ritrovare se stessa, di non far ricadere lo stato depressivo sul bambino. È certa che, ora, la depressione è lunica cosa di cui non dubita più.

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