Vittorio arriva tardi dalla corsa, mentre la moglie Tamara attende con ansia il ritorno del marito devoto e teme che sia successo qualcosa, mentre il piccolo Nicolò si lamenta: “Dove è papà? Dove è papà?

Caro diario,

Oggi è stato uno di quei giorni in cui il tempo sembra fermarsi e poi scatta allimprovviso, come un treno merci che sbatte contro i binari della nostra vita. Vittorio è rientrato più tardi del solito dal lavoro in città, e io, Teresa, ho atteso con il cuore stretto, immaginando già qualche imprevisto sul percorso. Il nostro piccolo Nicola, con gli occhi spalancati e la voce che si alzava a ogni angolo, chiedeva disperato: Papà, dove sei? Quando tornerà?.

Allimprovviso due grandi furgoni gialli hanno illuminato il cortile della nostra cascina di San Pietro. Vittorio è sceso, ancora coperto di polvere, e Nicola è balzato dalla stufa, saltando su una gamba sola, cercando di infilarsi nel pantofolone di legno. Dove vai, pazzo? gli ho sgridato, fa freddo, è notte, vieni al camino, che tra poco papà entra.

Nicola ha sbuffato, gonfiando le labbra, pronto a piangere. Non piangere, ti dico io, ha detto la mamma, adesso papà entra. Ma Vittorio non è entrato ancora. Ho pensato: Che ci fa, forse è ubriaco. Ho detto a Nicola di restare a casa, mentre io, con il mantello di lana, mi avvicinavo alla porta.

Il portone si è aperto con un cigolio e una nuvola di vapore è entrata nella casa. Con esso è arrivato Vittorio, ma non solo: al suo fianco cera una ragazzina di circa diciotto anni, avvolta in una mantella di lana, con un cappotto marrone scuro e un colletto di velluto nero. I suoi occhi grigi occupavano metà del viso, e una cascata di riccioli chiari le incorniciava il capo. Si chiamava Ginevra, la sorellina più giovane di Vittorio, e il suo pancione era evidente, come una quercia in fiore dautunno.

Entra, entra, Ginevra, ho detto, Margherita, aiutami a farla accomodare. Ho tolto a Ginevra il cappotto pesante, e lei, con un gesto lento e affaticato, si è seduta al tavolo, appoggiando le mani sottili come quelle di un pulcino sul grembo.

Nicola, timoroso, sbirciava dalla stufa. Vittorio, con voce ruvida, lha sollevato fino al soffitto, urlando a me: Prepara qualcosa da mangiare, che non starò qui a morire di fame!.

Quella sera, mentre Nicola si addormentava al suono dei miei sussurri e dei suoi mormorii, ho sentito Vittorio bisbigliare parole incomprensibili, e io, con voce rotta, ho cercato di placare il rumore di un cuore che batteva troppo forte.

Al mattino, tutta la contrada di San Pietro sapeva che Vittorio aveva riportato la sorella più giovane, incinta. Le chiacchiere al ripostiglio della fattoria erano accese: Il povero ragazzo è rimasto orfano, la madre non ha più niente, dove la metterà?, diceva una delle vicine, non ti avevo mai detto che Vittorio avesse dei parenti, pensavo fosse un orfanello.

Ginevra, zia di Nicola, ha deciso di partorire; Vittorio lha portata al pronto soccorso del distretto, e poco dopo è comparsa una bambina piccola, rossa come una ciliegia, di nome Manuela. Ginevra non è più tornata: è morta poco dopo il parto.

Mia madre, con voce brusca, ha detto a Nicola: È morta, non piangere. Manuela era così piccola da sembrare una bambola di porcellana. Nicola lha vista per caso nella casa della vicina Svetlana, dove cera una bambola di nome Antonia. Ora ho una bambola vera, viva, ha esclamato, stringendola tra le braccia.

Ho dovuto scegliere: la metterei in un istituto per bambini o la gettarei nel fiume? Nicola, tenendo stretto il bordo del mio grembiule, ha urlato: Mamma, per favore, tienila! Io mi prenderò cura di lei. Io, impotente, ho guardato il suo volto e ho sentito il peso di una decisione impossibile. Vittorio, silenzioso, ha abbassato lo sguardo. Alla fine ho detto: Fate pure quello che volete.

Nicola si è avvicinato a Manuela, che dormiva in una coperta di cotone, e le ha sussurrato parole dolci, chiamandola sole e bambina. Nessuno dei rumori notturni riusciva a spezzare quel momento di tenerezza.

Con il passare degli anni, Vittorio ha continuato a guidare il suo camion, io ho continuato a mungere le vacche, e Nicola e Manuela sono cresciuti insieme. Quando Nicola è tornato da scuola, correva con le braccia spalancate per afferrare la piccola Manuela, che ora correva sui suoi piedi sottili come una farfalla.

Nicola è andato in guerra, e Manuela lo aspettava al ritorno, con gli occhi pieni di lacrime e di speranza. Le donne del paese dicevano: Lui lha cresciuta, lha amata come un figlio. Io, ormai anziano, ho visto la vita scorrere come un fiume in piena, con gioie e dolori intrecciati.

Al tempo in cui Manuela ha trovato il suo futuro marito, è diventata dottoressa nella nostra piccola clinica di campagna. Quando i suoi figli sono nati, ho capito che la nostra famiglia, con le sue radici contorte, era diventata un albero forte che non si spezza.

Ora, mentre la mia voce si fa più flebile e il tempo mi conduce verso il riposo, penso a tutto quello che ho vissuto. Ho imparato che la vita è un intreccio di scelte difficili, di perdite e di nuovi inizi. Nessuno può predire il futuro, ma possiamo decidere di tenere stretti i cuori di chi amiamo, anche quando il mondo sembra crollare.

La lezione che porto dentro di me è semplice: chi ama con sincerità non lascia mai indietro chi ha bisogno di una mano.

Con affetto,
Vittorio.

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Vittorio arriva tardi dalla corsa, mentre la moglie Tamara attende con ansia il ritorno del marito devoto e teme che sia successo qualcosa, mentre il piccolo Nicolò si lamenta: “Dove è papà? Dove è papà?