Riflettici Bene

Lhai registrato a vivere nellappartamento? non cera dubbio nellaria, la sorpresa di Alessandro era un lampo di luce in un sogno senza orologi. Prima sua madre non aveva mai pensato a tanto.
E allora? Che ci fa Enzo a stare come un ospite permanente? mormorava, guardandosi intorno come se lappartamento fosse un labirinto di specchi, la madre sussurrava a mezza voce.
Ha già quarantanni doveva avere una casa sua, diceva leco.

Il padre morì quando Alessandro aveva tredici anni, e sua sorella Ginevra ne aveva appena tre. Nessuno poteva aiutarli: lunica nonna materna era scomparsa due anni prima, e non cerano altri parenti.

Onestamente, Alessandro non aveva rimpianto troppo il padre; luomo girava sempre tra turni di lavoro in una fabbrica di acciaio e la famiglia lo vedeva poco. Ma il suo stipendio manteneva la casa, e ora, senza quel sostegno, la madre doveva far quadrare il bilancio con il suo salario da commessa al supermercato di Via Garibaldi.

La madre sembrava un albero spogliato, smarrito senza il tronco che lancorava; Alessandro le stava accanto come poteva, facendo lavoretti, aiutando nei lavori domestici, vegliando su Ginevra. Non protestò quando, un anno dopo, portò a casa un certo Nicola.

Un uomo estraneo non era quello che Alessandro desiderava, ma la madre sorrise di nuovo, i suoi lineamenti ritornarono più giovani, e latmosfera si fece di velluto per qualche mese. Poi Nicola scomparve.

È sposato, sentì Alessandro la madre piangere al vicino di casa. Era in trasferta. Certo, meglio una stanza accogliente che un albergo!

Oh, Antonella, sospirò la vicina. Hai due bambini, dovresti badare a loro, non a uomini sconosciuti.

Seguì poi Serafino, un uomo corpulento che chiamava la madre colombina e Alessandro e Ginevra pulcini. Durò sei mesi. Dopo venne Stefano, silenzioso, discreto, molto educato. Restò tre mesi.

Alessandro non capiva perché le relazioni con gli uomini fossero così sfortunate per la madre. Era bella, domestica, premurosa Dopo Stefano calò il silenzio.

Non mi serve nessuno, dichiarò Anna Vianetti alla stessa vicina. I miei figli sono il mio tesoro, li crescerò e sarò felice.

Alessandro tirò un sospiro di sollievo. Aveva sedici anni e sognava luniversità a Bologna. Grazie alla nonna, era andato a scuola a sei anni, ma non poteva partire senza il permesso della madre, né abbandonare sua sorella alla signora Anna, occupata dagli uomini.

Ma certo, figlio mio! esclamò la madre, quando lui balbettò dei suoi progetti verso la fine del primo anno di liceo. Andate, ci occuperemo noi di Ginevra. Solo i soldi non potrò dare, mi dispiace, disse con un velo di malinconia.
Mi prenderò cura di me stesso, rispose Alessandro, infiammato. Lo farai, vero?
Lo farò. confermò la madre.

Allora non sapeva che la madre lo lasciava andare con un cuore leggero. Entrò alluniversità, si trasferì in un dormitorio, studiò intensamente e lavorò di sera. Non fu facile, ma il giovane era pronto alle difficoltà.

Scoprì, però, che la nostalgia per la madre e soprattutto per la sorellina era più forte di qualsiasi esame. Ginevra lo adorava, lo guardava come un dio, obbediva a ogni suo comando. Piangeva al sapere che lui se ne andava, ma poi, con voce ferma, gli disse che era per il suo bene e che lo avrebbe aspettato.

Alessandro notò qualcosa di strano qualche mese dopo la partenza, quando Ginevra al telefono, che sentivano ogni tre giorni, iniziò a parlare con voce flebile e triste. Un giorno scoppiò in lacrime.

Smettila, piccola, le ordinò con tono severo. Asciuga i lacrimi e dimmi la verità. Non mentire, ricordati che mentire è sbagliato.

Obbedì, e in cinque minuti il cuore di Alessandro tremò per quello che udì. Appena era partito, la madre aveva portato a casa lo zio Enzo, un uomo rumoroso che subito si proclamò padrone dellappartamento.

Enzo era un elettricista di una piccola ditta, calvo, dal viso rosso, non un bel tipo, e si comportava come un re sia con la compagna di vita che con la figlia. La madre, come un tappeto ai suoi piedi, lo accontentava, dimenticandosi di Ginevra.

Ginevra, otto anni, andava da sola a scuola a due isolati di distanza, tornava senza accompagnamento. La madre non la più portava al nuoto né alla scuola di teatro: Se vuoi andare, vai da sola, impara a stare in piedi.

Enzo credeva che la bambina dovesse cucinare, lavare e stirare da sola, e la madre, per un attimo, gli concesse il passo, ma presto tornò a reclamare il suo ruolo.

In più, Ginevra non poteva uscire dalla sua stanza senza permesso quando Enzo era in casa, doveva stare fuori dalla sua vista.

Ma che diavolo, la madre è impazzita? sbottò Alessandro, ascoltando la sorella. Parlerò con lei! Non piangere, piccolina, risolverò tutto.

Ma non riuscì a risolvere.

Non merito forse la felicità? ribatté la madre quando Alessandro la rimproverò per la sofferenza di Ginevra. Enzo è un uomo bravo! Ginevra è solo viziata, ha bisogno di disciplina.

Ginevra?! Prima la madre la chiamava Ginevritta, in casi estremi, Caterina. Ora, ecco la trasformazione!

Mamma, stai bene? Non ti fa male niente? chiese Alessandro delicatamente.
Mi sento benissimo, replicò la madre, poi affievolì: Ginevritta esagera un po Le manca, è per questo che sogna di vederti.

Alessandro dubitava che la sorella inventasse, ma non aveva motivo di credere alla madre. Si concentrò sugli studi, voleva finire gli esami in anticipo e trovare un lavoro.

Il denaro gli mancava terribilmente, nonostante non bevesse, non fumasse, non frequentasse i locali.

Riuscì a superare gli esami, ottenne il credito in quasi tutte le materie, ma dovette rinunciare al lavoro.

Lo temo, piangeva Ginevra al telefono, terrorizzata. Si litiga con la mamma, non esce dalla sua stanza, a volte cammina nudo per lappartamento

Cosa intendi, proprio nudo? chiese Alessandro.
Sì, rispose Ginevra, ho paura.

Alessandro, che non era uno che fuggiva dallimmaginazione, dipinse nella sua mente scenari orribili. Salì sul primo autobus per tornare a casa e confermò subito che Ginevra aveva ragione.

Enzo girava per lappartamento come un fantasma, guardava Alessandro dallalto e urlava alla madre:

«Il tuo figlio è qui, e non hai nemmeno messo una tavola per gli uomini».

La madre, con un sorriso stridente, rispondeva al compagno: «Aspetta, Enzo, tutto arriverà».

Alessandro non bevve con il padrone. Si rifugiò nella stanza di Ginevra, che ora piangeva di gioia. Con un orecchio, sentì Enzo dire alla madre: «Ha educato male il ragazzo, nessun rispetto per gli anziani», e lei borbottava spaventata.

Bastarono pochi giorni perché Alessandro capisse: la sorella non mentiva. Enzo comandava lappartamento, provava a dare ordini anche al ragazzo, ma Alessandro lo respinse subito.

Non ho bisogno di indicazioni nella mia casa!
Ah minacciò Enzo. Guarda, tuo figlio non mi considera un uomo. Spiegalo a lui.

Figlio mio, perché ti arrabbi, corse la madre. Enzo è anche registrato qui, avete dovuto trovare un accordo, viviamo tutti qui

Lhai registrato allappartamento? la domanda di Alessandro era come una spada di luce. La madre non laveva mai immaginata.
E allora? Che ci fa Enzo a stare come un intruso? sussurrava, girandosi verso laltro inquilino.
Ha già quarantanni, dovrebbe avere una casa sua!

Mentre litigavano, la porta dingresso sbatté. Enzo, offeso, se ne andò. La madre sobbalzò, quasi a inseguirlo, ma Alessandro la trattenne.

Mamma, che succede? cercò di guardarla negli occhi. Ti sta facendo del male? Andiamo dal dottore?

Che ne sai? scoppiò in un singhiozzo. Forse è la prima volta che mi sono innamorata! E Enzo mi ama! Pensi che sia facile vivere senza marito? e le lacrime inondarono il suo volto.

Alessandro rimase sconvolto. Provava pietà per la madre, per la sorella, anche per sé stesso non poteva lasciarli tutti soli. Luniversità sembrava piangere per lui

Il problema più grande era sbarazzarsi di Enzo. Nessuna persuasione o rimprovero sulla madre funzionava, sembrava che Enzo lavesse ipnotizzata.

Allora Alessandro cercò unaltra via, grazie a internet, dove si trova risposta a tutto.

Mamma, o cacci il nostro ospite, o vado in tribunale, affermò con decisione.
Che tribunale, figlio? Enzo vive qui legalmente, replicò la madre, altrettanto ferma.
Vedremo. Lhai registrato quando ero minorenne, ora le cose cambiano. Pensa, non mollò Alessandro.

Enzo, evidentemente, non voleva vergognarsi in tribunale, perché dopo due giorni sparì.

La madre guardava Alessandro con occhi pieni di lacrime, poi si rallegrò un po e cominciò a sparire da casa, come se avesse trovato pace con il suo amante.

Alessandro si trasferì a distanza, iscrivendosi a un corso a distanza, e trovò lavoro nella sua città natale, Verona. Sperava che la madre si ravvedesse, e per ora rimaneva vicino a loro, per sicurezza, finché nulla di strano accadesse.

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