Dal Stregone alla Felicità: Un Viaggio Incantato

Alessandra osservava le fiammelle di un mazzo di fiammiferi che la donna teneva strette tra le dita. Li accendeva, li spegneva, li riaccendeva, mentre ripeteva ogni rimprovero che Alessandra già conosceva a memoria. Dalla morsa di un dolore sordo e inesorabile, dallidea di un lupo che ululasse dentro di lei, aveva deciso di andare dalla strega.

Alessandra credette di aver vissuto la tragedia più grande della sua vita. Il marito, Marco, laveva abbandonata con i due bambini. Dopo quattro mesi però era tornato, e per un po le cose sembravano rimettersi a posto. Fu solo unillusione: il rapporto aveva subito una spaccatura enorme e i due si allontanavano sempre più.

Allinizio Alessandra piangeva, desiderando ritrovare i momenti di un tempo: attenzioni, messaggi tipo Come va? Buonanotte. Poi il desiderio di vendetta prese il sopravvento. Voleva che la strega soffrisse come lei, che al marito capitasse qualcosa di grottesco, magari un autobus a prenderlo per caso. Poi, col tempo, tutto divenne indifferenza. Dove è? Con chi è? Quando tornerà? Pensava anche ai figli, ma la sua mente aveva smesso di occuparsene.

Un giorno la soffocante nebbia grigia della depressione le avvolse il petto, impedendole di respirare e di pensare. La tristezza la travolgeva mentre cercava di scappare da sé stessa. Un attacco di malanni la colpì a catena: una cisti al dente richiese estrazione e impianto, costi non nulli in euro; la vista si affievolì; una caduta su un marciapiede perfettamente piano le spezzò la mano in tre punti. In quel momento Alessandra capì che doveva cambiare qualcosa, prima di finire nel luogo di riposo prematuramente.

Nessuno ti ha mandato una maledizione, non è così. È solo che il tuo uomo è così, pensa solo a se stesso. Tutto quello che ti succede è frutto delle tue scelte. Lui vive solo nella sua testa, non se ne andrà, è un codardo. E il posto che occupava è ormai preso.

E io che devo fare?

Vivere. Vivere la tua vita, come vuoi, per te stessa.

Alessandra si alzò, la testa pesante come ferro. Vivere è facile a dirsi. La strega le porse una scatola di candele e una bottiglietta dacqua.

Grazie, disse Alessandra, uscendo in strada con un nodo alla gola. Non è lei, è il tuo marito continuava a ripetersi, mentre i dodici anni di matrimonio passavano davanti agli occhi.

La sera si sedette al suo taccuino. Vivere la mia vita. Cosa voglio? Cosa voglio? Cosa voglio? la penna non riusciva a scrivere oltre il punto interrogativo. Vorrebbe condividere le stesse gioie dei bambini: una gita al mare, un parco acquatico, una sala giochi o, almeno, il parco vicino a casa. O forse i desideri di Marco: comprare un appartamento, una macchina, andare a trovare la madre nella provincia vicina, ristrutturare il balcone, guardare film fino a mezzanotte o fare campeggio in natura.

Ma cosa voleva davvero Alessandra, per sé? Quali erano i suoi interessi al di fuori di quelli di marito e figli? Scoprì di essersi dissolta nella famiglia negli ultimi anni, i propri obiettivi persi nel nulla. Dopo mezzora di riflessione, annotò alcuni traguardi:

Correre al mattino, trovare tempo e forza.
Cambiare lavoro, diventare responsabile e guadagnare uno stipendio dignitoso, crescere professionalmente.
Dimagrire di sette chili.
Comprare una pelliccia.
Avere una casa tutta mia.
Costruire rapporti sereni con i figli.
Trovare un hobby che mi dia piacere.

Sospirò, chiuse il taccuino. Non era facile definire i propri desideri, ma era un inizio. Guardò di lato Marco, che fissava distratto il portatile sul divano. Tuo marito così… riecheggiò nella sua testa.

Chiuse la portiera dellauto. Oggi tornava di nuovo dalla strega, dove doveva parlare di lavoro, di salute, di figli e di Marco. Il collo le faceva male, la terapia manuale non aveva dato risultati. Doveva decidere se mandare il figlio maggiore a un campo di lotta o lasciarlo a dipingere. E il marito? Era presente eppure assente.

Non ti riconosco più…

Perché? chiese Alessandra, sorpresa di non aver notato grandi cambiamenti. Aveva cambiato lavoro, ma nella sua mente quellavvenimento non era un evento epocale.

Allora, quali domande hai portato oggi?

La schiena, il collo, il lavoro, il figlio, Marco. la strega sorrise.

Sei venuta da me con tutta la tua vita. La tua malattia, alimentata dal marito, sta cominciando a svanire. Presto non importerà più dove è Marco, con chi parla o se ha ancora una vecchia fiamma. Un giorno dimenticherai se sei ancora necessaria a qualcuno e capirai che il tuo futuro è altrove, non qui, ma non in un giorno.

Le fiammelle dei fiammiferi ricominciarono a brillare.

Lascialo dipingere.

E per il lavoro?

Fissa compiti concreti, otterrai soluzioni concrete e potrai chiedere rendiconti. Non leggono nella tua mente.

Tuo marito si aggrapperà sempre più. Più la tua vita sarà interessante, più lui girerà intorno a te come unombra. Lombra esiste finché cè luce; senza luce scompare, e più è intensa, più lombra è netta. Chiaro?

Alessandra annuì.

Grazie.

Non è finita, ti hanno consigliato una pallina da tennis: mettila tra il muro e la colonna vertebrale, rotola facendo squat. Vedrai, tutto si sistemerà.

Grazie.

Un sorriso ironico le attraversò il viso. Una pallina da tennis Eppure era lunica cosa che non costava una fortuna, a differenza dei fisioterapisti. Daltronde, che scelta resta se non vivere la propria vita?

Il tempo scorreva: inverno, primavera, estate e di nuovo lautunno dorato. Allinizio dellanno scolastico Alessandra iscrisse Matteo alla scuola darte. Il piccolo iniziò a dipingere, e lei provò una vergogna quasi infinita per non aver notato il suo talento. I suoi dipinti parteciparono a concorsi locali e regionali. Matteo dimenticò tablet e telefoni, dedicandosi interamente a pennelli e colori.

Al suo ufficio comprò una lavagna e dei pennarelli; ogni mattina scriveva obiettivi e scadenze, che col tempo divennero routine. Dietro le sue spalle cerano lamentele, ma il lavoro procedeva, ed era ciò che contava.

Alessandra aprì corsi di formazione per il personale. Iniziò come hobby, poi divenne esperta e docente. I corsi le portarono guadagni pari al suo stipendio.

Una settimana, un mazzo di rose rosse arrivò senza firma né biglietto. Un sorpresa, probabilmente da Marco, anche se lei non aveva indovinato il mittente.

Che ne pensi?

Dopo unora di silenzio, Marco sembrava aver capito che non aveva indovinato.

Grazie, rispose Alessandra, con una frase breve.

Amava i crisantemi, il loro profumo pungente, ora in piena stagione. Marco non si ricordava di questa sua preferenza; nel suo mondo tutte le donne amavano le rose.

Fuori, il sole dautunno splendeva accecante, le foglie rosse e gialle dei faggi giravano in un viale vicino allufficio. Alessandra inspirò a pieni polmoni laria fresca dal finestrino aperto, scacciando lidea di non poter fare nulla da sola. Alla fine aveva ritrovato la libertà.

E, sorprendentemente, la pallina da tennis le era davvero stata daiuto.

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