Mamma si è rivelata superflua

Mamma è diventata superflua.
E questo appartamento? Quello al quarto piano?
Sono una in più! ammette Ginevra Rossi, arrossendo.
Allora venite da me! propone allimprovviso un vecchio compagno di classe.
Lalla, Pesci, sei tu? chiede un tipo che la chiama per nome.

Sì, sono Pesci! risponde la donna, anche se ha cambiato cognome dopo il divorzio e ora si chiama Ginevra Fumagalli. Come la conosce quel tizio?
Io sono Sandro Bianchi! esclama lo sconosciuto, con allegria. Non mi riconosci? Ti ho subito vista: non sei cambiata affatto!

Lorenzo ha lasciato Ginevra dopo la nascita del loro secondo figlio. Si scopre che non le ha dato le condizioni per crescere. Siamo negli anni 90, quando nessuno parla più di sviluppo personale, internet è unidea lontana e non esistono coach. Lorenzo parte: Ginevra resta con due bambini, il più piccolo è ancora neonato.

Il primo pensiero è di chiudere tutto con un gesto estremo, ma la ragione prevale. Arriva in soccorso il padre: la fabbrica dove lavorava è fallita, lo licenziano e lingegnere diventa babysitter.

Vivono a malapena, quasi a stomaco vuoto: la famiglia è composta da una sola madre. Lorenzo paga gli alimenti, ma son piccolissimi. Tutto il resto aumenta a ritmo geometrico.

Quando il più piccolo compie un anno, Ginevra comincia a importare pellicce dallestero: la situazione finanziaria si alleggerisce. Insieme riescono a far crescere i figli, persino a farli studiare gratuitamente.

I figli formano le loro famiglie. La prima, Lena, si sposa e dice: Sono incinta, mamma! Diventerai presto nonna! Una gioia immensa riempie la casa.

Tutto bene, finché la figlia porta in casa del compagno di Luca, che vive in un bilocale di periferia, ereditato dal padre negli anni 70, quando i genitori non cerano più. Allora una piccola duevani era considerata una fessura. Cera anche una cantina e un balconcino.

Ginevra deve dormire nella stessa stanza del figlio. Poi Sara, la sorella di Lorenzo, porta la sua compagna: Facciamo la domanda! Ma la realtà sopraffà i sogni: non cè più un letto dove dormire.

Mentre la compagna di Sara passa la notte sul divano, è tollerabile: il letto gonfiabile è comodo sia in cucina che in cantina. Sì, in cantina! Ginevra rifiuta categoricamente di dormire in cucina, lo considera umiliante. Resta la cantina

Non chiudere la porta, così tutto andrà bene! consigliano il figlio e la sorella con voce sincera, cercando di non lasciare Ginevra sola.

Dopo qualche giorno, Ginevra non chiude più la porta. Un giorno trova nella cantina vestiti e cianfrusaglie buttati fuori dallarmadio; la sistemano lì definitivamente.

Nel frattempo Sergio, ormai sposato, le dice: Devi capire, mamma, non abbiamo soldi per affittare un posto! Scusa Ginevra cerca di essere utile: cucina, pulisce, ma la relegano nella cantina come un cane randagio.

Lidea di restare per sempre tra scatole e barattoli non la entusiasma. È imbarazzante: ha cresciuto due figli e non può vantarsi di nulla. I soldi scarseggiano: insegna inglese in una scuola, fa ripetizioni, ma non basta per una buona stanza. La cantina è già sua

Allora Ginevra prende la borsa con il passaporto e la tessera paga, esce di casa e si siede su una panchina davanti alledificio, sperando che nasca unidea costruttiva. Non ha lezioni il giorno dopo, può stare lì finché vuole.

Lalla, Pesci, sei tu? ripete il tipo che lha chiamata prima.
Sì, sono Pesci! risponde, ancora Ginevra Fumagalli. Come la conosce?
Io sono Sandro Bianchi! esclama di nuovo. Non mi riconosci? Non sei cambiata!

Non è vero, non sono cambiata ma come sono cambiata! pensa Ginevra, ormai Ginevra Rossi.

Il tempo è il miglior medico e il peggiore truccatore. Lo conferma il più bel ragazzo della classe, ora calvo, grasso e anziano. Lei non è meglio.

Quanti anni sono passati? Ventanni? Al loro incontro, tutti si riconoscevano ancora. Ginevra, infatti, era pazza di lui al liceo, lo invitò al ballo di fine anno.

Lui si sposò con la figlia di un dirigente del partito, una donna ambiziosa e prepotente. Un giorno, mentre ridevano, Alessandro le disse: Che freddo! Non congelarti! una battuta che la faceva arrossire.

Un amico del liceo le chiese: Che fai in questo quartiere? Ti sei trasferita?.
Sì, vengo a trovare i nipotini, vivono nel mio vecchio appartamento! Torno a casa. Tu dove abiti? Ricordo il quarto piano!

Decidono di andare insieme a ricordare i tempi del liceo, la ballata lenta. Lella, ora anziana, si sorprende: Non ti ricordi di lui?.
No, mi sono allontanata! ribatte Ginevra. Tu ti sei messa con la scimmietta! E io mi sono ritirata!

Lui la corregge: Non confondere le cause. Prima ti sei ritirata, poi ho iniziato a uscire con la scimmietta!

Allora Ginevra dice la verità: Nessun posto e piange.

Nessun posto? Non hai più una casa? chiede luomo.
Esatto, non ce lho. risponde lei.

E lappartamento al quarto piano?
Sono una di più! ammette, arrossendo di nuovo.
Allora vieni da me! propone lex compagno di classe.

E la scimmietta? E la moglie? chiede Ginevra, temendo che il marito porti a casa unaltra donna.
Ci siamo separati da tempo! Su, alzati! Non ti preoccupare, non ti molesterò. Il mio matrimonio è finito! Dormirai tranquilla!

Lui le porge la mano, la aiuta a rialzarsi dal marciapiede e dice: Andiamo, ho la macchina pronta! E volano via.

Lappartamento del compagno si rivela accogliente e Sandro non mente: non la molesta davvero. Dopo due mesi però le propone il matrimonio.

Sono entrambi cinquantatré, ma a loro non importa letà; a Sandro piace sempre la spiritosa Lalla. Il loro ballo lento rimane impresso per tutta la vita.

Lalla accetta di buon grado lofferta del realtore (luomo). Nessuno dei figli la chiama più. Allinizio attendeva con ansia, poi solo aspettava, poi si concentra sul preparare il matrimonio e la vita familiare.

I figli non vengono informati del matrimonio. Non organizzano una grande festa, solo una piccola cena in un bar con quattro testimoni, così lassenza di parenti ha una spiegazione.

Poi Ginevra cancella i numeri di telefono di figlia e figlio dalla rubrica. Se non ti ricordano più, non servono, pensa, come insegnano i coach di minimalismo.

Così la mamma diventa un oggetto inutile nella vita dei figli, e loro diventano inutili per lei. Crudele? Sì. Giusto? Anche.

Sono passati otto mesi dallabbandono di Ginevra. Si avvicinano le vacanze di Capodanno e lei e il marito vanno al supermercato. Improvvisamente sente una voce straziante: Mamma! e la figlia si lancia al collo, con il fratello felice accanto.

Si abbracciano, poi Ginevra chiede: Perché siete così strani insieme?

Il fratello risponde: Perché ora siamo sempre così!. Scoprono che entrambi si sono divorziati!

Subito? chiede Ginevra. Che coraggio! Ma perché?

Perché perché! risponde il fratello, facendo una battuta. Ginevra capisce che il coraggio le è capitato addosso.

Sono arrivati in un momento sbagliato, trovano il marito di Lena e la moglie di Sergio insieme, in una situazione amorosa.

Quando torni, mamma? chiede il figlio, ansioso, tutto andrà bene ora!

Dove sei volata? incalza la figlia. Sergio non vuole più fare nulla in casa, immaginate! Io devo occuparmi del bambino!

Tentano una battuta: Hai cresciuto un figlio buono! ma non funziona. Un altro uomo, con un cappotto di velluto, dice: Mostra le tue doti di educatrice e rieduca tuo fratellino, altrimenti tutti critichiamo!

E voi chi siete? chiede la figlia, irritata.
Io sono il marito in cappotto di velluto! risponde luomo, con un sorriso.

I bambini chiedono: Che marito?.
Un uomo normale, marito volgare risponde il tipo, perciò la mamma non tornerà più! Ha una sua vita!

E non vuoi diventare nonna? chiede Lena.
Lalla preferisce essere moglie, è più divertente! Perché dovrei dormire con la nonna? replica luomo, con una battuta famosa, e aggiunge: Piacere di conoscerti! Adesso andiamo!

E noi? domanda timidamente Sergio.
Anche voi andrete, con un pizzico di ironia, risponde il marito di Ginevra.

Ginevra non partecipa al dialogo, si limita a sorridere. Luomo le afferra la mano e dice: Andiamo? e volano via.

I bambini rimangono a guardare, stupiti. Quando Ginevra e Sandro tornano dal supermercato, luomo le chiede: Come va il tuo tuta spaziale? Ti soffoca? Hai abbastanza aria? Non ti soffochi ancora?

Entrambi capiscono il riferimento: tuta spaziale è il soprannome di Sandro, protettore di Ginevra. Lamore non soffoca, è unarmatura.

Ginevra pensa di aver finalmente trovato la tuta giusta, pronta per il viaggio nello spazio della sua vita. Allora, partiamo? dice.

E partono.

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