– Svetlana, ma lì d’inverno fa freddo!

Silvana, ma in inverno fa freddo! Il riscaldamento a legna è necessario!
Mamma, sei una di campagna, da bambina hai sempre avuto quel tipo di vita. Nonno e nonna hanno trascorso tutta lesistenza nella fattoria, senza pretese. Destate è tutto un piacere: lorto, le bacche, i funghi del bosco da raccogliere.

Giulia era appena abituata alla vita da pensionata. Sessantanni alle spalle, trentacinque di questi trascorsi come contabile in una fabbrica. Adesso poteva sorseggiare il tè al mattino, leggere un libro e non correre più da nessuna parte.

I primi mesi di pensione li trascorse godendo il silenzio e la tranquillità. Si alzava quando voleva, faceva colazione senza fretta, guardava i programmi televisivi.

Faceva la spesa quando la fila non era lunga; dopo quarantanni, quella libertà era una vera benedizione.

La figlia Silvana la chiamò una sabato mattina:
Mamma, dobbiamo parlare. Davvero parlare.
Cosa succede? si preoccupò Giulia. Va tutto bene con Ginevra?
Con la bambina sta bene. Verrò a raccontarti. Non ti preoccupare!

Quelle parole furono proprio quelle che la fecero preoccupare ancora di più. Quando i figli dicono non ti preoccupare, di solito cè davvero qualcosa di cui preoccuparsi.

Unora dopo Silvana era in cucina, accarezzando il suo pancione ormai rotondo. Trentadue anni, il secondo figlio era in arrivo, eppure non si era ancora sposata con Lorenzo.

Avevano già quattro anni di convivenza; la figlia Ginevra cresceva, ma il certificato di matrimonio sembrava non servire a nulla.

Mamma, abbiamo un problema con lappartamento iniziò la figlia, tamburellando nervosamente la maniglia della tazza. La proprietaria alza il canone. Faticiamo a pagare quello attuale e ora ne vuole altri duemila euro in più.

Giulia annuì con comprensione. Sapeva quanto fosse dura per i giovani. Lorenzo cambiava lavoro continuamente: un giorno scarburatore, il prossimo corriere, poi guardia notturna. Silvana era in congedo di maternità e presto avrebbe iniziato un secondo congedo.

Pensavamo di trasferirci altrove per risparmiare continuò Silvana ma nessuno vuole accogliere una bambina.

E cosa intendete fare? chiese la madre, intuendo già qualche trucco.

Ecco perché sono qui Silvana stringeva il bordo del maglione. Mamma, possiamo stare da te, anche solo temporaneamente? Finché non mettiamo da parte i soldi per un mutuo.

Giulia prese un sorso di tè. In un bilocale di un palazzo di mattoni era già poco spazio, e ora una famiglia intera con due bambini doveva stare.

Silvana, ma come faremo a stare tutti qui? Ho solo due stanze, piccole.

Troveremo modo, mamma. Limportante è risparmiare. Paghiamo tredicicento euro di affitto al mese; in un anno sono quasi quattromila euro! Questi soldi li potremmo mettere da parte per il primo acconto del mutuo.

Giulia immaginò la scena: Lorenzo che cammina per lappartamento in pantofole, chiacchierando al telefono a voce alta; Ginevra che piange, i giochi sparsi in ogni angolo, i cartoni animati a volume massimo; Silvana che chiede attenzioni speciali.

Dove dormirà Ginevra? provò a ragionare la madre.

Nella stanza più grande metteremo una culla. Tu starai nella piccola, non ti servirà molto spazio un divano, la televisione sarà sufficiente.

Silvana, ma io mi sono appena ritirata, desidero un po di tranquillità. Quarantanni di lavoro mi hanno stancata!

Silvana sospirò, quasi a voler colpire la madre con una frase sconsiderata:

Mamma, a sessantanni perché vuoi la tranquillità? Sei ancora giovane e in salute. Tante nonne della tua età vanno a fare la nonna a tempo pieno.

Sembrava una rimprovero: Le altre nonne sono utili, tu sei egoista.

E poi, proseguì Silvana, hai la casa di campagna. Il casale è ben tenuto, laria è pulita, il silenzio è perfetto per una pensionata.

In campagna? increspò Giulia, incredula.

Sì, è una bella casa, robusta. Si può coltivare lorto, i pomodori, è salutare, i medici consigliano agli anziani di stare allaria aperta.

Giulia sentì un brivido. Il casale era a trentamila metri da Bologna, il bus passava solo al mattino e alla sera.

Silvana, ma in inverno fa freddo. Il riscaldamento a legna è obbligatorio.

Mamma, sei di campagna, da piccola hai sempre vissuto così. Lestate è meravigliosa, con lorto, le bacche, i funghi.

Silvana presentava lofferta quasi come un viaggio in un villaggio di lusso, non come un trasferimento in una fattoria senza comfort.

E se dovessi andare dal dottore? Alla farmacia? Alla spesa?

Non andrai dal dottore tutti i giorni. Una visita al mese basta, e la spesa la fai di una volta, conservandola nel grande congelatore.

Silvana, e i miei amici? I vicini con cui ho sempre parlato?

Telefonate, oppure ti verranno a trovare al casale per una grigliata. Sarà divertente!

Giulia ascoltava senza credere. Sua figlia le chiedeva di diventare una nonna solitaria per liberare lappartamento?

Quanti mesi volete stare qui? chiese Giulia.

Al meno un anno, forse un anno e mezzo.

Un anno o un anno e mezzo! Trascorrere così tanto in un bilocale, o invece alla campagna da sola.

E Lorenzo, che ne pensa?

È daccordo! rispose Silvana. Dice che in campagna è meglio, niente stress, più serenità.

Potresti leggere, guardare la TV. Lorenzo ha anche proposto di mettere unantenna satellitare per più canali.

Giulia immaginò Lorenzo che, generosamente, pensava al suo benessere, sdraiato sul divano preferito, offrendo addirittura lantenna.

Pensa, mamma, che cosa farai in due stanze? Non ti servirà molto spazio, ma noi ci organizzeremo, risparmieremo, e poi cercheremo casa nostra.

Quando vogliamo traslocare?

Domani, se volete. Abbiamo poche cose, il padrone di casa sta cercando nuovi inquilini, ci deve far uscire entro fine mese. Il tempo è poco.

Giulia servì ancora un po di tè con mano tremante. Silvana la fissava, leggendo nei suoi occhi la domanda: Che farai, mamma? Rifiuterai la tua stessa figlia, con il bambino al seno?

Silvana, e se tu e Lorenzo non doveste più stare insieme? Non siete ancora sposati.

Mamma, che importa? Siamo conviventi da quattro anni, i bambini sono nostri. Il matrimonio non cambierebbe nulla.

E se vi separaste?

Non ci separeremo rispose ferma Silvana. E comunque lappartamento è tuo.

Giulia conosceva Lorenzo da quattro anni: non era stabile, cambiava lavoro ogni sei mesi, cambiava anche gli amici. Silvana era ormai innamorata di lui, pronta a tutto per lui.

Mamma, appena in pensione desideravo un po di pace.

Mamma, cosa significa pace per me a sessantanni? È un sogno, ma i figli e i nipoti meritano il nostro aiuto!

Silvana giocava con le emozioni di Giulia, e la madre sentiva la resistenza sciogliersi.

E se dico no? Se non riesco ad accogliervi?

Silvana rimase in silenzio, poi sospirò e posò le mani sul pancione:

Mamma, non so cosa succederà. Sarà doloroso per me. Mi farà male se mi rifiuterai in un momento di bisogno.

Le parole suonavano come una minaccia velata, una ferita che poteva durare tutta la vita, una rottura dei rapporti e la perdita dei nipoti.

Giulia immaginò Silvana a raccontare a tutti: Mia madre non ha voluto aiutare la figlia!

E allora, dove andremo? singhiozzò Silvana. Con due bambini, senza soldi. Lorenzo vuole andare da sua madre, ma ha solo una stanza e non ci vuole bene.

Giulia conosceva la madre di Lorenzo: una donna decisa, poco accogliente. Silvana non avrebbe resistito a lungo.

Mamma, aiutaci! Solo un anno! Non disturberemo, andremo al casale quando vuoi, torneremo in città per la spesa e per le amiche. Al casale avremo silenzio e tranquillità, perfetto per una nonna.

E dovrò andare spesso al casale?

Quando ti è comodo. Nei weekend potrai venire in città, comprare, incontrare le amiche; nei giorni feriali sarai al casale, in pace.

Giulia, a malincuore, accettò: Daccordo, ma solo per un anno, né più né meno, a patto che risparmiate e cerchiate una casa vostra.

Silvana abbracciò la madre: Grazie, mamma! Sei la migliore! Non ti faremo problemi, faremo tutto a modo nostro.

E al casale verrò solo quando vorrò aggiunse Giulia. È la mia condizione.

Certo, mamma! Le tue regole, il tuo appartamento. Siamo ospiti, lo capiamo.

Una settimana dopo si trasferirono. Lorenzo sistemò i suoi vestiti nellarmadio; Michela correva per le stanze curiose; Silvana dirigeva il posizionamento di ogni cosa.

Giulia osservava il caos, raccogliendo la valigia per il casale, sentendosi unesule nella sua stessa casa.

I primi mesi furono un vero inferno. Lorenzo si abituò in fretta: accendeva la TV a volume massimo, parlava al telefono a ore indiscrete, riempiva il frigo di bevande energetiche e di frullati proteici. Silvana chiedeva attenzioni speciali, cambiava idea ogni ora, la musica era troppo alta, il bambino piangeva di notte, i giocattoli erano sparsi ovunque, i cartoni non si fermavano.

Giulia veniva in città una volta a settimana per cibo e medicine, e rimaneva sbalordita dal disordine. La sua ordinata abitazione si era trasformata in un corridoio di passaggio. Sulla cucina montagne di piatti non lavati, in bagno cerano vestiti bagnati e calzini di Lorenzo. Il divano era coperto di macchie di succo e briciole.

Silvana, mettiamo un po dordine? propose la madre.

Quando! sbottò Silvana. Il bambino è piccolo, sono stanca, Lorenzo è impegnato tutto il giorno, ha bisogno di riposare la sera.

Posso aiutare, mentre sono in città.

No, mamma, ce la faremo da sole. Dopo il bambino, puliremo tutto.

Il dopo non arrivò mai. Giulia lavava i piatti, aspirava, puliva, ma al suo ritorno il caos tornava.

Al casale Giulia si sentiva una vera emarginata: trenta chilometri dalla civiltà, il negozio più vicino a tre chilometri, il bus due volte al giorno.

Giulia, ma perché sei qui per tutto lanno? Hai ancora lappartamento in città chiedevano le vicine.
La figlia e la sua famiglia vivono temporaneamente spiegava Giulia. Stanno mettendo da parte i soldi per la loro casa.

Le vicine annuirono: Ah, è giusto, i giovani hanno bisogno di aiuto.

Linverno al casale fu particolarmente duro. La legna finiva in fretta, lacqua doveva essere riscaldata sul fornello. Giulia si sentiva isolata alle porte del mondo.

Dopo sei mesi Silvana diede alla luce un bambino, Denis. Giulia sperava che allora fossero più attivi nella ricerca di una casa, ma quando la figlia venne in città a vedere il neonato, disse:

Mamma, con due bambini sarà impossibile trovare qualcosa di adatto. Dove andremo? Restiamo ancora un anno?

Giulia capì di essere stata ingannata fin dal principio. Lanno si sarebbe allungato a due, poi a tre.

E la nonna dovrà passare il resto dei suoi giorni al casale abbandonato? No, basta!

Alla fine la figlia e la sua famiglia furono sfrattati con la polizia, poiché rifiutavano di andarsene. Giulia ricevette insulti, minacce e imprecazioni. Ma laccordo era per un anno e lei lo rispettò. Non le importava più lopinione dei vicini; come si semina si raccoglie.

Era giusto da parte della madre o ha esagerato? Scrivetelo nei commenti.

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