Mia madre era amica di un uomo sposato, da cui sono nato.

15 aprile 2025

Oggi mi sento sopraffatto dal ricordo di una vita che sembra un film confuso, ma è la mia realtà. Mia madre, Livia, era amica di un uomo sposato, Marco, da cui è nato io. Fin da piccolo non ebbi una casa stabile; la nostra famiglia si spostava di continuo, affittando appartamenti qua e là, da Napoli a Bologna, senza mai trovare un ancoraggio.

Quando avevo cinque anni, Livia conobbe un altro uomo, Antonio, e decise di stare con lui. Antonio pose una condizione crudele: lavrebbe accettata solo se mia madre fosse rimasta sola. Livia, senza esitazione, scambiò il suo unico figlio per quelluomo. Mi consegnò al mio vero padre, Marco, con tutti i documenti in mano, bussò alla porta del suo appartamento, sentì il canto del campanello e fuggì. Io rimasi lì, immobile, mentre la porta si apriva. Marco, sorpreso, mi riconobbe immediatamente e mi fece entrare.

La moglie di Marco, Giulia, mi accolse con calore, così come i loro figli, la piccola Chiara e il ragazzino Alessandro. Marco voleva mandarmi subito in un istituto, ma Giulia lo fermò, dicendo che non avevo colpa di nulla. Era una donna quasi santa. Allinizio speravo ancora nella presenza di Livia, credevo che sarebbe tornata a prendermi. Poi, col tempo, cominciai a chiamare Giulia mamma, perché era lei lunica a darmi affetto.

Marco non nutriva sentimenti per nessuno dei suoi figli, me compreso; mi vedeva come un peso, ma comunque mi provvedeva, così come provvedeva alla sua famiglia. Era un uomo autoritario: ogni volta che tornava a casa, ci rifugiavamo nella stanza dei giochi, cercando di non incrociare il suo sguardo. Giulia non poteva lasciarlo, e i bambini rimanevano nelle sue mani per principio. Anni di rabbia e capricci, ma lei imparò a evitarlo, a placare la sua collera e a proteggerci dalle sue urla. In casa regnava il silenzio; conoscevamo il suo umore come un calendario e non lo irritavamo più. Non avevamo nulla da chiedere, ma mamma ci dava amore doppio.

Un medico di Milano condivise un trucco per migliorare la vista, e quando Marco partì di nuovo per unaltra amante, tutti noi tirammo un sospiro di sollievo. Eravamo ormai quasi adulti: Chiara e Alessandro stavano per diplomarsi, e anchio mi preparavo agli esami di maturità. Sognavamo tutti di entrare in università prestigiose. Marco, pur non essendo affettuoso, mantenne la promessa di pagare gli studi: alla fine ci laureammo, ottenendo le lauree che avevamo sempre desiderato.

Poi accadde linevitabile: Marco morì, lasciandoci uneredità considerevole. Lultima compagna non ricevette nulla; non ebbe il tempo di sposarsi. Noi due eravamo ora i legittimi proprietari della sua impresa e dei conti bancari in euro.

Decidemmo di espandere lazienda allestero; mi offrirono di aprire una filiale a Barcellona e scelsi di essere io il responsabile. Proposi di portare con noi Livia, la madre biologica, perché meritava un clima più caldo. Giulia e Alessandro accolsero lidea.

Quando fu il momento di partire, incrociai il volto di Livia. Il ricordo della sua immagine infantile era impresso nella mia mente. Lei, improvvisamente, si ricordò di me: «Figlio mio, sono la tua vera madre! Come hai potuto dimenticarmi? Sei diventato così grande. Mi sono perso tanto tempo a chiedermi come stai. Andiamo a vivere insieme!»

Rimasi scioccato dalla sua audacia: «Certo che ti ricordo! Ti ricordo quando fuggisti dalla porta lasciandomi piccolo e solo. Tu non sei la mia madre. La vera mamma è con me, sta partendo. Non voglio neanche saperti.» Mi voltai e andai via, senza rimpianti.

La mamma che ho avuto è stata Livia: la donna che non ha esitato a prendere il figlio di un altro, a crescermi con amore e tenerezza. Era al mio fianco quando ero malato, quando il primo amore mi spezzò il cuore, mi consolava dopo le litigi con gli amici, mi insegnava, perdonava le mie sciocchezze, sopportava i miei capricci adolescenziali, e non mi ricordava mai che non ero suo sangue. Per lei ero un figlio; per me lei era una madre. Non ne ho unaltra.

Siamo partiti con lei in Spagna. Lì ho incontrato la mia futura moglie, Elena; a Livia è piaciuta subito e hanno stretto un legame speciale. La mamma non ha ostacolato la mia vita sentimentale, anzi ha ricominciato a vivere: ha conosciuto un uomo gentile, Enzo, e ha trovato la felicità. Oggi viaggia spesso, visita i figli e i nipoti, e quando guardo i suoi occhi gioiosi capisco quanto sono fortunato ad averla. È il mio angelo custode.

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