Il Figlio Minore. Un Racconto.

Claudia non sapeva nemmeno lei come avesse potuto nascere un figlio così sveglio. Lei e Vittorio avevano concluso solo la terza media, e ciò grazie alla pazienza dei professori. Ognuno ha il suo talento, dicono; a Claudia bastava piantare un seme e, in una settimana, spuntava un fiore vigoroso, mentre a Vittorio le mani sembravano doro.

La famiglia era composta da quattro figli: la maggiore Maria, poi la seconda figlia Fiorenza, e infine i due maschi nati lo stesso giorno, Sergio e Paolo. Paolo era la ciliegina del capanno: era ancora un bambino di tre anni quando parlava meglio di Fiorenza, e una volta messo a scuola fece subito lincanto a tutti gli insegnanti: leggeva, scriveva e moltiplicava con unabilità tale che lo promossero subito in seconda classe.

Forse non era giusto con gli altri alunni, ma Paolo aveva un posto speciale agli occhi di Claudia. Era esentato dalle faccende domestiche e tutto ciò che desiderava, lei lo comprava: libri di vario tipo, un microscopio, e persino un piccolo telescopio. Quando gli anni 90 portarono la crisi economica, la rottura del paese e la perdita in un solo anno di Vittorio e della più anziana collaboratrice Margherita, Claudia non smise di sostenere il figlio. Lo mandò comunque a studiare in città.

A cosa pensi, Claudia? le dicevano le vicine, che vedevano Sergio portare acqua dalla fontana, Fiorenza che zappava la terra, e Paolo che sedeva allombra su una panchina a leggere pensi che ti restituirà un bicchiere dacqua nella vecchiaia? Se parte, non tornerà più.

Non mi dite nulla! ribatteva Claudia. Faccio quello che voglio.

Anche i figli spesso rimproveravano la madre.

Perché devo tagliare legna e lui risolve le equazioni? si lamentava Sergio.

Allora siediti e prova a risolverle, se vuoi sogghignava Claudia.

Sergio afferrava il libro di testo, lo fissava per cinque minuti, poi lo chiudeva, sbuffando: Che perdita di tempo, è meglio che torni a tagliare legna!

La più irritata era Fiorenza, che ribellava apertamente contro il trattamento speciale del fratello. A volte gli lanciava il quaderno nel forno, altre volte gli nascondeva un uovo marcio dentro le scarpe.

Gli dai sempre il pezzo più buono urlava. E poi se ne andrà e ti lascerà sola ripeteva la voce delle vicine.

Quando Paolo si trasferì per gli studi, la casa si fece più tranquilla e silenziosa, ma Claudia rimase legata al figlio più giovane. Allinizio lui scriveva lunghe lettere, descrivendo una vita scolastica incomprensibile per Claudia. Con il tempo le lettere diminuiscono e le visite diventano più rare; le vicine avevano ragione. Claudia provava unamara delusione, ma non la mostrava. Alla fine Paolo si laureò e divenne un uomo rispettabile.

Fiorenza sposò un contadino del villaggio vicino. Il genero non piaceva molto a Claudia: era un sognatore, sempre a ideare nuovi modi per arricchirsi e a fallire. Lultima sua idea fu aprire una panetteria, ma alla banca non fu concesso il credito.

Sergio rimase a casa con Claudia e non aveva fretta di sposarsi, nonostante le molte proposte di spose. Un giorno disse: Mamma, vorrei ancora un po di libertà! Sto pensando di comprare unauto. Non una vecchia, ma una straniera. Ti immagini me al volante di una bella macchina?

Claudia sospirò: Che auto, Sergio? Sei come il nostro vecchio Arsenio, tutto sogno e niente lavoro Devi mettere le mani in pasta.

Così Sergio, per far felice la madre, si mise a lavorare come contadino, sistemando la casa con abilità, facendo piccoli lavori di fattoria e trovando sempre qualche trucco. Claudia non si lamentò; era un figlio buono.

Per quanto riguarda Paolo, da dove veniva e dove era, Claudia non sapeva nulla. Era passata unanno senza sue notizie; lultima lettera parlava di un viaggio per lavoro, ma senza dire la destinazione.

Un giorno una nuova auto scintillante si fermò davanti alla casa. Claudia la guardò, pensando fosse solo un viaggiatore smarrito. Lauto suonò il clacson con tale frenesia che il cuore di Claudia balzò di speranza. Aprì il cancello e si avvicinò.

Era Paolo, più alto, più robusto, con i capelli dorati che ricordavano Vittorio. Tutti i vicini sbirciavano le finestre, curiosi di vedere se il figlio non avesse dimenticato la madre.

Claudia corse verso di lui, lo strinse al petto. Sei tornato, mio caro, non è stato vano tutto.

Paolo guardò Sergio, che lo osservava con un misto di invidia e curiosità.

Bella macchina, commentò Sergio.

Non è mia, rispose Paolo con un sorriso.

Allora di chi è? chiese Sergio, calmandosi un attimo.

Tua, gli porse le chiavi. Prendila, ho già preparato il trasferimento di proprietà, andremo dal notaio più tardi.

Sergio, perplesso, guardò Claudia, che sorrise.

Grazie, fratello, disse timidamente. Ma è davvero costosa!

Non costa più dei valori, rispose Paolo. Dove è Fiorenza?

Fiorenza si è sposata, spiegò Claudia in fretta. Vive nel villaggio vicino, suo marito è un bravo e laborioso contadino; presto avranno un raccolto abbondante.

Sposata, dici? Allora facciamo una visita. Portaci, Sergio, con quella nuova auto.

Fiorenza e il marito, Arsenio, li accolsero con un sorriso forzato. Arsenio cominciò subito a vantarsi del suo imminente successo con la panetteria, mentre Fiorenza lo interruppe: Sogna, Arsenio, ma il credito non ti è stato concesso, quindi la panetteria non è realizzabile.

Paolo, sorridente, rispose: Con la panetteria risolveremo tutto, non cè problema. Dimmi quanto ti serve, ti trasferisco i soldi.

Arsenio rimase sbigottito, già stanco delle lamentele di Fiorenza sul marito incompetente.

Paolo allora tirò fuori una piccola scatola rossa e la porse a Fiorenza.

Questo è per te, sorella.

Fiorenza aprì delicatamente il contenitore: dentro cerano orecchini doro smeraldo, del colore dei suoi occhi. Li provò subito davanti allo specchio, girandosi e sorridendo.

Grazie, Paolo, sei stato generoso. Ti ho chiesto gli orecchini a molti, ma Arsenio mi ha regalato solo una macchina per tritare la carne!

Claudia, seduta tranquilla, guardava la scena. Forse Paolo le porterebbe un altro regalo, un braccialetto o, perché no, una lavatrice. Ma non arrivò nulla di materiale, se non la promessa di portare la madre con sé.

Solo per poco tempo, Fiorenza. Porterò mamma con me, se lo vuole, disse Paolo.

Claudia guardò il figlio con stupore. Con te? Dove? Come?

Non lo so Ma dove sarebbe la casa?

La casa? Sergio vivrà lì, troverà una nuova padrona. Io, senza di te, mi sento sola. Vieni con me? Se non ti piace, torni indietro.

Claudia non sapeva cosa pensare. La sua vita intera, il ricordo di Vittorio, la tomba di Margherita, tutto sembrava svanire. Ma il suo amato figlio le offriva una vita diversa, sconosciuta. Immaginò il volto di Vittorio ai suoi piedi: cappello storto, mani ruvide sul petto.

Perché pensarci, Claudia? Lo hai cresciuta per una vita migliore. È ora di vedere quel futuro, altrimenti non saprai se tutto è stato vano o meno.

Claudia sorrise e, con un ultimo sguardo al passato, rispose:

Allora partiremo il viaggio è la prova che lamore di una madre non muore mai, ma si trasforma in coraggio e speranza per le nuove generazioni.

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