LA MIA FIGLIA E MIO GENERO MORIRONO DUE ANNI FA POI, UN GIORNO, I MIEI NIPOTINI URLARONO: «NONNA, GUARDA, SONO MAMMA E PAPÀ!»
Rosalba era sulla spiaggia con i suoi nipotini quando, allimprovviso, indicarono un bar lì vicino. Il suo cuore si fermò quando gridarono quelle parole che le avrebbero sconvolto il mondo. La coppia seduta al tavolo somigliava in modo impressionante ai loro genitori, scomparsi due anni prima.
Il lutto trasforma una persona in modi imprevedibili. Alcuni giorni è un dolore sordo, come un peso sul petto. Altri, arriva come un pugno, lasciandoti senza fiato.
Quella mattina, nella mia cucina a Firenze, fissavo una lettera senza firma, il cuore diviso tra speranza e paura. Le mani mi tremavano mentre rileggevo quelle parole: «Non sono davvero morti».
La carta bianca sembrava bruciarmi le dita. Credevo di aver superato il peggio, di aver ricostruito una vita serena per i miei nipotini, Aldo e Piero, dopo la tragica perdita di mia figlia Fiorella e di suo marito Marcello. Ma quella nota mi fece capire quanto fossi lontana dalla verità.
Erano morti in un incidente dauto due anni prima. Ricordo ancora il dolore quando Aldo e Piero mi chiedevano quando mamma e papà sarebbero tornati. Ci vollero mesi per farli convincere che non li avrebbero mai rivisti. Spezzarmi il cuore per dirglielo, ma promisi che sarei stata sempre al loro fianco.
Dopo tutto questo, ricevere una lettera che insinuava che Fiorella e Marcello fossero ancora vivi era inconcepibile.
«Non sono davvero morti?» mormorai, cadendo sulla sedia. «Che razza di crudele scherzo è questo?»
Stavo per strappare la lettera quando il telefono vibrò. Era la banca, che mi avvisava di un pagamento effettuato con la carta di Fiorella, che avevo tenuto attiva per sentirmi ancora legata a lei.
«Comè possibile?» sussurrai. «Quella carta è chiusa in un cassetto da anni!»
Chiamai subito il servizio clienti.
«Buongiorno, sono Luca. Come posso aiutarla?»
«Vorrei verificare lultima transazione sulla carta di mia figlia», dissi, la voce incrinata.
Dopo aver confermato i dati, Luca esitò. «Mi dispiace, signora, ma non ci sono movimenti recenti su questa carta. Quello a cui si riferisce è stato fatto con una carta virtuale collegata al conto.»
«Una carta virtuale? Ma io non lho mai attivata!»
«A volte rimangono attive anche dopo la disattivazione della carta fisica. Vuole che la blocchiamo?»
«No per ora no. Mi dica, quando è stata creata?»
«Una settimana prima della data di» tacque un attimo, «prima della scomparsa di sua figlia.»
Un brivido mi attraversò la schiena. Ringraziai e riattaccai, il cuore in gola. Chiamai la mia migliore amica, Gabriella, per raccontarle della lettera e del misterioso pagamento.
«È impossibile!» esclamò. «Devessere un errore.»
«Qualcuno vuole farmi credere che siano ancora vivi. Ma perché?»
Limporto era piccolo, appena 20 euro in un bar. Parte di me voleva investigare, ma unaltra aveva paura di scoprire qualcosa di irreparabile.
Decisi di aspettare il weekend, ma quello che accadde il sabato cambiò tutto.
Eravamo al mare, i bambini ridevano tra le onde mentre Gabriella ed io li osservavamo distese al sole. Fu allora che Aldo gridò:
«Nonna, guarda!» Afferrò Piero per la mano, indicando il bar. «Sono mamma e papà!»
Il sangue mi gelò. A pochi metri, seduti a un tavolino, cerano una donna dai capelli ramati, con la stessa eleganza di Fiorella, e un uomo che somigliava a Marcello.
«Resta qui con i bambini», dissi a Gabriella, la voce strozzata. Lei annuì, gli occhi pieni di preoccupazione.
Mi avvicinai alla coppia, che si alzò e si allontanò lungo un sentiero tra gli ulivi. Li seguii a distanza, il cuore in tumulto.
Ridevano, e la donna si sistemava i capelli dietro lorecchio, proprio come faceva Fiorella. Luomo zoppicava leggermente, come Marcello dopo quellincidente di gioventù. Poi, li sentii parlare.
«È rischioso, ma non avevamo scelta, Elena», disse luomo.
Elena? Perché la chiamava così?
Svoltaron





