Stanca di Mettere a Posto dopo Mio Marito

È più facile cacciarti di casa, divorziare e, solo allora, mettere ordine nellappartamento! E dopodiché, magari, risposarsi! sbottò Giulia, stringendo i pugni.

Oh, amore, niente decisioni drastiche! rise Marco, alzandosi dalla sedia. Io resto qui, non faccio nulla!

Proprio così, non fai niente! E se non aiuti, almeno non intralci! replicò Giulia.

Ma dove intralcio? si meravigliò Marco. Mi sono ridotto a un mouse, schiacciato davanti al PC, e non sento alcun richiamo!

Tazza! indicò Giulia il bicchiere sul tavolo accanto alla tastiera.

È per il tè! rispose Marco.

E quella dietro il monitor? la sua voce tradiva irritazione. Da stamattina ho raccolto tutte le tue tazze!

È il caffè che non ho finito! sorrise Marco. Lo finirò, non ti preoccupare! Per me il caffè freddo è buono quanto quello caldo, anzi, meglio! Poi lo porterò in cucina, da solo, con onore!

Davvero? rimase sorpresa Giulia.

Veramente! E lo laverò anchio! confermò Marco.

Vorrei credere, ma lesperienza dimostra il contrario! Finisci subito il caffè e passa la tazza! disse fermamente Giulia.

Ma io sto bevendo tè balbettò Marco, imbrattato.

Un pesante sospiro uscì dal petto di Giulia. Decise però di controllare la quantità di caffè rimasto nella tazza. Se cerano solo tre gocce, forse potevano bastare.

Marco, stai scherzando? sbottò Giulia. La tazza è quasi vuota, il caffè è secco! Che intendi ancora berne?

Sul serio? rimase perplesso Marco. Che secchezza nella casa! Ieri cera ancora caffè! Dobbiamo comprare un umidificatore!

Marco, cosa compriamo per farti almeno pulire dietro di te? si appoggiò allo schienale della sedia. Che farai? urlò Giulia quasi allorecchio. Marco! Cosè questo?

È una tazza dacqua! rispose Marco. Non mi lasci portare una bottiglia, allora mi accontento di mezzi bicchieri!

Perché la bibita è per tutti, non solo per te! replicò Giulia. E se metti la bottiglia vicino, la finisci anche tu! Troppa bibita frizzante fa male!

Ecco perché la tazza! concluse Marco.

Giulia capì che avrebbe dovuto raccogliere di nuovo le tazze accanto al computer. La pulizia non era finita e aveva ancora molto da fare. Uscendo dalla stanza, notò una postura innaturale del marito.

Non perse tempo, tornò, afferrò la maniglia della sedia e la tirò fuori insieme a Marco.

Che puzza di divorzio! dichiarò con tono minaccioso.

È solo un biscotto, rispose Marco con lespressione più innocente.

Non è neanche sul piatto, è sul ginocchio! E le briciole sono già sul pavimento! Io ho appena passato laspirapolvere! alzò la voce ad ogni frase, infiammata.

Lo sistemo! promise Marco.

Cercò di spostare il biscotto dal ginocchio, ma scivolò traditore sul pavimento, frantumandosi in mille pezzi.

Marco strinse gli occhi.

Aspettava di afferrarlo con la scopa, il panno, lo straccio o laspirapolvere, ma lesecuzione non arrivò. Aprì un occhio.

Giulia, seduta sul divano con le mani sul capo, disse:

Sono stanca di tutto questo, con dolore nella voce. In casa vivono quattro persone, due delle quali sono bambini!

Ma il più grande mucchio di rifiuti lo lasci te, uomo adulto, capace e non stupido!

Devi essere lesempio! Io scivolo, sempre a pulire dietro di te! Tazze ovunque, piatti, piattini! Carta delle caramelle che appare tra i cuscini del divano!

Briciole perennemente sul tavolo! Non abbiamo più scarafaggi, vero?

Comprerò una spugna! Michela, rispose Marco con tono di scusa, ma Giulia non lo sentì.

Nemmeno quando butti la spazzatura riesci a metterla nel secchio! È difficile vedere se è dentro o fuori? Se non è dentro, gettala! Non ti romperai la schiena se ti pieghi e raccogli!

Giulia posò le mani e guardò Marco negli occhi:

E quella tavoletta di cioccolato che hai dimenticato sotto il cuscino? Non ti perdonerò mai! Era la mia preferita!

Marco arrossì, vergognandosi. Il rimorso era amaro.

Giuli! esclamò. Giulietta!

La rabbia sulla faccia di Giulia si trasformò in determinazione:

Tra una settimana parto in vacanza! Per tre settimane! E con i bambini andremo da mia madre a Napoli. Se al nostro ritorno lappartamento sarà un porcile, divoro il matrimonio!

Non posso più sopportare! Per te finisco di pulire e subito inizio di nuovo!

Marco guardava la moglie terrorizzato.

Per ora, almeno le tazze metti al loro posto! E spazza le briciole! Per favore!

Marco fece subito ciò che Giulia aveva chiesto. Non credeva che fosse davvero partita con i figli per tre settimane, pensava fosse solo una minaccia.

Eppure partì! Aveva persino mostrato i biglietti di ritorno, comprati in anticipo. Tre settimane di solitudine orgogliosa lo attendettero, spaventandolo.

Giulia, prima di andarsene, mise ordine in casa e disse:

Se torni a trovare tutto così, potrai chiedere il divorzio! La mia pazienza è finita!

***

Gli uomini hanno unidea singolare di pulizia.

Ci sono quelli che mantengono ordine e sterilità, esigendo e creando da soli. Ma la maggior parte non mette la pulizia tra le priorità. E la pulizia è un concetto elastico.

Una fogliolina di carta, se non ferisce locchio, può restare fino al giorno di pulizia di primavera. O può essere spinta sotto il divano con un calcio.

La polvere sul televisore o sul monitor si spolvera solo quando la luce del sole la rende visibile, come se fosse un messaggio damore.

E la sabbia sul pavimento, se cammini scalzo, non disturba, finché non scivoli.

Piatti, tazze, forchette, coltelli e pentole che attendono al lavandino non meritano discussioni.

Qual è il senso di una lotta senza fine per un solo piatto? Meglio raccoglierli tutti, trasformandolo in una leggenda di Eracle, non in una semplice lavata!

Per quanto riguarda gli oggetti fuori posto, si può discutere per tutta la vita! Forse hanno cambiato indirizzo! Ma i pantaloni sulla sedia? Neanche a dirlo!

Marco era proprio uno di quegli uomini che non curano lordine. Per sua moglie, era quasi un maiale!

In realtà Marco sapeva cucinare, riparare e, quando gli veniva voglia, dare una mano in casa, quasi per gioco.

Il problema era che i desideri non sempre si coniugavano con la realtà. Voleva pulire il fornello, ma Giulia aveva già acceso qualcosa sul fuoco. Un impulso nobile veniva soffocato da pentole di rame.

Le sue spinte erano poco frequenti, e Giulia chiedeva impegno anche quando lui non ne aveva voglia. Così doveva farlo, anche se non cera nulla da fare.

Comunque, Marco era un ottimo marito. Lavorava bene, guadagnava quanto basta, amava la moglie e i figli, e concedeva piccoli extra. Lunico vizio era il videogame, ma Giulia sapeva sospenderlo quando necessario.

Quando Giulia faceva acquisti impulsivi, Marco rispondeva: Sei donna, è nella tua natura!. Quando arrivava a casa stanca, lui ascoltava, condivideva le lamentele, anche se non vedeva i colleghi.

La famiglia era buona, ma un ma la rovinava: latteggiamento di Marco verso la pulizia. Se lui non puliva, tutto ricadeva su Giulia, che doveva gestire anche due bambine che giocavano con papà, ma lasciavano il disordine a mamma.

Al limite, Giulia decise: o rieduchi Marco affinché rispetti lordine, o salva i suoi nervi e smette di lottare per una casa pulita.

Una settimana prima del ritorno, Giulia chiamò Marco:

Come va?

Bene, rispose Marco.

Hai una settimana! Ti avviso, se non hai ancora messo ordine, ci sono ancora tre settimane!

Marco confermò, ma Giulia continuò a chiamare ogni giorno, ricordandogli di sistemare prima del suo ritorno.

In verità, Giulia desiderava Marco, ma non più di una settimana di separazione dal loro matrimonio. Tre settimane sembravano infinite.

Alla fine, Giulia tornò da Napoli, lasciando i bambini al parco e raccontando lavventura ai suoi amici, poi salì sullappartamento

Marco, mi sorprendi! esclamò felice.

Non sorprende, Giulia! rispose Marco, serio. È come nella barzelletta!

Quale barzelletta? chiese Giulia.

Ho vissuto tre settimane da solo! Ho usato una sola pentola e una sola padella, lavandole prima di cucinare. Una sola forchetta e un solo cucchiaio, puliti prima di mangiare. Due tazze: una per il tè, una per il caffè. Li usavo finché non si sporcavano! Lacqua, la soda e i succhi li bevevo in bottiglie, che buttavo in strada per andare al lavoro! È quello che hai messo nella mia testa tutti questi anni!

E prima del suo ritorno ho passato laspirapolvere per tutta la casa! Pulito impeccabile!

E cosa vuoi dire? chiese Giulia diffidente.

Che il caos non è colpa mia! affermò Marco. E perché voi amate i dolci! Tu e i bambini!

Il cioccolatino che ancora mi rimproveri lhai nascosto quando eri a dieta! Io ho taciuto diplomaticamente.

Ma lasci sempre interruppe Giulia.

Se non mi ostacolassi, non avremmo problemi! replicò Marco.

Il giorno dopo, la casa era di nuovo un caos, ma Giulia iniziò a pulire consapevole che non era solo Marco il maiale.

Forse sono i bambini pensò. Dobbiamo coinvolgerli anche noi. Se loro spargono, la mamma pulisce; se loro puliscono, la mamma si riposa.

Nel silenzio della cucina, Giulia guardò Marco e capì che la felicità di una casa nasce dal rispetto reciproco e dallimpegno condiviso. Solo così, ogni piccolo gesto diventa un mattoncino di armonia.

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