La Storia Continua

Edoardo tornò in ufficio il giorno seguente, turbato. Nella sua mente riecheggiavano ancora gli eventi del mercato: le grida indignate della gente, lo sguardo della donna che gli era sembrato trafiggerlo fino allanima. Cercò di scacciare quelle immagini. “Non capiscono nulla. La vita è una lotta. I deboli cadono, i forti vincono.”

Ma la coscienza continuava a tormentarlo. Quegli occhi… gli sembravano così familiari. Ma da dove?

Il mattino dopo, il suo socio in affari, il signor Lombardi, entrò in ufficio con unespressione gelida.

“Edoardo, abbiamo un problema. Quella scena al mercato è finita su internet. Il video sta circolando ovunque. Migliaia di persone ti stanno insultando. Se non facciamo qualcosa, la reputazione della tua azienda sarà distrutta.”

“Cosa?!” ribatté Edoardo, ma quando vide sullo schermo del telefono la sua immagine mentre spingeva via quella donna fragile, impallidì. Il titolo era spietato: “Il milionario che umilia una madre affamata.”

“Se posso darti un consiglio,” proseguì Lombardi, “devi trovarla. Offrile denaro, una casa. Fallo davanti alle telecamere. Sembrerà un gesto di carità. È lunica possibilità che hai.”

Edoardo annuì, digrignando i denti. Odiava doversi giustificare, ma la sua reputazione valeva più di tutto.

Nel pomeriggio tornò al mercato. E lei era ancora lì, seduta nello stesso posto, con lo stesso cappotto logoro e la stessa tristezza negli occhi. Quando lo vide, non indietreggiò. Lo fissò in silenzio.

“Signora,” cominciò Edoardo con fredda cortesia. “Vorrei rimediare a quello che è successo ieri. Le offrirò del denaro. Un alloggio. Del cibo.”

La donna lo osservò a lungo, come se frugasse nella sua memoria. Poi sussurrò con voce tremante:

“Edoardino?”

Il cuore di Edoardo perse un battito. Quel nome così dolce, pronunciato solo da una persona. Sua madre.

“Cosa ha detto?” chiese, con la voce che gli tremava.

La donna intrecciò le dita rugose.

“Edoardino sei tu mio figlio”

Edoardo fece un passo indietro.

“È impossibile. Mia madre è morta. Ventanni fa.”

Gli occhi della donna si riempirono di lacrime.

“No, figlio mio. Sono viva. Tuo padre mi ha portato via da te quando avevi sei anni. Ti ho cercato per anni. Ho lavorato, ho scritto lettere, ma non ho mai ricevuto risposta. Alla fine, ho perso tutto mi è rimasta solo la speranza.”

Un nodo improvviso gli serrò il petto. Frammenti di ricordi affiorarono: il profumo di un sapone economico, una mano delicata tra i suoi capelli, le note di una ninna nanna. Non voleva crederle.

“È solo una farsa. Vuole i soldi,” ringhiò, ma la sua voce non era più sicura.

La donna lentamente infilò una mano sotto il cappotto ed estrasse una fotografia sgualcita. Un bambino sorridente, di circa sei anni, stringeva una macchinina giocattoloproprio quella con cui Edoardo era solito giocare. Accanto a lui, la donna, giovane e sorridente.

Ogni resistenza in Edoardo crollò. Le ginocchia gli tremarono.

“Dio mio” sussurrò. “Mamma e io ti ho respinta”

Le lacrime gli rigarono il volto. Il milionario che per anni aveva costruito il suo impero con un cuore di pietra ora era inginocchiato sulla strada, davanti a una donna povera e logorata.

“Perdonami” singhiozzò. “Non sapevo non ti ho riconosciuta”

Maria alzò una mano tremante e accarezzò il viso di suo figlio. Le sue dita erano fragili, ma il tocco era colmo damore.

“Non cè bisogno di perdono, Edoardino. Ho sempre saputo che un giorno mi avresti ritrovata. Il mio amore non è mai svanito.”

La gente intorno a loro si radunò in silenzio. Tutti videro il ricco uomo daffari cadere in ginocchio e abbracciare la madre che credeva perduta.

Qualche giorno dopo, i giornali titolarono: “Il milionario ritrova la madre senzatetto.” Ma a Edoardo ormai non importava più. La portò a casa, chiamò i medici, le preparò una stanza accogliente. Ma soprattutto, parlarono. Per ore. Maria raccontò degli anni passati sola, delle lotte, del dolore, della speranza di rivederlo.

Edoardo ascoltò, sentendo dentro di sé qualcosa che si ricomponeva. Quel vuoto che né il denaro né il successo avevano mai riempito, finalmente si placava.

Una sera, seduti in terrazza, Edoardo strinse la mano di sua madre.

“Sai, mamma, per anni ho pensato che la ricchezza desse senso alla mia vita. Ma ora ora capisco che non ho mai cercato i soldi. Ho cercato te.”

Maria sorrise, le lacrime le brillavano negli occhi.

“La famiglia, figlio mio, è ciò che dà senso a tutto. Non dimenticarlo mai.”

E in quel momento, Edoardo comprese veramente: tutto loro e tutti i palazzi del mondo non valgono una sola parolamamma.

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