**Diario Personale**
*Oggi è successo di nuovo.*
“Perché non apri la porta?” “Non voglio! E non lo farò. Gli ospiti devono avvisare prima di venire e, soprattutto, non frugare nei cassetti, nel frigorifero e negli armadi.” “Cosa significa che non lo farai? È mia madre! È venuta per me!” “Bene, allora salutala! Ma non nella mia casa.”
*Già, perché Vicky sapeva trovare un linguaggio comune con mia madre.*
“Se cominciassi a elencare in cosa il mio ex era migliore di te, ci vergogneremmo entrambi.” Lo dissi con una risatina nervosa, strofinando il tavolo della cucina. “Se eravate così felici con Vicky, allora perché hai rotto con lei?”
Vittorio si offese e si girò verso la finestra, lo sguardo cupo.
“Lo sai già come è andata”
“Lo so. Quindi non parlarmi della tua cara Vicky,” tagliai corto. “Altrimenti sarò la tua prossima ex.”
Ero davvero pronta a misure radicali.
Avevo conosciuto Vittorio quasi un anno fa, in compagnia di amici comuni. Conoscevo anche quella Vicky, anche se non eravamo vicine. Fu lei a portare Vittorio con sé quella sera. Poi, dopo qualche mese, sparì da ogni radar.
Una volta, Vittorio, ubriaco, mi raccontò di averla lasciata dopo averla scoperta a tradirlo. Aveva persino pianto. Allepoca lo trovai dolce: un uomo che non ha paura di mostrare i suoi sentimenti, che tiene allamore. Qualcosa in me scattò, il desiderio di consolarlo.
Capii poi che quel “qualcosa” era listinto materno, non certo linteresse romantico. Ma bastò per far nascere una relazione tra noi.
Allinizio andava tutto bene. Mi aspettava dopo il lavoro, mi accompagnava a casa, mi mandava messaggi dolci e si preoccupava che mi coprissi bene. Mi sentivo coccolata.
La prima preoccupazione arrivò quando mi scrisse Vicky.
“Ciao. Ho sentito che esci con Vittorio. Non sono affari miei, ma stai attenta. Lui e sua madre sono un duo inscindibile.”
Presi nota, ma pensai fossero sciocchezze. Lamore supera ostacoli ben peggiori. Dopotutto, se con una donna andava male, non significava che sarebbe andata così anche con unaltra.
“Grazie per lavvertimento, ma penso che ce la caveremo da soli,” risposi.
Non volevo continuare quella conversazione. Sembrava sleale verso Vittorio.
Lui, però, del mio comfort non si preoccupava affatto.
La prima volta che sua madre, Margherita, arrivò senza preavviso, rimasi quasi calma. Forse non capivano quanto fosse scomodo. Magari Margherita era solo preoccupata per il figlio e voleva vedere con chi viveva.
Spinsi Vittorio ad accoglierla, mi vestii in fretta, raccolsi i capelli in una coda e, ancora assonnata e con le occhiaie, uscii per conoscere la mia potenziale suocera. Che in quel momento stava già ispezionando i cassetti del comò in salotto.
“Ah, tutto in disordine,” disse Margherita con un sorriso condiscendente. “Poi vi ritroverete i calzini spaiati. Anna, facciamo colazione e ti insegno come piegare i vestiti senza stropicciarli.”
Invece di “buongiorno”. Dire che rimasi sconcertata è poco. Trovare una sconosciuta che frugava nella mia biancheria, nella mia casa, mi sembrò maleducato. Ma rispondere con la stessa moneta allinizio di una relazione mi pareva sbagliato, quindi tacqui.
“Poverina, che occhiaie!” continuò Margherita, compassionevole. “Dovresti farti degli impacchi di cetriolo. O meglio, controllare i reni. Unamica mia”
Sorrisi, annuii e fingevo interesse per le malattie di sconosciuti. Intanto sognavo di tornare a letto: erano appena le otto di mattina, era sabato, e io avevo deciso di dormire di più.
Illusa.
La visita di Margherita durò fino a sera. Ricevetti una valanga di critiche e consigli su come innaffiare le piante, pulire il bagno e lucidare i cucchiai.
Anche un po di pratica. Mi sentivo strizzata come un limone. E in tutto quel tempo, Vittorio non fece nulla per aiutarmi o per accennare a sua madre che volevamo riposare.
“Dimmi, tua madre è sempre così attiva?” chiesi quella sera, cauta.
Non mi opponevo a una grande famiglia, ma volevo un po di spazio.
“Sì, perché? Vuole solo fare amicizia,” disse Vittorio, alzando le spalle. “Prima vivevamo da lei, era divertente. Ora si annoia.”
“Spero non vivremo in tre” sospirai.
“Qual è il problema? Non ti piace mia madre?” si irrigidì. “Con Vicky andavano damore e daccordo.”
Tacqui. Vicky era otto anni più giovane e adorava leccare le scarpe. Certo che andavano daccordo.
Probabilmente conosceva tutte le amiche di Margherita per nome e diagnosi, stirava perfettamente le lenzuola e cucinava torte seguendo le ricette della suocera.
Io non avevo firmato per quella “felicità”. Avevo già un po di esperienza e sapevo che meno interferenze esterne ci sono in una coppia, meglio è. Ma Vittorio la pensava diversamente.
“Mia madre è molto socievole. Sa comunicare con chiunque.”
*Sì, ma non tutti ne sono felici*, pensai, ma non lo dissi.
Peggio ancora. Margherita tornò il giorno dopo, di nuovo di prima mattina. Questa volta ispezionò il frigorifero.
“Uova di gallina? Io a Vittorio cucinavo solo quelle di quaglia, fanno meglio agli uomini,” disse con aria importante. “Gli scaffali sono un po sporchi Dovresti lavarli.”
*Non mangio direttamente dagli scaffali*, pensai.
“Lo farò dopo, Margherita,” promisi. “Oggi volevamo riposare. È sabato”
Vittorio, tra laltro, stava già riposando. Dormiva beatamente mentre io ero costretta a intrattenere sua madre.
“Esatto! Il weekend è per cucinare e pulire,” dichiarò lei. “Prendi una spugna e un panno. Il prossimo sabato ti insegno a fare i tortellini come piace a Vittorio. Te li mangerai con gli occhi!”
Mi bloccai. Incrociai le braccia. Non avevo intenzione di obbedire agli ordini di unaltra per un secondo giorno di fila.
“Margherita, perché non mi chiami prima di venire? Così possiamo organizzarci.”
“Devo chiamare per venire da mio figlio?” si offese.
“Certo che no. Ma ora tuo figlio vive con me. Sarebbe bello se tutti rispettassimo i nostri spazi.”
“Con Vicky non cerano problemi,” commentò Margherita, stizzita.
“La madre del mio ex non si presentava alle sette di mattina,” ribattei. “E portava crostate di ciliegie. Buonissime. Vuoi la ricetta?”
Margherita cambiò espressione. Le rughe sulla fronte si fecero più profonde. Negli occhi brillò la rabbia.
“Pensaci bene, Anna. Nella mia famiglia, la civetta notturna non batte quella diurna.”
Se ne andò, ma mi lasciò con un peso sul cuore. Vittorio non mi ascoltava, sua madre entrava in casa nostra come se fosse la sua. E, soprattutto, nelle nostre relazioni aleggiava lo spettro di Vicky.
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