MXC – Tutti deridevano il povero portiere, ignari che era un miliardario in cerca del vero amore

Ciao tesoro, ti racconto una storia che ho sentito, tutta italiana, così ti sembra più vicina.

Cera una volta un ragazzo di nome Marco. Nessuno sospettava che dietro il suo aspetto di guardiano di un ingresso di una villa sul Po nascondesse un miliardario. Marco aveva deciso di vivere da uomo normale per capire se qualcuno potesse amarlo per quello che è, non per il denaro.

Stanco delle donne che gli sorridevano solo per il portafoglio, aveva abbandonato la sua villa, i vestiti firmati e il conto in banca, e si era messo a lavorare come cancelliere alla Villa del Fiume. Ogni giorno stava allingresso, guadagnava appena abbastanza per mangiare, e non si lamentava mai.

Vicino alla villa cera una piccola trattoria, Da Zaira, famosa per riso, fagioli, spezzatino e le patate fritte. La gestiva Zaira, una donna tosta ma dal cuore doro, insieme alla figlia Luna e alla nipote Violetta, che viveva con loro da bambina.

Violetta, dopo aver perso i genitori, era stata accolta dallo zio Antonio, ma la moglie lo trattava come una serva. Lavorava più di tutti, ma non si lamentava mai; la cucina era il suo rifugio. Un giorno, mentre Marco pranzava al tavolo, Violetta notò che il suo piatto era sempre senza carne. Allinizio pensò che non gli piacesse, poi si chiese se non avesse semplicemente poco denaro.

Una mattina, si avvicinò e chiese piano: Perché non compri mai la carne? Marco alzò lo sguardo, un po sorpreso, e rispose: Non ho i soldi. Il cuore di Violetta si strinse: Sei il guardiano, vero? Marco annuì. Ho appena iniziato, è dura. Violetta capì la fatica, perché anche lei laveva vissuta.

Quella sera non riuscì a smettere di pensare a quel guardiano che non poteva nemmeno permettersi un pezzo di carne. Il giorno dopo, di nascosto, mise un piccolo pezzo di carne sul piatto di Marco. Non dirlo a nessuno, sussurrò. Marco rimase sorpreso, poi assaggiò quella mordida: fu il gusto più ricco che avesse provato da tempo. Da quel momento, Violetta continuò a farlo, e Marco cominciò ad aspettare il pranzo non solo per il cibo, ma per vedere il sorriso di lei.

Quando la trattoria chiuse, Marco la aspettava fuori. Grazie, disse timidamente. Violetta rise: È solo carne. Marco ribatté: Non è solo carne, è gentilezza. Lei, scherzosa, rispose: Pagherai quando diventerai un guardiano ricco. Lui rise, toccato dalle sue parole, senza sapere chi era davvero.

Quella notte, mentre tornava alla sua piccola stanza, Marco sentì per la prima volta che qualcuno gli aveva dato qualcosa senza chiedere nulla in cambio. Il suo cuore, da anni chiuso, si era riscaldato.

Il giorno dopo, Violetta, rischiando, portò di nuovo il pezzo di carne. Ma proprio mentre lo faceva, Luna la sorprese. A chi lo dai? chiese. Violetta balbettò: Al guardiano, mi sento dispiaciuta. Luna la rimproverò, ma Violetta la trattenne, implorandola di non dirlo a zia Rosa. Luna, divertita, rispose: Ero convinta che rubassi la carne di mamma per un tipo!.

Lira di zia Rosa scoppiò subito. Violetta, cosa stai facendo? gridò, afferrando la nipote. Stai rubando la carne per un guardiano! Violetta provò a difendersi, ma Rosa la colpì forte, urlando: Sei una rottamata! e la trascinò fuori, minacciandola di rovinarle la vita se avesse più osato.

Portarono Violetta al cancello della villa. Marco, intento a controllare il registro degli ospiti, sentì i passi furiosi avvicinarsi. Quando vide Rosa scendere, rimase di stucco. Violetta! esclamò, ma lei, col volto sanguinante, lo guardò e sussurrò: Ti ho salvato una fetta di carne.

Marco non rispose, ma le pose una mano sul braccio. Non sei obbligata a farlo per me, disse dolcemente. Rosa lo trascinò via, lasciandolo al cancello, ferito ma ancora fiero.

Quella notte, Rosa raccontò tutto al marito, il signor Bianchi. Il fratello di Violetta, Antonio, infuriato, la minacciò di una frusta. Se non mi porti la sposa domani, sarai mia! urlò, mentre la frusta colpiva di nuovo la sua schiena. Violetta, in lacrime, implorò: Non è il mio ragazzo, lho solo aiutato! ma luomo la frustò ancora, urlando: Vergogna!

Tre giorni dopo, Marco, preoccupato per Violetta, decise di andare a casa sua. Bussò alla finestra, e una voce tremante rispose: Chi è?. Sono io. La finestra si aprì: Violetta era pallida, con gli occhi gonfi. Mi hanno rinchiuso, vogliono che sposi il capo del villaggio domani. Marco le strinse la mano, promettendo di salvarla.

Quella mattina, Marco tornò in auto, un lussuoso nero fiammante, e si fermò davanti alla casa di Violetta. Scese in un elegante completo, con orologio doro al polso, e tutti si girarono. Il padre di Violetta, sconvolto, si inginocchiò e chiese: Perché ci tradisci?. Marco, con voce ferma, rispose: Voglio sposare Violetta. Il padre scoppiò a ridere: Sei solo un falsario! Ho già pagato la dote al capo del villaggio!. Marco non si scompose, ma sapeva che ora poteva rivelarsi.

Un agente di polizia, che era in realtà figlio del Commissario, intervenne e riconobbe Marco: Sei il figlio del Commissario, non possiamo arrestarti. Il padre di Violetta, sconvolto, si inginocchiò di nuovo, implorando perdono. Alla fine, accettò di lasciar andare il matrimonio con il capo del villaggio.

Il giorno successivo, Violetta fu liberata dalla stanza dove era stata rinchiusa. Marco la abbracciò, e lei sussurrò: Pensavo di averti perso. Lui la rassicurò: Ti ho detto che sarei tornato. Poi, con un sorriso, le promise: Tra due giorni torno con la mia famiglia, preparati.

Il ritorno a casa fu pieno di tensione. La madre di Marco, Isabella, lo guardò con rabbia: Non vuoi sposare una povera orfana!. Marco, calmo, rispose: Lamore non ha prezzo. Il padre, Richard, lo sostenne: Io ci sono. Dopo una lunga discussione, Isabella ammise il suo errore e benedisse la loro unione.

Alla fine, il matrimonio fu una festa enorme, con luci dorate e fiori profumati. Violetta, in un abito bianco splendente, attraversò la navata sotto gli occhi di tutti. Marco la guardò, gli occhi pieni di lacrime, e pronunciarono i loro voti: Ti prendo come mia moglie, Violetta. Il sacerdote, con un sorriso, li benedisse e li lasciò scambiarsi un bacio dolcissimo.

Dopo il matrimonio, Marco guidò la sua azienda con onestà, e Violetta aprì una fondazione per orfani e famiglie in difficoltà. Luna, la sorella di Violetta, divenne assistente sociale, aiutando giovani donne a sfuggire alla violenza. Isabella, la madre di Marco, divenne la più grande sostenitrice di Violetta, trattandola con il rispetto che meritava.

E così, caro amico, la loro storia ci ricorda che lamore vero supera ricchezze, status e qualsiasi ostacolo. Ti abbraccio forte, a presto!

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