Giorgio? Tatiana Vasile guardava il vicino con sorpresa. Sei a casa? Pensavo fossi a Roma. Lara mi aveva detto che vi sareste cambiati solo fra due settimane.
Sto un po ammalato mormorò Giorgio Serafini, chiudendo la porta e voltandosi verso la signora accanto.
È qualcosa di serio? chiese lei premurosa.
Che cosa, davvero? scoppiò Giorgio, sbuffando. Ho tossito un paio di volte e mi hanno fatto il grande drama! Vai via, potresti contagiare il bambino! Così sono tornato. Lara ha dovuto pagare il conto da sola. È scappata di notte.
E quanto tempo pensate di continuare così? incise la vicina con una punta dironia. Non vi state stancando?
Che intende? il volto di Giorgio si incrinò.
Lui non amava chi gli chiedeva della famiglia, ma stavolta non poté trattenersi.
A turni, come al lavoro!
Ah, ma Giorgio, che centra il lavoro a turni? gli strizzò gli occhi. Non siamo mica in una fabbrica. Per noi è una gran gioia.
GIOIA? ribatté la signora. Vi vedo quasi sommersi, quasi annegati! Smettetela a farvi i simpaticoni, altrimenti nessuno vi apprezzerà!
***
La figlia di Giorgio e Lara, Luna, da quasi un anno dopo la laurea cercava disperatamente un impiego nel suo campo. Sempre qualcosa non tornava: o era troppo lontano, o lo stipendio era una briciola, o semplicemente non le piaceva.
I genitori la rassicuravano: Troverai quello che cerchi, tesoro.
Il tempo passava, ma il lavoro dei sogni rimaneva tale.
Allora Luna decise di trasferirsi a Roma. Unamica del corso aveva trovato un posto lì e le propose di andare insieme: Cè ancora qualche vaga, due è meglio di una, così non è così spaventoso.
I genitori non furono contenti. Credevano che a casa potesse sistemarsi tranquillamente. Basta aspettare.
In più Luna non aveva mai vissuto da sola, e lidea di pagare un affitto le sembrava un lusso. Chi la reggerà?, chiedevano. E per quanto tempo?
Nonostante le mille ragioni di Giorgio e Lara, Luna promise di telefonare ogni giorno e di tornare spessospesso, e partì per Roma.
Trovò lavoro decente. Lalloggio non fu un problema: lhoteldormitorio delluniversità le fu assegnato, un sogno che non aveva nemmeno immaginato.
Allinizio tornava spesso, ma col tempo le visite si fecero più rare e le telefonate si limitarono a qualche chiamata.
A Roma fu loccasione di innamorarsi. Iniziò una storia turbolenta con Matteo, un romano dal sorriso largo. Presto parlarono di matrimonio.
Giorgio e Lara erano al settimo cielo: la figlia, in segreto, aveva annunciato di aspettare un bambino.
***
Il matrimonio fu celebrato, e i novelli sposi affittarono un appartamento. Matteo rifiutò categoricamente di vivere con i genitori; i suoceri, offesi, non protestarono più. Se vuoi indipendenza, vivila. Ma non contare su di noi.
Matteo rispose con un sorrisetto:
E non conto su nessuno!
Luna, in un momento di tenerezza, gli chiese:
Perché così? Sono i tuoi genitori. Non sai mai cosa può succedere.
Matteo la abbracciò:
Non temere! Andrà tutto bene.
E così fu. Il lavoro andava a gonfie vele, la gravidanza procedeva senza intoppi. Luna andò in congedo di maternità e diede alla luce una bambina sana e dolcissima.
Nonni e nonne si innamorarono della piccola, e i suoceri romani la visitavano ogni settimana. I genitori di Luna venivano quando potevano: il papà era a un anno dal pensionamento, la mamma ancora a cinque anni dal suo.
Tutto era sereno, finché Matteo perse il lavoro. In realtà non lo perse, ma lo lasciò da sé convinto di trovare subito unofferta migliore. Nessuno lo prese. Lultimo minuto lofferta andò a un collega.
Il colpo è stato duro, ma la reazione di Matteo fu ancora più sorprendente. Si chiuse in se stesso, iniziò a bere, divenne irritabile, scontento, rancoroso verso il mondo intero. Cadde in una profonda depressione, costretta a ricovero.
Luna si trovava sospesa fra il marito e la bambina, e Matteo, a volte, chiedeva più attenzioni della piccola Veronella di due anni.
E poi cera la suocera
Luna, hai abbandonato mio figlio, non ti prendi cura di lui, eppure ti siedi sulla sua vita!
Luna, stupefatta, rispose:
Ma io sono in congedo!
La suocera non mollò:
Allora smettila di stare a casa! La bimba ha due anni, dovresti lavorare! Vuoi vivere tutta la vita a spese nostre?!
Luna non capiva se la donna fosse davvero così o solo recitasse. Matteo era disoccupato da sei mesi; vivevano con gli assegni di maternità e i pochi risparmi per comprare casa. Eppure la suocera la rimproverava per un pezzo di pane!
Luna sopportò, ma raccontò tutto ai genitori.
Giorgio e Lara ascoltarono e le consigliarono di cercare una scuola materna, per sicurezza.
Prima di tutto ci vorrà tempo disse la madre.
E se la suocera ha sollevato la questione, è poco probabile che si tiri indietro aggiunse il padre.
Ma Veronella è ancora piccolissima! singhiozzò Luna. Quale scuola?
Ti ricordi quando ti abbiamo affidato al nido a un anno e mezzo? sorrise Lara. E guarda dove sei ora!
Luna scoppiò in lacrime:
Allora potevamo farlo prima! E adesso mi chiedi di traumatizzare la bambina per il capriccio di una nonna
Giorgio intervenne:
Se serve, ti aiuteremo. Faremo quello che possiamo
Lara, ascoltando, pensò: «Cosa possiamo fare noi, a 700km di distanza?»
***
Il se necessario arrivò prima del previsto. Un posto in nido fu disponibile rapidamente. Luna comunicò al capo che sarebbe tornata al lavoro fra un mese.
Proprio allora Matteo trovò un nuovo impiego.
Rimaneva solo abituare Veronella al nido
***
Le regole erano semplici: la prima volta portare la bambina per unora, poi due, poi fino a mezzogiorno. Sembra facile, ma la realtà fu unaltra.
Appena vedeva ledificio, Veronella iniziava a urlare a squarciagola, non a piangere. Lo faceva per tutta la settimana.
Nel spogliatoio taceva qualche minuto, ma al primo segnale che la mamma se ne andava, il pianto riprendeva a pieno volume.
Provarono a farla accompagnare da Matteo, ma lo stesso risultato. Anche i genitori, insieme, la portavano, la rassicuravano, promettevano dolci. Niente.
Alcune volte la lasciavano da sola sperando che si calmasse; niente.
Gli educatori, esausti, dissero:
Non preoccupatevi, succede. Tornate tra due mesi, quando sarà più grande. Il posto lo teniamo.
Luna, a fine giornata, sbottò:
Dici tra due mesi, ma devo tornare al lavoro! Ho chiesto questo posto, non per divertimento!
Matteo rispose:
Non è giusto tormentare la bambina.
Luna, improvvisamente, trovò una soluzione:
I vostri genitori sono pensionati! E abitiamo vicino! Che ne dite se li facciamo andare al nido con Veronella per qualche giorno?
Matteo, dubbioso, promise di parlarne.
***
I nonni, ricordando a Matteo che doveva risolvere i suoi problemi, accetterono di alternarsi nel portare Veronella al nido. Miracolosamente, la bambina entrò nella classe senza lamenti, salutò con la mano e si sedette tranquilla.
Il pomeriggio, però, quando era ora di dormire, Veronella si rifiutava di coricarsi. Gli educatori chiamarono la nonna, che veniva di corsa, o il nonno, che correva anchegli; il sistema si sistemò in fretta e Veronella rimase felice fino alle 12:00, quando i genitori la riprendevano.
Con il tempo, però, i genitori di Matteo si lamentarono:
Dobbiamo stare sempre attenti, altrimenti il sangue sale! Io ho pressione, lui ha la schiena
E la suocera, infuriata, sbottò:
Non è un grazie! Guardate come ci hanno ricompensati per aver curato il bambino un anno intero!
Luna, cercando di calmare la tensione, disse:
Era solo qualche mese, e lidea era vostra: mandare Veronella al nido. Se non lavessimo fatto, sarebbe rimasta a casa e non avremmo avuto problemi.
La suocera, agitata, prese il marito per mano e corse verso lingresso.
***
Una sera, Matteo chiuse la porta dietro i genitori, guardandosi intorno perplesso.
Non so cosa fare, disse Luna, forse dovrò lasciare il lavoro.
Matteo rispose:
Non è una soluzione.
Allora?
Portare Veronella al nido e lasciarla fino a sera.
E il giorno dopo? Tu la porterai tu?! Non parteciperò!
Ma tutti vanno al nido senza problemi!
La nostra bambina non è tutti!
Luna scoppiò a piangere. Proprio in quel momento telefonò sua madre.
Luna raccontò tutto:
Domani vengo io! promise Lara, in ferie, pronta a venire a dare una mano. Abbiamo un mese di tempo, vediamo cosa succede.
Luna, come una bambina, batté le mani:
Domani arriva la mamma! Siamo salvate!
Matteo rise:
È ora di conoscere la suocera! Spero andrà tutto bene.
Luna sorrise:
Ho una suocera fantastica, troverà una soluzione.
***
Lara, come sempre, trovò un piano. Disse che lei e il papà avrebbero alternato le visite per prendersi cura di Veronella, dato che non potevano farlo i genitori.
Non ti arrabbiare, Luna, disse, accarezzando il figlio di Matteo, letà è solo un numero. Quando lavrete, sarà già una bambina grande, quattro anni!
Così fu. La mattina Lara accompagnò Veronella al nido; la bambina rimase serena, e alle 12:00 qualcuno chiamò Lara per dire che era ora di ritirarla.
***
Negli ultimi mesi, Lara e Giorgio si sono spostati a Roma, alternandosi ogni due settimane. A volte Giorgio resta più a lungo: è in pensione, è libero, porta Veronella al nido, la ritira a mezzogiorno e attende che arrivino i genitori dal lavoro.
Ogni sera esce per passeggiare per Roma. Non è che le voglia la moglie, è solo che non sopporta di vedere i giovani che non sanno più come si costruisce una vita.
Non fanno nulla, commenta a Lara quando la vede per un giorno. Non puliscono, non cucinano, ordinano cibo. Veronella guarda solo cartoni schifosi e fa capricci. Parlare è inutile. Hanno sempre ragione. E tu come la sopporti?
Io mi distraggo, sospira Lara. Lavoro, faccio il bucato, pulisco, cucino. Che possiamo fare? I giovani di oggi sono un altro mondo. Veronella è una poverina non riesco a immaginare la sua vita senza di noi.
Quando andrà a scuola?
Non lo so, sospira Lara.
***
Tatiana Vasile confidò a Lara tutto il suo punto di vista, sperando di ottenere supporto e comprensione. Invece, la ex insegnante reagì con rabbia:
Non sei una cattiva suocera, ma manipoli il bambino! Come se la piccola non volesse stare al nido! Basta, la lasciate al mattino, un giorno piange, il giorno dopo capisce e smette di farlo!
Lara ribatté:
Non lo posso fare, mi dispiace per lei.
Dispiace? È stata la vostra colpa! Se i vostri suoceri fossero più attivi, la bambina non avrebbe questi problemi. E quando andrà alle elementari? Vi siedete accanto al banco? Non approvo i vostri metodi, cambiate prima che sia troppo tardi.
Tatiana, infine, rivolse la sua attenzione a Giorgio:
Vuoi mettere ordine nella tua famiglia?
Giorgio, un po perplesso, rispose:
Ordine?
Tatiana continuò:
La nipote è una piccola regina, la figlia usa i genitori a suo piacimento, il genero ti ha scaricato la responsabilità, e tu, vecchio, viaggiate ogni due settimane per 700km, mentre osservi tutto senza intervenire.
Ti hanno cacciato di casa per aver tossito? Chi lha cacciato? La tua stessa figlia?
Tatiana, senza esitazione, concluse:
Forse è il momento che chi ha scaricato le responsabilità torni a prenderle. Cosa ne pensi, Giorgio, non hai nulla da dire?
Giorgio, con un sorriso stanco, replicò:
Sto zitto perché non è affare mio. Non ho chiesto il tuo consiglio, non ne ho ricevuto.
Tatiana rimase ferma, mentre Giorgio, più tranquillo, aggiunse:
Non ci sono limiti al nostro amore per la figlia e per la nipote. Non conosciamo confini. Facciamo quello che possiamo, finché possiamo.
E con unultima occhiata, Giorgio scese lentamente le scale, lasciando Tatiana a rimuginare sul suo ruolo.





