La porta rimane chiusa
Mamma, apri la porta! Mamma, ti prego! I pugni del figlio battevano con violenza la superficie metallica, tanto che sembrava dovesse saltare dai cardini. Lo so che sei in casa! La macchina non è nel cortile, quindi non sei uscita!
Ginevra Maria stava seduta con le spalle alla porta, stringendo tra le mani una tazza di tè freddo. Le dita le tremavano così forte che la porcellana tintinnava sul piattino.
Mamma, che succede? La voce di Alessandro suonava sempre più disperata. I vicini dicono che da una settimana non fai entrare nessuno! Neanche Laura!
Al nome della nuora, Ginevra Maria fece una smorfia. Laura. La preziosa Laura, per cui era disposto a tutto. Anche a quello che era successo giovedì scorso.
Mamma, chiamo il fabbro! la minacciò Alessandro. Spaccheremo la serratura!
Non osare! gridò finalmente Ginevra Maria, senza voltarsi. Non osare toccarla!
Mamma, ma perché? Che è successo? Parla con me!
Ginevra Maria chiuse gli occhi, cercando di raccogliere i pensieri. Come spiegare al figlio ciò che aveva sentito? Come dirgli ciò che aveva intuito per caso, mentre era nella sala dattesa della clinica?
Mamma, ti prego La voce di Alessandro si fece più sommessa, supplichevole. Sono preoccupato per te. Anche Laura è preoccupata.
Laura è preoccupata. Sicuro. Probabilmente teme che i suoi piani vadano in fumo.
Vattene, Alessandro. Vattene e non tornare.
Mamma, stai male? Hai la febbre? Devo chiamare un dottore?
Non ho bisogno di un dottore. Ho bisogno che mi lasci in pace.
Ginevra Maria si alzò e si avvicinò alla finestra. Nel cortile, Alessandro parlava al telefono. Probabilmente stava dicendo a Laura che sua madre stava facendo i capricci di nuovo.
Il figlio alzò lo sguardo e la vide. Le fece segno che sarebbe salito. Lei indietreggiò e si sedette di nuovo sulla poltrona.
Dopo un minuto, bussò di nuovo.
Mamma, sono io con Laura. Apri, ti prego.
Ginevra Maria strinse i denti. Quindi laveva portata. La moglie, che così diligentemente pianificava il loro futuro.
Ginevra Maria si sentì la voce dolce della nuora , sono Laura. Apri, ti prego. Alessandro è molto agitato.
Che brava attrice. Cambiava tono quando serviva.
Ti ho portato da mangiare continuò lei. Latte, pane, torta alle noci, come piace a te.
Torta alle noci. Ginevra Maria sorrise amaramente. Un mese fa, Laura aveva scoperto che la suocera adorava la torta alle noci e da allora gliela comprava sempre. Che brava nuora.
Ginevra Maria, dicci almeno qualcosa la voce di Laura sembrava preoccupata. Siamo in pensiero.
Siete in pensiero ripeté Ginevra Maria, ma così piano che non la sentirono.
Mamma, non me ne vado finché non apri! dichiarò Alessandro. Resterò qui tutta la notte, se necessario!
Sapeva che non scherzava. Era sempre stato testardo, fin da bambino. Se si metteva qualcosa in testa, non mollava.
Bene disse infine. Ma solo tu. Da solo.
Cosa? Alessandro non capì.
Laura deve andare a casa. Parlerò solo con te.
Sentì i loro sussurri nel corridoio.
Mamma, ma perché? Anche Laura è preoccupata.
Perché lo dico io. O vieni da solo, o nessuno dei due.
Altri sussurri, poi la voce di Laura:
Va bene, Ginevra Maria. Me ne vado. Alessandro, chiamami quando sai qualcosa.
Aspettò che i passi si perdessero sulle scale, poi si avvicinò lentamente alla porta e girò la chiave.
Alessandro irruppe in casa come un uragano, la abbracciò e la scrutò con preoccupazione.
Mamma, sei dimagrita! Sei pallida! Che è successo? Ti sei ammalata?
Non sono stata male si liberò dalle sue braccia ed entrò in cucina. Vuoi del tè?
Sì si sedette a tavola, fissandola. Dimmi che succede. Perché ti chiudi in casa da una settimana?
Ginevra Maria mise la teiera sul fornello e si voltò verso di lui.
Perché dovrei aprire la porta? Che bene potrei aspettarmi?
Mamma, che centra? Non puoi stare sempre chiusa in casa. Devi fare la spesa, andare dal dottore…
La vicina Anna ci va per me. Le lascio la lista e i soldi. E dal dottore non ci vado.
Perché no?
Versò acqua bollente nelle tazze, aggiunse zucchero.
Perché lultima volta ho sentito cose che avrei fatto meglio a non sapere.
Alessandro aggrottò la fronte.
Che hai sentito?
Tua moglie. Parlava al telefono con unamica. Non sapeva che io fossi lì.
Che diceva?
Si sedette di fronte a lui e lo fissò negli occhi. I suoi occhi, uguali a quelli di suo padre buoni, sinceri. Ma questuomo era capace di una cosa del genere?
Parlava di come avrebbero venduto il mio appartamento. Di come mi avrebbero messa in una casa di riposo. Di come avrebbero speso i soldi.
Alessandro impallidì.
Mamma, hai capito male. Laura non farebbe mai…
Ho capito perfettamente lo interruppe. Parola per parola. E diceva: Alessandro è già daccordo. Dice che sua madre non può vivere da sola, è pericoloso alla sua età. La porteremo in una buona casa di riposo, venderemo lappartamento. I soldi ci serviranno per lanticipo.
Mamma, io non ho mai…
Non interrompermi! alzò la voce. E poi ha aggiunto: Fortuna che la suocera è mite, non sospetta nulla. Crede che le vogliamo bene. Ma ci sta solo intralciando.
Alessandro stava con la testa bassa. Strinse i pugni.
Mamma, ti giuro, non sono mai stato daccordo con una cosa del genere. Laura può sognare a occhi aperti.
Sognare? rise amaramente. Allora perché descriveva tutto con tanti dettagli? La casa di riposo, lappartamento…
E così, con il cuore pesante ma sereno, Ginevra Maria continuò la sua serata da sola, sapendo che, qualunque fosse la scelta di suo figlio, avrebbe conservato la sua dignità e la sua casa fino allultimo istante.





