Zio, portami via la mia sorellina, non ha mangiato da giorni dice il bambino con la voce spezzata dal pianto.
Per favore, zio prendi la mia sorellina. È davvero affamata
Quella voce fragile, che riesce a farsi sentire tra il frastuono della strada, ferma Marco allimprovviso. Sta correndo anzi, sta quasi volando, come se un nemico invisibile lo inseguisse. Il tempo stringe: milioni di euro dipendono da una decisione che deve prendere subito nella riunione odierna. Da quando Rita, sua moglie, è scomparsa, il lavoro è diventato lunico senso della sua vita.
Ma quella voce
Marco si volta. Davanti a lui cè una bambina di circa sette anni, sottile, sporca, gli occhi gonfi di lacrime. Nelle mani stringe un piccolo fascicolo, da cui spunta il volto di un neonato. Una bambina avvolta in una coperta logora piange a voce flebile, mentre il fratellino la stringe al petto come lunica difesa in quel mondo indifferente.
Marco esita. Sa che non può perdere tempo, deve andare avanti. Eppure il semplice per favore del bambino colpisce una parte profonda della sua anima.
Dovè la mamma? chiede dolcemente, sedendosi accanto al piccolo.
Ha promesso di tornare ma da due giorni non è più tornata. Aspetto qui, sperando che arrivi risponde il ragazzo, la voce tremante come la mano.
Il suo nome è Matteo. La sorellina si chiama Loredana. Sono rimasti completamente soli. Nessuna nota, nessuna spiegazione, solo una speranza a cui il settantenne si aggrappa come un uomo che affoga aggrappa una cannuccia.
Marco propone di comprare del cibo, chiamare la polizia, avvertire i servizi sociali. Ma alla sola parola polizia Matteo sobbalza e sussurra con dolore:
Per favore, non portateci via. Porterebbero via Loredana
In quel momento Marco capisce che non può più allontanarsi.
Nel bar più vicino Matteo divora un panino, mentre Marco, con cautela, nutre Loredana con una miscela acquistata in farmacia. Qualcosa di dimenticato da tempo comincia a risvegliarsi dentro di lui, qualcosa che giaceva sotto un guscio freddo.
Chiama il suo assistente:
Annulla tutti gli appuntamenti di oggi e di domani.
Poco dopo arrivano i carabinieri, il Commissario Rossi e la Commissario Bianchi. Domande di rito, procedure standard. Matteo stringe la mano di Marco con un sorriso forzato:
Non ci porterete al rifugio, vero?
Marco non si aspettava quelle parole:
Non vi porterò via. Lo prometto.
Nel reparto si avviano le formalità. Si unisce Lara Petrini, una vecchia amica e assistente sociale esperta. Grazie a lei liter è rapido: affidamento provvisorio.
Solo fino a quando non troveranno la mamma ribadisce Marco a sé stesso. Solo temporaneamente.
Porta i bambini a casa sua. In macchina regna un silenzio tombale. Matteo tiene stretta la sorella, senza fare domande, sussurrandole parole dolci e rassicuranti.
Lappartamento di Marco li accoglie con spazi ampi, tappeti soffici e grandi finestre che regalano una vista panoramica su tutta Milano. Per Matteo è come una favola: mai tanto calore e conforto aveva provato.
Marco si sente smarrito. Non capisce nulla di pappe, pannolini e della routine infantile. inciampa nei tessuti, dimentica quando nutrire, quando mettere a dormire.
Ma Matteo è al suo fianco. Silenzioso, attento, teso. Osserva Marco come se fosse uno sconosciuto che potrebbe svanire in un attimo, ma lo aiuta: culla delicatamente la sorella, le canta una ninna nanna, la mette a letto con la tenerezza di chi lha fatto mille volte.
Una sera Loredana non riesce a dormire. Si dimena nel lettino, cercando un posto dove sistemarsi. Matteo la prende tra le braccia e, piano piano, le intona una melodia. Dopo pochi minuti la bambina si addormenta serenamente.
Sei davvero bravo a calmarla commenta Marco, guardandolo con calore.
Ho imparato da solo risponde il ragazzo, senza rancore né lamentele, come se fosse un semplice fatto della vita.
Allimprovviso squilla il telefono. È Lara Petrini.
Abbiamo trovato la mamma. È viva, ma sta facendo una riabilitazione per dipendenza da sostanze; è in condizioni difficili. Se completerà il percorso e dimostrerà di poter prendersi cura dei bambini, le saranno restituiti. Altrimenti lo Stato prenderà laffido o tu.
Marco resta in silenzio. Dentro qualcosa si stringe.
Puoi formalizzare laffido, o addirittura adottarli, se è davvero quello che desideri.
Non è certo di volersi trasformare in padre, ma sa una cosa: non vuole perderli.
Quella sera Matteo si siede in un angolino del salotto e disegna con la matita.
Che cosa succederà a noi? chiede, senza staccare gli occhi dal foglio. Nella sua voce cè paura, dolore, speranza e il timore di essere di nuovo abbandonato.
Non lo so risponde Marco sinceramente, sedendosi accanto. Farò tutto il possibile per tenervi al sicuro.
Matteo tace un attimo.
Ci porteranno via di nuovo? Ti toglieranno la casa?
Marco lo avvolge in un abbraccio forte, senza parole. Vuole trasmettere con la sua forza che non è più solo, che non lo sarà mai più.
Non vi lascerò, lo giuro. Mai.
In quel momento capisce che quei bambini non sono più un caso. Sono diventati parte di lui.
Il giorno dopo Marco chiama Lara:
Voglio diventare il loro tutore legale, a tutti gli effetti.
Il percorso è complesso: controlli, colloqui, visite a domicilio, domande infinite. Marco supera tutto, perché ora ha una vera motivazione: Matteo e Loredana.
Quando laffido temporaneo si trasforma in qualcosa di permanente, Marco decide di trasferirsi. Compra una casa fuori città, con giardino, spazio, canti degli uccelli al mattino e lodore dellerba dopo la pioggia.
Matteo fiorisce. Ride, costruisce fortezze di cuscini, legge ad alta voce, porta i suoi disegni e li appende con orgoglio sul frigorifero. Vive davvero, libero, senza paura.
Una sera, mentre lo mette a letto, Marco lo copre con la coperta e accarezza delicatamente i suoi capelli. Matteo lo guarda dal basso verso lalto e sussurra:
Buona notte, papà.
Marco sente un calore profondo dentro, gli occhi si riempiono di lacrime.
Buona notte, figlio mio.
In primavera avviene ladozione ufficiale. La firma del giudice sancisce lo stato, ma nel cuore di Marco tutto è già deciso da tempo.
La prima parola di Loredana, Papà!, vale più di qualsiasi successo professionale.
Matteo fa amicizie, si iscrive al calcio, a volte porta a casa gruppi di bambini rumorosi. Marco impara a intrecciare le trecce, a preparare colazioni, ad ascoltare, a ridere e a sentirsi di nuovo vivo.
Non aveva mai pianificato di diventare padre, non lo cercava, ma ora non può immaginare la sua vita senza di loro.
È stato difficile, è stato inaspettato.
Ma è stato il dono più bello che gli è capitato.





