Non volevo vivere con la nuora, ma alla fine ho dovuto

**Diario di un uomo**

Non volevo vivere con mia nuora, ma alla fine non ho avuto scelta. Maria Rosa si asciugò le mani sul grembiule e controllò ancora una volta il forno. La crostata di mele era dorata da un lato, ma non ancora del tutto pronta. E fuori, nel cortile, il cancello cigolò era Nina, mia nuora, che rientrava con mio figlio e il nipotino.

“Nonna!” gridò Luca, il piccolo di quattro anni, e Maria Rosa non poté fare a meno di sorridere. Per quella vocina avrebbe sopportato qualsiasi cosa, perfino la presenza ingombrante di Nina.

“Mamma, sei stata di nuovo tutto il giorno ai fornelli?” Matteo, mio figlio, entrò in cucina, mi baciò sulla guancia e allungò subito la mano verso la torta calda.

“Lavati le mani!” gli sgridai, colpendolo dolcemente sulle dita.

“Maria Rosa, avevamo detto che oggi avresti riposato,” intervenne Nina, apparendo sulla soglia con le buste della spesa. “Era tutto concordato: stasera cucino io.”

Maria Rosa strinse le labbra. Eccola lì, di nuovo a dirle come comportarsi in quella che era stata casa sua.

“Riposo quando preparo da mangiare,” rispose seccamente. “E poi, cosa cè di male se voglio far contento il nipotino?”

Nina sospirò e iniziò a sistemare la spesa in silenzio. Matteo lanciò unocchiata di rimprovero alla madre, come a dire: “Ecco, ricominci?” Maria Rosa fece finta di non vedere.

“Luca, vieni a lavarti le mani, prepariamo il tè con la torta della nonna,” chiamò il bambino, ignorando deliberatamente Nina.

Eppure, una volta, la sua vita era diversa. La sua casa, dove comandava lei. Le amiche che venivano il sabato per un caffè, i suoi amati gerani sul balcone, le serate davanti alla tv con una coperta sulle gambe. Ma tutto era cambiato quella maledetta notte dellincendio.

Maria Rosa ricordava ancora lodore del fumo, le urla dei vicini, le sirene dei pompieri. Era rimasta in strada, avvolta in una giacca prestata, a guardare le fiamme divorare trentanni della sua vita.

“Non preoccuparti, mamma,” le aveva detto Matteo, stringendole le spalle. “Stai con noi finché non sistemiamo tutto con lassicurazione.”

Quel “stai con noi” si era trasformato in mesi. Il piccolo bilocale di Matteo, Nina e Luca era diventato il suo rifugio forzato. Dormiva su un letto pieghevole in salotto, lo ripiegava ogni mattina, e si sentiva sempre fuori posto.

“Nonna, ti aiuto io con limpasto!” Luca tornò con le mani bagnate e gli occhi pieni di entusiasmo.

“Unaltra volta, tesoro,” sorrise Maria Rosa. “La torta è già pronta, vedi?”

“Ma io voglio cucinare adesso!”

“Non oggi, Luca,” intervenne Nina. “La nonna è stanca. E poi, è quasi ora di cena.”

Maria Rosa le lanciò unocchiata torva. Eccola, di nuovo a decidere per lei.

“Non sono per niente stanca,” ribatté. “E posso passare tutto il tempo che voglio con mio nipote.”

“Mamma,” Matteo si passò una mano sulla fronte, esausto. “Non ricominciamo”

“Che cosa ho detto di male?” Maria Rosa alzò le braccia. “Non ho diritto di stare con mio nipote?”

“Certo che lo hai,” rispose Nina con calma, anche se Maria Rosa vedeva le nocche delle sue dita diventare bianche mentre stringeva il cartone del latte. “Però abbiamo dei ritmi per Luca. Te li ricordi?”

“È mio nipote!” Maria Rosa sentì la solita rabbia salirle dal petto. “Io so cosa è meglio per lui. Ho cresciuto mio figlio, e guarda comè diventato.”

“Mamma!” Matteo sbatté una mano sul tavolo. “Basta così!”

Nina uscì senza dire una parola. Luca si strinse alla nonna, spaventato, e Maria Rosa sentì le lacrime salirle agli occhi.

Non sarebbe mai andata a vivere con loro di sua spontanea volontà. Mai. Ma non aveva scelta. I soldi dellassicurazione erano bastati appena per pagare il mutuo della casa andata in fumo. Con la pensione, non poteva permettersi un altro appartamento.

“Matteo, non volevo” sussurrò. “È solo che è difficile. Sono stata padrona della mia vita per tanti anni, e adesso”

“Lo so, mamma,” sospirò lui. “Ma devi capire che questa è anche casa di Nina. E lei è la madre di Luca. Ha il diritto di decidere.”

Era una discussione che andava avanti da mesi. Maria Rosa pensava che Nina fosse troppo severa: niente videogiochi più di unora al giorno, cartoni animati solo a certi orari, dolci solo dopo pranzo. Una tortura, secondo lei.

“Vado a vedere come sta Nina,” disse Matteo, lasciando la cucina.

Maria Rosa rimase sola. Si sedette lentamente, nascondendo il viso tra le mani. Quanto era stanca di queste liti, di doversi adattare alle regole degli altri, di sentirsi un peso.

Quella sera, mentre Luca dormiva e Matteo lavorava al computer, Nina bussò alla porta del bagno, dove Maria Rosa si pettinava davanti allo specchio.

“Posso?” chiese la nuora, socchiudendo la porta.

“Entra,” rispose Maria Rosa, poco convinta. “Ti serve qualcosa?”

“Volevo parlare.”

Maria Rosa si irrigidì. Lultima cosa che voleva era un altro litigio.

“Maria Rosa,” iniziò Nina, sedendosi sul bordo della vasca. “Capisco quanto sia difficile per te. Davvero. Ma cerca di capire anche me. Luca è mio figlio.”

Maria Rosa stava per rispondere male, ma si fermò vedendo il viso di Nina riflesso nello specchio. Stanco, segnato da una ruga di preoccupazione tra le sopracciglia. Gli occhi non erano arrabbiati, solo esausti.

“Lo so,” disse allimprovviso. “So che sei una brava madre. È solo che mi sembri troppo rigida.”

“Forse,” ammise Nina con un sorriso debole. “Ma Luca è allergico al cioccolato, e tu glielo dai lo stesso. E il pediatra ha detto di limitare i dolci per il suo stomaco. Non sono capricci miei.”

Maria Rosa arrossì. Era vero, spesso riempiva Luca di cioccolatini di nascosto, convinta che i divieti fossero assurdi.

“E poi lavoro il doppio per mettere da parte i soldi,” aggiunse Nina a voce bassa. “Per un trilocale. Così avrai una stanza tua, non più quel letto in salotto.”

Maria Rosa rimase immobile, la spazzola ancora in mano.

“Cosa?”

“Matteo e io stiamo risparmiando da sei mesi. Volevamo farti una sorpresa per il tuo compleanno: dirti che la caparra è quasi pronta.”

Maria Rosa sentì un nodo in gola. Loro stavano risparmiando per una casa più grande, per darle una stanza? Tutti quei mesi in cui era convinta che Nina volesse liberarsi di lei?

“Non lo sapevo,” mormorò.

“Ovviamente no,” disse Nina alzandosi. “Matteo non voleva dirtelo. Ma non potevo più tacere. Siamo tutti esausti da questi litigi. Non voglio una guerra, Maria Rosa. Luca ha bisogno di una nonna. Di una nonna come te.”

Maria Rosa scoppiò in lacrime. Tutta la tensione, il dolore per la casa perduta, le incomprensioni tutto venne fuori in quel pianto.

“Non è niente,” disse Nina, accarezzandole goffamente la spalla. “Andrà tutto bene.”

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