Senza neppure guardare il figlio, ha lasciato il passeggino vicino al garage e se n’è andata a rilassarsi.

Ciao cara, ti racconto una cosa che mi è capitata e che, guardandola col senno di poi, sembra uscita da un film.

Alessandra, con il fiato corto e lo sguardo fisso alle spalle, ha lasciato la carrozzina accanto a un vecchio garage di periferia, nei pressi di Ostia, e se nè andata a riposare. Il cuore le batteva così forte da sentirlo quasi uscire dal petto, e ha accelerato il passo, quasi a scappare da sé stessa. Per un attimo ha pensato: Sto commettendo lerrore più terribile della mia vita? È giusto abbandonare un essere vivente così?. Un lampo, un tuono, e la pioggia ha iniziato a picchiettare forte. Alessandra aveva scelto proprio quel brutto tempo, perché quando piove quasi nessuno passeggia per strada e le possibilità di esser notata diminuiscono. Dallaltra parte, chi la noterebbe in quel posto dimenticato, tra garage abbandonati e cani randagi?

Si è fermata, si è girata e, nonostante la facoltà di giudicare il gesto come un atto crudele, ha scosso la testa, convinta di fare la cosa giusta per sbarazzarsi di un peso. La coscienza le sembrava pulita. Arrivata a casa, è crollata sul letto, ha indossato solo la camicia e si è addormentata in un sonno profondo e tranquillo.

***

Giulia, invece, ha cominciato a urlare contro il marito, Stefano, al punto da rimanere rauca. Stefano, con il volto impassibile, lascoltava in silenzio. Il problema era che aveva venduto lappartamento che gli era stato lasciato dai genitori, quello che doveva garantire una pensione serena. Voleva spiegare, ma Giulia non gli dava tregua.

La gente lavora tutta la vita per accatastare una casa, per avere un futuro dignitoso, e tu tu! ha strillato Giulia. Sparisciti! Vattene via!
E dove dovrei andare? ha risposto Stefano.

Mai una discussione era finita così in una sbornia di parole, sembrava che dei demoni avessero posseduto la moglie. A Giulia non importava davvero dove andasse Stefano, lappartamento era grande, lo affittavano e laffitto di 1.200euro al mese doveva servire da sostegno. Ora tutto è crollato. Ma quello che la faceva impazzire non era tanto la vendita, quanto il fatto che Stefano non laveva consultata. Per due ore la donna è rimasta a fissare il vuoto, chiedendosi perché avesse alzato la voce così. Per una donna di solito così equilibrata quel comportamento era inaccettabile. Qualcosa di invisibile le aveva tolto il controllo delle parole.

Stefano, che in ogni piccolo litigio cercava sempre un compromesso, ha alzato la voce.
Me ne vado, non piangere più!

Non voleva spiegare ulteriormente. Ha alzato la testa, è uscito dallappartamento sbattendo la porta con tutta la forza che aveva, per far capire che anche lui aveva carattere. Fuori pioveva a dirotto. Non aveva dove andare: aveva perso i genitori a ventanni e non voleva raccontare a nessuno dei suoi problemi. Non voleva lamentarsi, perché così facendo sembrava un babbano arrabbiato. Ha quindi deciso di prendere lauto e passare la notte nel garage di Ostia. Ha visto Giulia guardarlo dalla finestra, così ha fatto fuggire il suo sguardo più in là, sperando che lei si chiedesse dove fosse finito e, forse, si sentisse un po in colpa per le sue parole.

Dopo qualche minuto di riflessione, Stefano ha capito di aver venduto lappartamento senza consultare Giulia e di averla ferita profondamente. I trattamenti ormonali che Giulia aveva provato non le avevano più permesso di stare bene; sognava un bambino, ma niente è mai accaduto, e le cure costavano una fortuna: migliaia di euro spesi in esami senza risultato. A volte gli sembrava quasi di lavorare per la clinica più che per sé.

Si è chiesto seriamente cosa volesse di più: una donna sana o una donna felice, e ha capito che, dentro, aveva già accettato che non avrebbero mai avuto figli. Non aveva intenzione di tradire Giulia o di cercare unaltra donna; se i bambini non sarebbero stati suoi, perché non adottare uno? Ha provato a dirglielo, ma lei lha preso a pugni.

Cè qualcun altro? le ha chiesto. Perché quindi mi chiedi di arrendermi? Allora non ho più voglia di vivere.

Giulia non poteva credere che Stefano fosse disposto a rinunciare a tutti i suoi sogni di genitori. Ha capito che senza un bambino non sarebbe mai stata felice.

Stefano ha ricordato il garage di periferia, dove poteva stare per la notte. Lo usavano quasi solo per tenere gomme e rottami, qualcosa che non voleva buttare via. Lì, la pioggia era così forte che le fogne non reggevano più, e lui ha accelerato, sperando di arrivare in tempo.

Giulia, vedendo lauto fermarsi, si è subito pentita delle sue parole e ha voluto chiamarlo, ma qualcosa lha fermata. Stefano è arrivato in un lampo, ha visto subito la carrozzina. Non aveva idea che dentro ci fosse un neonato. Solo quando è sceso dallauto e ha sentito il pianto forte ha capito la realtà. Tutti i litigi con Giulia sono svaniti: il bambino era nudo, bagnato, freddo e affamato. Doveva chiamare lambulanza, ma nella carrozzina cera anche un certificato di nascita stropicciato e, strano, un pezzo di carne cruda, forse un panino dimenticato. Non cera tempo per pensare. Stefano ha preso il piccolo, lha messo sotto il suo giubbotto e lha portato a casa.

Giulia, stringendo il neonato tra le braccia, non riusciva a credere che qualcuno avesse lasciato un bambino così sotto la pioggia. Poi, un pensiero le è venuto in mente: È destino. Come poteva capitare per caso?

Alla fine il bambino è stato affidato allospedale. Giulia lo ha tenuto in braccio fino allultimo, non voleva lasciarlo andare. Stefano ha spiegato dove, quando e a che ora laveva trovato. La polizia, sorpresa dal pezzo di carne nella carrozzina, ha pensato che qualcosa fosse andato male alla madre. Giulia ha avanzato varie ipotesi: forse la madre è stata colta da un temporale improvviso, o forse ha voluto sbarazzarsi del figlio, o forse aveva chiesto ai cani randagi di aiutarla. Nessuna di queste versioni le sembrava plausibile, ma la sua immaginazione correva veloce.

Alla fine, Stefano ha detto: Non è mai successo così, non ci sono regali del destino. Giulia, rossa come una barbabietola, ha risposto che nessuna madre farebbe una cosa del genere. Ha ricordato a Stefano tutti i sacrifici fatti per cercare di farsi una famiglia, anche vendendo lappartamento per pagare la clinica migliore.

Con il tempo, i due hanno iniziato le pratiche per adottare quel bambino, ora chiamato Luca. Hanno impiegato mesi di burocrazia, ma erano decisi. Una volta trovata la madre biologica, si è scoperto che aveva mentito: aveva detto che i cani lavevano attaccata, ma le autorità lhanno beccata in menzogna.

Alessandra, una volta, aveva detto: Nessuno dovrebbe giudicare una madre che scappa in un attimo di paura. Giulia ha provato una rabbia così intensa da farle venire il fiato corto, ma alla fine ha capito che non poteva più convivere con quel rancore.

Stefano, dopo un po, ha capito che il loro desiderio di avere un figlio non poteva più dipendere da una nascita naturale, così hanno deciso di adottare. Hanno scelto Luca, il piccolo che avevano trovato nel garage, e lhanno accolto con tutto il cuore. Giulia, ogni sera, si siede accanto al lettino e non riesce a smettere di sorridere: il loro figlio è in salute, mangia bene, dorme profondamente, cresce come deve. Il dolore per linfertilità è ancora lì, ma la felicità di vedere Luca felice è più forte.

Alla fine, crediamo tutti che il karma torni a chi commette atti crudeli, ma il vero giustizia è riuscire a dare a quel bambino una vita migliore. E così, grazie a quel giorno di pioggia, abbiamo trovato Luca, il nostro piccolo miracolo. Ti mando un abbraccio forte, sperando che questa storia ti faccia riflettere. A presto.

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