Ho origliato una conversazione tra mio marito e il suo amico e ho capito davvero perché si è sposato con me

Ho sentito la conversione di mia moglie con il suo amico e ho capito davvero perché mi ha sposata.

Quante volte devo ancora accarezzare quel seno, Ludovica? Scusa se suono brusco, ma le mie corde nervose stanno per strapparsi! È un vero affare, capisci la parola? Alessandro agitava nervosamente i piedi nella spaziosa zona giorno, sistemando continuamente la frangia impeccabile. Vittorio ci offre lopportunità di entrare in una quota nella fase di scavo. Tra un anno gli appartamenti raddoppieranno di valore! Mettiamo dieci milioni di euro e ne tiriamo fuori venti!

Ludovica era seduta in una poltrona profonda, stringendo una tazza di tè ormai tiepida. Voleva chiudere gli occhi e lasciarsi avvolgere dal silenzio, ma io non le concedo quel lusso da due settimane.

Alessandro, dieci milioni sono tutti i miei fondi disponibili. È la riserva di sicurezza dellazienda. Se qualcosa va storto, non avrò con cosa pagare gli stipendi o comprare i tessuti. Sai bene che ora è la stagione delle uniformi scolastiche, poi gli addobbi di Natale

Sempre tu con le tue stoffe! sbuffò Alessandro, alzando gli occhi al cielo. Ludovica, sei una donna daffari, ma pensi come una sarta di bottega. Il tuo atelier non sparirà. Unoccasione così capita una sola volta nella vita. Vittorio è il mio migliore amico, non mi darebbe mai una fregatura. Lho anche lui investito personale.

Ludovica sospirò. Lamavo. Amava la sua energia giovanile, i suoi occhi brillanti, la sua capacità di parlare e curare con eleganza. Quando ci siamo conosciuti tre anni fa, io avevo quarantacinque anni, lui trentasette. Lei, proprietaria di una catena di sartorie e di una piccola fabbrica di tessuti, aveva sempre portato tutto da sola. Il primo marito laveva lasciata per una ventenne, con un figlio adolescente e una montagna di debiti. Lei si era riscattata, aveva ricostruito lattività e cresciuto il figlio. Quando arrivò Alessandro galante, spensierato, senza pretenderle di essere una donna di ferro si sciolse.

Lui lavorava come responsabile vendite in unimpresa edile; non era un genio, ma a Ludovica non importava. Le bastava che la trovasse con una cena calda, che le regalasse fiori senza motivo e che la portasse in vacanza al mare.

Ultimamente i suoi progetti diventavano sempre più pressanti. Prima voleva comprare unauto costosa per stare al passo con il marito della donna daffari, poi proponeva di investire in criptovalute. Ora era arrivata la costruzione.

Alessandro, fammi riflettere, va bene? Devo controllare i documenti, consultare lavvocato.

Con quale avvocato? Con quel tuo vecchio, Giulio, il senza tempo? Vive nel secolo scorso! Ti dirà di mettere i soldi sotto il materasso. Ludovica, bisogna decidere in fretta. Domani è lultimo giorno per bloccare questo prezzo. Vittorio tiene la prenotazione per noi.

Alessandro si avvicinò, si inginocchiò e prese le sue mani. Le sue palmelle erano calde e morbide.

Fidati, Ludovica. Sto facendo questo per noi, voglio che viviamo meglio, che tu possa riposarti senza lavorare tutto il giorno. Costruiremo una casa, viaggeremo. Daccordo? Per il nostro futuro.

Ludovica guardò i suoi occhi castani pieni di speranza. Voleva credere, credere che davvero si preoccupasse di lei e non solo di fare soldi facili.

Va bene sussurrò. Domani andrò in banca, ma mi serve tempo per preparare il bonifico.

Sei la migliore! Alessandro saltò su, la prese in braccio e la fece girare per la stanza, nonostante i suoi deboli protesti. Vedrai, diventeremo milionari! Chiamo subito Vittorio, gli porto la buona notizia!

Il giorno dopo Ludovica partì per la banca. Non per prelevare, ma per controllare i conti. La sua voce interiore, quella che una volta le aveva detto di non firmare il contratto con un fornitore inaffidabile, le sussurrava ancora: Non correre.

La giornata fu un turbinio. Prima la macchina da cucire dellofficina principale si guastò, poi arrivò lAgenzia delle Entrate per un controllo a sorpresa. Ludovica correva come una formica, firmava atti, calmava le sarte. Verso sera la testa le pulsava come se la colpissero dei martelli.

Decise di tornare a casa prima, senza fermarsi in ufficio per il laptop. Desiderava una vasca calda e un po di riposo.

Mentre si avvicinava al palazzo, un fuoristrada nero gli bloccò lingresso. Forse è un ospite, pensò, parcheggiando la sua utilitaria.

Dentro lappartamento regnava il silenzio. Ludovica aprì con cautela la porta con la chiave. Dal salotto provenivano voci basse e il tintinnio dei bicchieri.

Strano, Alessandro non mi ha detto che avrebbero avuto ospiti pensò. Voleva già gridare Sono a casa!, ma qualcosa la trattenne. Il tono era non da ospiti, ma troppo informale, troppo alto.

Tolse le scarpe, cercò di non fare rumore, e si avvicinò sul filo dei piedi al corridoio. La porta del salotto era socchiusa.

Ma guarda te, fratello! Hai convinto la signora dopo tutto? scoppiò una risata rauca. Ludovica riconobbe la voce di Vittorio, il suo socio daffari.

Ehi! rispose Alessandro, con un tono compiaciuto, diverso da quello che le aveva rivolto al solito. Ti avevo detto, la chiave è lapproccio giusto. Un po di lamento sul nostro futuro, qualche complimento, un paio di inchini, e il cliente è nostro. Domani trasferisce i soldi.

Ludovica si appoggiò al muro, il cuore le batteva nella gola, pulsante alle tempie.

Dieci milioni? chiese Vittorio.

Dieci. Ha detto che li spolcherà tutto. Stupida vecchia. Crede davvero che costruiremo un complesso di lusso.

Lo costruiremo nei nostri sogni scoppiò a ridere Vittorio. E non se la farà scappare? I documenti, tutto?

Che documenti! Non le importa nulla. Le farò firmare un contratto di prestito a una società fantasma, e lei firmerà. Mi crede come se fossi il Signore. Alessandro, Alessandro. Sì, è così.

Il bicchiere di vino venne riempito di nuovo.

Alla tua bravura da attore! esclamò Vittorio. E a te, non ti sembra strano? È una donna carina, curata.

Curata sbuffò Alessandro. Guarda il collo, le braccia. Per quanto la insaponi di creme, resta sempre la stessa. Io, ogni sera, vado a letto pensando a Ginevra. A proposito, Ginevra sta già facendo le valigie. Quando arriveranno i soldi, partiamo per la Sardegna. Io dirò a Ludovica che devo andare al cantiere, e lei adiós. Poi, quando sarà tutto finito, potrò sparire.

Forte, davvero commentò Vittorio, più divertito che giudicante. E se finisse in prigione?

Non lo farà. È troppo orgogliosa. Ammettere che il suo giovane alfiere lha tradita la farebbe vergognare tutta la città. Il contratto di prestito sarà reale, solo che la società fallirà. È il rischio daffari, tesoro. Sfortuna.

Ludovica cadde a terra, le gambe non la reggevano più, il freddo le attraversava le vene come ghiaccio. Stupida vecchia. Come al lavoro. Ginevra. Ogni parola di Alessandro, che un attimo prima le aveva baciato le mani, ora le si conficcava nella mente come un chiodo rovente. Tre anni. Tre anni in unillusione. Pensava di vivere un felicità, a lungo guadagnata, ma era solo un progetto daffari, un investimento a lungo termine con fine di liquidazione.

Sentì limpulso di balzare nella stanza, rovesciare il tavolo, afferrare il suo viso, graffiare quel sorriso compiaciuto. Urlare fino a far frantumare i vetri.

Ma rimase immobile. Gli anni passati a gestire lattività, a lottare con la mafia degli anni 90 e i burocrati del nuovo millennio le avevano temprato lo spirito. Listeria è il dono del nemico; listeria mostra debolezza. Lei non era debole.

Con calma, controllando ogni respiro, si alzò. Prese le scarpe in mano. Con la stessa silenziosità con cui era entrata, uscì dallappartamento.

Sul vano delle scale chiamò lascensore, scese, salì in macchina. Le mani tremavano sul volante, ma la testa era nitida, spaventosamente chiara.

Quindi Sardegna. Quindi Ginevra. Quindi la società fantasma, pensò, guardando fuori dal finestrino, dove due rapaci stavano divorando la sua pelle.

Avviò il motore e partì, non verso la madre per piangere, né verso unamica, ma verso lufficio. Lì, nella cassaforte, giaceva il suo passaporto, i documenti costitutivi e il timbro dellazienda.

Ritornò a casa dopo due ore, con sacchetti pieni di cibo da ristorante e una bottiglia di pregiato brandy. Aprì la porta con frastuono, lasciò cadere le chiavi, sbatté i sacchi sul pavimento.

Alessandro! Sono a casa! gridò dal soglia, la voce rimbombante di gioia.

Dal salotto sbucò la testa riccia di Alessandro. Indossava un sorriso di servizio, ma negli occhi cera un lampo di paura.

Ludovica! Che presto! Abbiamo una riunione con Vittorio. Volevamo celebrare la tua decisione saggia.

Ludovica entrò, radiosa.

Oh, Vittorio, buongiorno! Che bello che sia qui. Ho appena comprato delle prelibatezze, festeggiamo!

Vittorio, uomo corpulento dagli occhi vivaci, si avvicinò.

Signora Ludovica, è un onore! È felice che abbia accettato? È giusto. I grandi soldi amano i decisi.

Sì, ho riflettuto iniziò Ludovica disponendo cibi sul tavolo. Basta rimuginare sul denaro. È ora di crescere. Alessandro mi ha aprto gli occhi.

Si avvicinò a lui e lo baciò sulla guancia. Lui si irrigidì un attimo, poi si rilassò.

Sei una genia, mormorò, stringendola in vita. Sapevo che mi avresti sostenuto.

Certo, tesoro. Domani andiamo in banca. Ho già ordinato dei contanti. È più sicuro così, niente trasferimenti, niente commissioni. Prelevo tutto e lo diamo a Vittorio sotto ricevuta.

Gli occhi di Vittorio scintillarono di avidità.

Contanti, perfetto! È il nostro modo. Ti rispetto.

La serata scivolò in un velo. Ludovica sorseggiò brandy, ascoltò i brindisi per un futuro luminoso. Guardava Alessandro e non poteva credere a ciò che vedeva: il suo sorriso finto, lo sguardo freddo. Lamore è davvero cieco, ma il tradimento è locchio più attento.

Quando Vittorio se ne andò, barcollando e cantando sotto i denti, Alessandro la prese in braccio.

Allora, dormiamo? Domani è un giorno importante.

Sì, amore. Vai a farti la doccia, io sistemo il tavolo.

Sdraiata accanto alluomo che voleva rovinarla, Ludovica non chiuse gli occhi. Sentiva il suo respiro regolare e, mentalmente, si separava da lui. Non era una fine, ma lultimo atto del loro racconto, il momento in cui aveva sentito la sua risata dietro la porta. Si addio alla sua fiducia.

Al mattino lo svegliò con un bacio.

Alzati, milionario! I soldi ti aspettano.

Alessandro saltò, più vivace che mai. Indossò il miglior completo, si profumò.

Pronto! Ludovica, hai il passaporto?

Certo, lho preso.

Partirono per la banca. Alessandro chiacchierava tutto il tragitto, disegnava piani, descriveva la casa che avrebbero costruito. Ludovica annuiva, fissando il finestrino.

In banca li portarono in una sala VIP. La manager, amica di Ludovica, portò fasci di denaro. Dieci milioni di euro, confezionati in cinque pacchi spessi.

Alessandro guardava il denaro come ipnotizzato. Le sue mani si avvicinavano al tavolo senza volerlo.

Allora, emettiamo? chiese la manager.

Sì, per favore rispose Ludovica. Procedete.

Firmò il mandato di pagamento. Il denaro finì nella sua borsa.

Bene, andiamo da Vittorio in ufficio! incalzò Alessandro, uscendo. Aspetta il notaio.

Aspetta, Ludovica la fermò al suo veicolo. Ho una sorpresa per te.

Una sorpresa? Che cosa? chiese, agitato. Non ho tempo!

È veloce. Siediti.

Aprì il bagagliaio, estrasse una valigia sportiva enorme e la pose sul marciapiede davanti a lui.

Che cosè? Alessandro fissòLudovica lo fissò, aprì la valigia e, con un sorriso freddo, trovò al suo interno solo le sue chiavi di casa, lasciando Alessandro senza parole.

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