Apri subito il tuo zainetto! Nelle stanze si vede tutto chiaramente, non puoi più nasconderti! Tira fuori tutto!

22 dicembre 2023

Apri lo zaino, subito! Dalla telecamera si vede chiaramente, non ti puoi più sfuggire! Togliti tutto!
Le parole tagliarono laria. Nella grande officina di calzature a Milano, il rombo delle macchine si fermò di colpo. La direttrice, Signora Bianchi, stava a braccia incrociate, con lo sguardo freddo puntato su Marta, una donna esile dagli occhi grandi e stanchi. Intorno a noi aleggiava lodore di pelle conciata, colla e inverno.

Marta strinse lo zaino al petto come si fa con un bambino. Poi scosse la testa.
Per favore
Dalla telecamera si vede chiaramente, disse la Signora Bianchi senza alzare la voce. Togliti tutto.
Le dita di Marta tremarono quando aprì la cerniera. Estrasse un panino avvolto in carta, un paio di calzini spessi, il libretto dei buoni pasto e, infine, una piccola scarpa: pelle scamosciata, fodera di pelliccia, due stelle dargento sul lato. Un gioiello dinverno.

Per chi? chiese la direttrice, più tranquilla.
Marta ingoiò a fatica.
Per Benedetta, la mia bambina. Porta delle scarpe rotte. Le gelano i piedini.

Perché non hai chiesto un anticipo?
Perché non ho più nessuno a cui dare una garanzia. Non ho più nessuno da chiamare. Sono sola. Il padre è sparito.

Nellofficina qualcuno tossì. Una collega fece un passo avanti, poi si fermò. La Signora Bianchi prese le scarpe fra le mani, le accarezzò lungo le cuciture, tirò la cerniera. Erano perfette il frutto del loro lavoro. Solo allora notò sul tallone la scritta con una penna: 36 la misura di Benedetta.

Ti licenzio per furto, lo sai, vero?

Marta annuì, senza piangere. La vergogna non fa rumore.
Per favore concedetemi solo un giorno. Domani è la vigilia di San Nicola.

Non negozio, tagliò secca la direttrice. Vai a casa. Ti richiamerò io.

Marta uscì barcollando, come se la porta lavesse spinta fuori. Lofficina riprese il suo frastuono.

Quella sera, nella sua ufficio, la Signora Bianchi rivedette le registrazioni. Vide Marta osservare minuti interi quel paio di scarpe, sollevarle alla luce per ammirare la pelliccia, premere il tallone contro il viso per un attimo, poi riporle tremando nello zaino come se vi avesse messo un frammento di speranza.

Sul tavolo, accanto al tè dimenticato, cera un quaderno di appunti: bonus natalizi, buoni, premi. Solo numeri. Niente sul freddo dei sandali di un bambino.
Prese il telefono, cercò lindirizzo di Marta negli archivi dei dipendenti e lo segnò su un foglietto. Poi si alzò, entrò nel magazzino, scelse un nuovo paio di scarpe della stessa misura e della stessa pelliccia, chiese alle ragazze del confezionamento di legare un fiocco rosso e uscì.

La neve iniziò a cadere lieve. Lappartamento di Marta, nel vecchio quartiere di Brera, aveva le scale fredde e buie. La Signora Bianchi salì al terzo piano con la scatola in braccio e bussò.

La aprì una bambina con due codini scompigliati, Benedetta. Indossava un pigiama leggero e calzini spaiati.
La mamma non è è giù al negozio a comprare il pane.

Allora posso entrare un minuto, se mi lasci, sorrise la direttrice.

Nel corridoio il forno scaldava laria, ma la stanza odorava di povertà genuina e di preoccupazione. Sul tavolo, una vecchia tavola da disegno piena di arance colorate a matita forse un segno per Babbo Natale.

Come ti chiami?
Benedetta. E lei?
Io sono unamica del lavoro di sua madre.

La Signora Bianchi posò la scatola sul tavolo.
Benedetta, sai chi verrà stasera?
San Nicola. Ma credo che lanno scorso abbia sbagliato indirizzo. È passato da noi e non ha trovato nulla alla finestra. Forse andrà da quella vicina ha una finestra più grande.

Babbo Natale non sbaglia, disse la direttrice con un nodo alla gola. A volte si smarrisce tra le preoccupazioni degli uomini, ma quando trova un cuore coraggioso non lo dimentica mai.

Aprì la scatola. Le scarpe illuminarono la stanza come una piccola lampada calda. Benedetta portò la mano alla bocca.
Per me?
Per te. Per tenere i piedi caldi e la testa alta.

La bambina accarezzò la pelliccia e, senza esitazione, la abbracciò. Era quellabbraccio che i bambini danno quando riconoscono il bene.

La porta si aprì di nuovo: Marta, con le guance rosse per il freddo. Quando vide la direttrice si fermò.
Signora mi dispiace. Domani porto le scarpe

Non portare più nulla, disse lentamente la Signora Bianchi. Queste sono per Benedetta.
Me ne vado, lo so

Non te ne andare. Domani vieni in ufficio. Facciamo un piano. Un anticipo fisso per linverno, un orario più corto così puoi portare tua figlia a scuola, e una lista di chi chiamare se hai bisogno. In fabbrica creerò una scatola di solidarietà La suola buona.
Per chiunque calzi su inverni duri.

Marta scosse la testa, senza sapere come reggere a parole quelle parole. Voleva dire grazie, ma gli occhi le si riempirono di lacrime.
Perché?
Perché non voglio dirigere una fabbrica di scarpe. Voglio tenere la gente in piedi, non solo fabbricare stivali. Oggi ho imparato questa lezione da tua bambina.

Benedetta sfiorò la pelliccia delle nuove scarpe con le dita. Sul piano di sopra si sentiva già un vicino sbattere una porta, il vento sibilava tra i tacchi, la neve intensificava il suo passo. In cucina la zuppa iniziava a profumare di casa.

La Signora Bianchi uscì nella notte con il cuore leggero.

Il giorno dopo, nellofficina, i dipendenti trovarono una grande scatola etichettata a mano: La suola buona per i nostri inverni. Dentro cerano calzini spessi, guanti, buoni pasto donati, scarpe. Le ragazze si scambiarono sguardi e sorrisi.

In quella bottega dal profumo di pelle e colla, qualcosa cambiò dentro, come una nuova fodera. E, per la prima volta dopo tanto tempo, linverno sembrava solo una stagione, non una condanna.

A volte, tra furto e grido daiuto, cè solo la suola di un bambino. Quando scegli di ascoltare prima di giudicare, non salvi solo un lavoro, ma il cammino di qualcuno nel mondo. Ho capito che la vera leadership sta nel tenere gli altri al caldo, non nel riempire i nostri scaffali. Questo è il risultato della mia giornata.

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