Vendetta: L’arte della giustizia in un mondo di tradimenti

Due anni fa Vittorio aveva tutto: una famiglia, una moglie, progetti per il futuro, speranze Ora non resta più nulla. Non riesce a vivere, a convivere con il dolore della perdita. Se potesse tornare indietro al giorno fatale, farebbe di tutto per impedirlo. Se potesse

Per la prima volta in due anni Vittorio si precipita nella silenziosa e opprimente casa vuota. Finalmente può vendicarsi della morte di sua moglia, Fiorenza. Voleva fermarsi a comprare della grappa, ma cambia idea. È arrivata lora della vendetta; la mente deve restare lucida. Si addormenta presto, sorprendentemente in pochi minuti, ma si risveglia due ore dopo con il cuore che batte a tutto volume, laria che gli manca nella bocca. Continua a sentire il respiro di Fiorenza vicino a sé, spera di aprire gli occhi e vederla lì. Ma non cè nulla. Il cuscino non è schiacciato. Torna a dormire.

Vittorio sfiora il lenzuolo con la mano; il tessuto si riscalda sotto il tocco, ingannandolo facendogli credere che Fiorenza fosse ancora accanto a lui un attimo prima del risveglio. Non riesce più a prendere sonno. Rimane sveglio, fissando il soffitto bianco nelloscurità, ricordando due anni di attesa, di nostalgia, di pianificazione. Il nemico è tornato, lo sente con certezza.

Quel giorno fatale Fiorenza aveva chiesto di uscire prima dal lavoro. Si stava recando a una visita medica per unecografia, perché temeva di non essere più incinta. Gli esami di gravidanza non le davano più certezze. Avevano lottato per anni, sperando e desiderando un bambino.

Fiorenza è ferma sul marciapiede. Dallaltro lato dellincrocio lampeggia il semaforo verde e lei è la prima a calcare lo striscione pedonale. Non vede lauto che le sfreccia verso di lei, cercando di attraversare il traffico. Lautista avrebbe potuto passare, se non fosse stato per il ciclista che arrivava dallaltra direzione. Limpatto è inevitabile, ma il conducente sterza a destra, dirigendo la macchina verso Fiorenza. Lei muore sul colpo.

Il giudice le concede due anni di libertà condizionale; a Fiorenza non ne resta nessuno. Il ciclista si limita a lividi per la caduta. I medici dichiarano che Fiorenza non era incinta. Il nemico ora vive ancora con la moglie e il figlio; Vittorio non ha più nulla, nessuna speranza. Ha deciso da tempo di uccidere il suo avversario, di schiacciarlo con tutta la potenza del motore, affinché la sua famiglia subisca ciò che lui ha subito. Non fuggerà più. Anche se dovesse perire, è pronto. Non può più chiamare vita il tempo trascorso a tramare la vendetta.

Vittorio torna spesso allincrocio dove è morta Fiorenza, compra fiori e li posa sul ciglio del marciapiede. I passanti li ignorano, proseguendo. Lui resta lì a immaginare cosa stesse pensando Fiorenza nellultimo istante della sua vita. Probabilmente sperava di ricevere una buona notizia. Inspira lultimo respiro e attraversa lo striscione

Visita la tomba, entra nella chiesa, ma non trova sollievo. Solo quando avrà vendicato il suo avversario potrà sentirsi libero. Stanco, si alza, fa una doccia, si rade meticolosamente, poi mangia lentamente una fetta di pane con il caffè, osservando una macchia sul muro. Fiorenza aveva intenzione di ricoprire quella parete; Vittorio non lo fa. La macchia resta, testimonianza del ricordo. Indossa una camicia pulita e, uscendo, lancia un ultimo sguardo alla stanza. Tornerà?

Allinizio vaga per la città, uccidendo il tempo. Troppo presto. Il suo nemico è ancora a letto, avvolto nelle lenzuola accanto alla moglie. O forse si è già alzato, si è stirato, è andato al bagno, grattandosi la gamba appena sotto gli slip, ha fatto pipì sbadigliando, poi ha preso la doccia. La moglie ha già preparato la colazione. Esce dal bagno profumato al gel, bacia la moglie e si siede al tavolo con il figlio. Basta, sbotta Vittorio. Lavversario sembra troppo perfetto. Lassassino di mia moglie non può essere così gradevole.

Immagina ora il nemico, la sera prima, ubriaco, a compensare gli ultimi due anni. Si sveglia al mattino con un forte mal di testa e una sete spietata. Si getta una manciata dacqua sul viso, beve direttamente dal rubinetto, come faceva in prigione. Non si rade, resta in mutande e maglietta a tavola. Adesso è giusto. Così è il nemico, non lo piango.

Gira il volante e si dirige verso la casa del nemico. Parcheggia in modo da vedere il portone. Sul parco giochi due bambini giocano. Vittorio si prepara ad attendere. Prima o poi il nemico uscirà, da solo o in famiglia, non importa. Se non oggi, la vendetta lo prenderà la prossima volta.

È fine aprile. Sui cespugli e sugli alberi, soprattutto sul lato soleggiato del cortile, spuntano foglioline tenere. Lasfalto è ancora umido per la pioggia della notte. Il cielo è coperto, laria è fresca.

Allimprovviso esce dal portone un bambino di circa sei anni. Corre verso il parco, poi nota il fuoristrada di Vittorio e si avvicina lentamente. Potrebbe essere il figlio del nemico? pensa. Vittorio abbassa il finestrino.

Cosa vuoi, ragazzo?

Niente risponde il bambino, fissandolo senza paura. Anche mio papà aveva una macchina, non è bella come la tua.

E dove è finita? Lha venduta? Vittorio si rallegra di aver scoperto qualcosa sul nemico.

Sì, è finita in un incidente, non lho ancora ricomprata il piccolo risponde.

Vittorio osserva il ragazzo, cercando somiglianze con il nemico, ma non le trova. Forse assomiglia alla madre, di cui non ha ricordo. Il volto del nemico però è ben impresso nella sua mente. Gocce di pioggia cadono sul parabrezza.

Vuoi salire in macchina? Salta, così non ti bagni offre Vittorio, aprendo la porta del passeggero.

Il bambino esita un attimo, poi la pioggia si intensifica. Salta sul sedile alto, chiude la portiera. Allinterno il rumore della pioggia è quasi inesistente. Gli occhi del ragazzo brillano mentre guarda il cruscotto illuminato di rosso.

Ha i sedili riscaldati? Consuma molta benzina? chiede con tono adulto.

Vittorio risponde volentieri a tutte le domande, pensando che sia pericoloso rimanere in mezzo al cortile con un bambino.

Che ne dici, facciamo un giro? Piove comunque.

Il ragazzo lo guarda con sospetto.

Se non vuoi, restiamo qui dice Vittorio ad alta voce, ma pensa: Che ragazzo furbo.

La mamma si arrabbierà, lo capisco.

Il piccolo torna a fissare Vittorio.

Non è importante per lei. Solo per poco tempo.

Vittorio parte dal cortile, chiedendosi se qualcuno labbia visto. I bambini non contano; difficilmente ricorderanno marche di auto o numeri di targa.

Ricorda allora un detto: la migliore vendetta è uccidere ciò che lavversario ama. Una decisione improvvisa gli nasce spontanea.

Come ti chiami?

Vick risponde il bambino con entusiasmo.

Che sorpresa, siamo omonimi. Anchio mi chiamo Vittorio.

Non lo ucciderò, non posso. Il ragazzo è innocente. Il nemico è unaltra storia. Lo porto lontano e lo lascio, non uscirà più. Che cerchi suo figlio, soffra.

Il pensiero è interrotto da una voce.

Cosa? chiede Vittorio.

Ho detto che non è stato papà a schiantare quella donna. Era la mamma a guidare, papà accanto.

Quale donna? un brivido corre lungo la schiena di Vittorio.

La mia Fiorenza non è morta per il nemico, ma per sua moglie. Vick spiega, il volto sfigurato dal dolore.

Come lo sai? chiede Vittorio.

Ho sentito i genitori parlare, la mamma lo ha detto.

Il sangue ribolle nelle vene di Vittorio; stringe il volante con le mani umide.

Perché me lo racconti? Se denuncio, cosa succederà? incalza Vick.

Il padre ha già scontato la sua pena. Si può essere incarcerati due volte per lo stesso crimine?

Probabilmente no risponde per forza Vittorio, forzando un sorriso.

Senza rendersene conto, ha già superato la città. Vick osserva la strada con occhi spalancati. Lasfalto bagnato, tracciato di strisce bianche, scorre sotto le ruote.

Dove andiamo? chiede Vick, la voce carica di timore.

Vittorio frena sul ciglio, abbassa il finestrino, inspira laria fresca e umida. Il rumore dei veicoli che passano diventa più forte.

Ti senti male? chiede Vick, preoccupato, ma gli occhi tradiscono comprensione. Vittorio sente unondata di rabbia.

Non so più cosa fare, non posso ingannare un bambino. decide, girando lauto e tornando in città.

La Fiorenza non tornerà più. Il nemico non lha colpita; è stata la moglie a prendersi la colpa. A chi vendere? A lei stessa, che non ha più molto tempo. Che dice Vick? Ha un solo rene e sta cedendo. Che fine ha fatto io? Ho deciso di vendicare un innocente.

Con chi eri quando tua madre era in ospedale?

Con la nonna. Anche lei ha problemi al cuore, non sopporta la madre.

Vittorio osserva il nastro di asfalto che scorre verso di lui. La pioggia si è fermata.

Quanti anni hai? chiede Vick.

Sette. A settembre andrò a scuola. E voi avete figli? domanda il ragazzo, sperando forse in una risposta che lassicuri un futuro.

Vittorio rabbrividisce. Come spiegare a quel piccolo che desidera un figlio? Il pensiero gli è doloroso, ma la madre di Vick ha ucciso Fiorenza

Siamo arrivati dice Vittorio, fermandosi davanti al portone.

Entrano nel cortile; i bambini si rifugiano nelle case. Nessuno corre più per il cortile in preda al panico. Vick apre la portiera.

A chi sei venuto?

Vittorio esita.

A degli amici… ma non cerano.

Vick scende sul selciato.

Tornerai ancora?

Vedremo. Se tornerò, mi farai fare un giro? Non ho figli, né figlie. risponde, poi aggiunge Se tuo padre compra una macchina nuova, questa è una buona occasione. Che ne pensi?

Grazie, arrivederci risponde Vittorio, sorridendo appena.

Vick si ferma al portone, si volta. Vittorio esce dal cortile, compra una bottiglia di grappa in un negozio di zona, si siede sullerba bagnata lungo il fiume. Beve dritto dal collo; il fuoco brucia lo stomaco. Si sdraia, fissa il cielo. Le nuvole si diradano, lasciando intravedere un azzurro limpido.

Ehi, zio, ti prenderai un raffreddore? grida una voce rauca.

Vittorio apre gli occhi: due adolescenti gli stanno sopra. Si era addormentato. Si alza di scatto, corre verso lauto.

Ehi, zio, vuoi della grappa? chiama uno dei ragazzi.

È ancora presto per bere risponde Vittorio, raccogliendo la bottiglia quasi piena da terra.

Unimprecazione sordeggia alle sue spalle; non si gira. Sale in macchina e parte verso casa. Per la prima volta in due anni si sente libero.

Signore, ho quasi sbagliato a fare questo Grazie per avermi salvato. Vorrei un figlio così mormora, mentre la strada davanti a lui si dissolve in lacrime.

La vendetta è una vita spesa per odiare un altro. Quando la persegui, consumi la tua unica e irripetibile esistenza per qualcun altro, persino per il nemico. Anche se vinci, hai già perso.

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