Mi dispiace come sono andate le cose.
Claudio, hai veramente preparato tutto? Vuoi che controlli ancora? gridai, fermandomi davanti alla porta del bagno chiusa.
Ginevra, lascia perdere! Ho tutto una valigia piena, lhai visto rispose lui, con la voce che sembrava tremare. O me lo immaginavo?
La valigia lho vista. Ma quello che ci hai ficcato dentro, no mormorai, spostandomi di lato.
Ginevra, fammi un caffè, per favore! Forte. Senza latte aggiunse con tono più calmo, chiudendo lacqua.
Andai in cucina, presi la moka in silenzio, riempii il serbatoio dacqua, misi il caffè macinato, un pizzico di sale come piaceva a lui. Avevamo una macchinetta, ma Claudio adorava il caffè che preparavo io. «Sei così premurosa», mi aveva detto proprio la sera prima, tornando tardi dal lavoro e vedendo che come faceva sempre mia nonna avevo avvolto la sua cena in un asciugamano per tenerla calda.
Ultimamente restava sempre più fuori per lavoro, diceva. Carriera e tutto il resto. Preparazione per la promozione. E io? Io stavo lì, immobile. A cucinare, stirare, sopportare.
Che profumo divino! esclamò Claudio, entrando in cucina e asciugandosi i capelli bagnati dalla fronte. Si sedette e prese la tazzina.
Ginevra, oggi arriva una consegna ho ordinato i nuovi coprisedili per la macchina. Puoi riceverli? Si paga alla consegna disse, mescolando un cucchiaino di zucchero nel caffè.
Certo. Come sempre mi sedetti di fronte a lui.
Questo viaggio di lavoro arriva proprio al momento sbagliato sospirò. Ma non posso rifiutare. Capisci, è unopportunità, forse unica. Capoufficio non è uno scherzo.
Sì, certo Non credevo che per un posto così servisse girare per mezza Italia.
Capriccio del capo. Beh, ho ancora mezzora, devo lavorare un po dal telefono.
Si alzò e andò nella stanza accanto. Lasciò la tazza lì. Pazienza. Non gli si poteva dar torto era teso come una corda.
Stavo per prendere la sua tazzina quando il telefono vibrò un messaggio. Lo aprii.
«Ginevra, Claudio ti sta mentendo. Non è un viaggio di lavoro. Parte per lItalia con Sabrina Moretti. Fermalo prima che sia troppo tardi. Si sta rovinando la vita.»
Marta. La sua sorellina.
Qualcosa scattò nella mia testa. Lui con Sabrina? Non poteva essere vero. Uno scherzo? Ma Marta non era il tipo da fare battute del genere. E non avrebbe mai mentito.
Davanti ai miei occhi tutto si offuscò. Laria diventò pesante come cemento. Respiravo a fatica. Con uno sforzo, mi alzai, mi versai un bicchiere dacqua e crollai di nuovo sulla sedia.
Volevo piangere. Urlare. Distruggere tutto. Ma nella mia mente cera solo una domanda: «Perché?»
Stringevo i pugni. Volevo correre da lui, fare una scenata, strappargli la maschera dal volto. Ma non lo feci. Non se lo meritava.
Che se ne vada. Gli preparerò una sorpresa. Non litigi fatti.
Aprii lapp della banca. Sul conto comune 48.000 euro. Incredibile, ma persino qui era stato più veloce: mancavano 12.000. I miei soldi, tra laltro. Il mio stipendio dai progetti, le mie notti di lavoro. E lui li spreca per una vacanza con la sua vecchia fiamma.
Di Sabrina sapevo. Claudio me ne aveva parlato, e Marta laveva menzionata una volta. La cotta del liceo, una tipa superficiale. Laveva piantato in asso due volte prima per uno più grande, poi per un tipo promettente. E ora era tornata. Claudio ci casca. E mente.
Almeno se fosse stato onesto: «Ginevra, amo unaltra. Mi dispiace.» Avrebbe fatto male, sì. Ma non sarebbe stato così disgustoso. Invece come un topo. Soldi prelevati, balle sul viaggio di lavoro, valigia preparata
Va bene. Prelevo il resto. Oggi stesso. Fino allultimo centesimo. Poi divorzio. Le sue cose? Corriere ai suoi genitori.
Controllai il calendario domani a pranzo una presentazione online importante. Se va tutto bene, mi prenderò una vacanza. Non in Italia, no. Forse Portogallo. O da qualche parte dove lui non è mai stato.
Ginevra, vado, meglio partire prima entrò in cucina impeccabile, con la cravatta, la valigia in mano.
Ciao. Buon viaggio di lavoro dissi a denti stretti, stringendo la tazzina.
Cosha quel tono?
Immaginazione.
Mi mancherai
Dubito avrai tempo per pensarci.
Non mi accompagni alla porta?
Preferisco lavare i piatti.
Va bene, allora vado.
Fatti furbo.
La porta sbatté. Claudio non aveva idea che se ne andava per sempre. Domani cambio le serrature.
Mi sedetti su una sedia. Scoppiai in lacrime. Amare. Di delusione, di umiliazione. Traditore.
Un altro messaggio di Marta:
«Ginevra, come stai?»
Mi asciugai le lacrime e la chiamai.
Marta, da dove vengono queste informazioni?
Unamica di Sabrina lha detto. È tornata da Claudio. Lui ci casca. Ginevra, mi dispiace che sia andata così
Grazie per avermi avvertito. Non lho fermato. Che se ne vada.
È un idiota. Lei lo pianta per la terza volta.
Scelta sua. Marta, non dirgli che lo so.
Non lo farei comunque. Ne ho avuto abbastanza di lui!
Grazie. Noi due restiamo in contatto. Anche se mi divorzio.
Certo, Ginevra. Resta forte.
Riaprii lapp della banca. Altri 4.000 spariti. Veloce! No. Mi calmai. Trasferisco il resto a mia madre. La mia vera madre. Lui non ha più diritto a nulla.
Mamma, ti mando 44.000. Il resto lha già preso lui.
Cosa è successo, figlia mia?
Ci separiamo. Lui parte per lItalia con la sua amante.
Mio Dio Ginevra, resisti. Siamo qui per te. Passerà. Troverai qualcuno che ti merita.
No, mamma. Non cerco nessuno. Forse avrò un figlio. Da sola. E basta.
Beh anche quello è un modo. A proposito, zia Elena ha quel nipote carino
Mamma, non ora.
Come vuoi. Limportante è che non ti arrendi, piccola.
Chiusi la chiamata. Mi ripresi. Domani è un nuovo giorno. Claudio se nè andato, ma io sono ancora qui. Intera. Vera. E ho tutta la vita davanti. Senza bugie. Senza tradimenti. Senza di lui.





