«Nonna Valentina, potrai tenere docchio i ragazzi? Possiamo contare su di te?» chiede Francesca, guardando implorante la suocera.
Valentina sorride osservando i nipoti Luca, sette anni, e Daniele, cinque, che già togono le scarpe da ginnastica dal corridoio.
«Certo, Francescina, non ti preoccupare. Con i bambini ci divertiremo un sacco», risponde la nonna.
Francesca annuisce, dà un bacio alla testa dei due piccoli e scivola fuori dalla porta. Valentina si passa una mano tra i capelli grigi raccolti in uno chignon e si volta verso i nipoti. Luca trascina Daniele verso il salotto, dove il televisore è acceso.
«Nonna, possiamo vedere i cartoni?», urla il più piccolo.
«Certo, tesoro. Prima però lavatevi le mani e fate colazione. Ho preparato delle crespelle al ricotta, le vostre preferite», risponde Valentina.
I due ragazzi corrono felici verso il bagno. Valentina si dirige in cucina, dove sul fornello sfrigola una teglia di crespelle dorate. Le ama cucinare per i nipoti: è il suo modo di sentirsi utile. Da quando è in pensione, tre anni fa, li accoglie spesso quando Francesca e Paolo sono al lavoro o impegnati in altre faccende.
Mentre apparecchia la tavola, ricorda la telefonata di ieri con la sua amica Marta. Marta si è trasferita a Rimini quattro anni fa, più vicino al mare, lasciando a Milano il suo appartamento a sua figlia Alessia. Valentina non è molto affezionata ad Alessia: è diventata una ragazza viziata, sempre con lultima moda. A trentadue anni è una influencer, guadagna bene, lo dimostra con gli abiti firmati e i viaggi allestero.
«Nonna, cè della panna acida?», chiede Luca affacciandosi in cucina.
«Nel frigo, sole mio. Vuoi prenderla da solo o ti do una mano?»
«Io la prendo!», esclama orgoglioso aprendo il frigorifero.
Dopo aver spalmato la panna acida sulle crespelle, Valentina racconta loro di una foresta dautunno, di quando da bambina andava a cercare i funghi con il nonno. Daniele ascolta con gli occhi spalancati, Luca fa domande. Finito il pranzo, i bambini corrono a guardare i cartoni mentre la nonna lava i piatti.
Il telefono squilla: è Marta.
«Ciao Valù! Sono a Milano per tre giorni, domani passo da Alessia a fare due chiacchiere. Mi manchi un sacco!»
Valentina si rallegra: non vede la sua amica da più di un anno, si sentono solo via videochiamata.
«Marta cara, mi piacerebbe venire, ma i nipoti sono qui. Francesca li ha lasciati per il weekend.»
«Portali anche tu! Lappartamento è grande, ci staremo tutti.»
Valentina riflette. Da un lato vorrebbe rivedere lamica, dallaltro non è comodo portare i bambini.
«Va bene, allora avviserò i bimbi a comportarsi bene», decide infine.
Il giorno dopo veste i nipoti più bene: Luca indossa un maglione azzurro con una macchinina, Daniele una felpa verde con un dinosauro. Lei stessa indossa il suo cappotto migliore, color caffè con latte, riservato per le occasioni speciali.
«Ragazzi, andiamo a trovare la mia amica. È la figlia di Alessia, la zia di Alessia. Ha molte cose costose, quindi non toccate niente senza permesso, ok?»
«Sì, nonna!», rispondono allunisono.
Lappartamento di Marta li accoglie con il profumo di un profumo caraibico e le pareti candide. Marta abbraccia Valentina, la bacia sulle guance; è più snella e ha preso un colorito dorato dal sole del sud.
«Valù, che gioia che sei qui! Entra, entra. Alessia è appena uscita, ha un impegno.»
Entrano nella cucina spaziosa, con lisola al centro e gli sgabelli da bar. I nipoti si stringono a Valentina, curiosi di tutto. Lambiente è delicato e costoso: bicchieri di cristallo, vasi di ceramica, elettrodomestici di ultima generazione.
«Ragazzi, prendete succo e biscotti», mette Marta in tavola. «Potete guardare la TV in salotto, cè il canale dei cartoni.»
Luca e Daniele si scambiano uno sguardo, prendono i bicchieri e vanno verso il salotto. Valentina li osserva andare.
«Non ti preoccupare, qui non cè nulla da rompere», agita la mano Marta. «Raccontaci invece comè la tua vita.»
Le due amiche parlano di salute, parenti, prezzi. Marta si lamenta del caldo opprimente di Rimini, Valentina dice che le ginocchia le danno fastidio quando piove. Conversazioni tipiche di donne di sessantanni.
Improvvisamente, dal salotto scoppia un fragore e un pianto spaventato di Daniele.
Valentina balza, rovesciando la tazza di tè. Corre in salotto e si ferma: sul pavimento giace un portatile sottile, argento, con lo schermo frantumato a metà. Luca è pallido come la cera, Daniele piange, asciugandosi le guance.
«Volevamo solo accendere i cartoni», balbetta Luca. «Era sul divano, pensavamo fosse ok»
A quel momento rientra Alessia. Vede il portatile e il suo volto si contorce dira.
«Che cosè successo?! È il mio MacBook! Dentro ci sono tutti i miei progetti!»
«Calmati, cara, i bambini non lhanno fatto apposta», tenta di intervenire Marta.
«Non è stato apposta?! A me non importa! È il modello più nuovo, lho comprato lo scorso mese per ducentocinquantamil euro! Duecentottantamila!»
Alessia urla così forte che Valentina sente le orecchie ronzare. Daniele si rannicchia al petto della nonna, singhiozzando. Luca abbassa la testa, nascondendo le lacrime.
«Coprirò il danno», dice piano Valentina. «Per favore, scusateci. I bambini non volevano fare del male.»
«Coprirlo? Davvero?», replica Alessia con sguardo sprezzante. «E quando? Dovrò aspettare dieci anni per ricevere cinquemila euro dalla tua pensione?»
«Alessia, basta!», insiste Marta, ma Alessia si volta verso di lei. «Tu smettila! Hai portato qui questi piccoli vandali! Ho scadenze, lavori, e ora tutto è distrutto!»
Valentina stringe i nipoti a sé.
«Andiamo», dice, cercando di mantenere la dignità. «Ti manderò i soldi appena posso. Dammi il numero della carta.»
Alessia sbuffa, ma fornisce il numero. Valentina lo annota sul cellulare con le dita tremanti. Marta li accompagna alla porta e, al salutarli, sussurra: «Non prendertela, Valù. È solo la tensione del lavoro.»
Valentina annuisce, ma dentro sente bruciare lumiliazione. Sulla metropolitana i nipoti restano in silenzio, aggrappati a lei da entrambi i lati. Tornati a casa, li fa mangiare una zuppa, li mette a letto.
La sera arrivano i figli. Valentina, raccogliendo le forze, racconta laccaduto.
«Duecentocinquantamil euro», ripete guardando la nuora. «Francescina, potresti aiutarmi almeno in parte? Capisco che i ragazzi hanno combinato qualcosa, ma»
Francesca ascolta, stringendo le labbra. Il suo viso impeccabile, con trucco perfetto, resta impassibile.
«Valentina, sei una adulta. Hai accettato di badare ai bambini: sii responsabile. Non sei riuscita a tenerli docchio e ora paghi.»
Quelle parole le colpiscono nel profondo. Valentina guarda il figlio, che sta calzando le scarpe ai bambini.
«Paolo»
«Mamma, Francesca ha ragione», dice il ragazzo senza alzare lo sguardo. «Avresti dovuto vigilare meglio. È la tua colpa.»
La sua famiglia, le persone più vicine, le dieci addii frammentati e se ne vanno.
Valentina si avvia lentamente in cucina, si siede al tavolo. La pensione è di novemila euro. Le bollette sono settanta euro. Cibo e medicine costano ottanta euro. Rimangono quattrocento euro, quelli che di solito mette da parte per i regali dei nipoti, per i loro compleanni.
Non cè altra via.
In banca una giovane consulente annuisce compassionevole mentre compila i documenti. Il tasso è da capogiro, le rate dodicimila euro al mese per tre anni. Più della metà della pensione va a quel debito.
Valentina invia lo stesso giorno i soldi ad Alessia. Lei non ringrazia, invia solo unemoji con il pollice alzato.
Passa un mese. I nipoti non tornano più. Valentina chiama il figlio, ma lui risponde di fretta: «Lavoro, non ho tempo, i bambini vanno allasilo.» Poi ammette che non vogliono più venire da lei: non può più comprare regali né preparare cibi gustosi.
Per il compleanno di Luca riesce a comprare solo un semplice set di costruzioni. Francesca accetta il regalo con uno sguardo come se le avesse passato un oggetto indecente.
«Grazie, Valentina. Abbiamo già comprato una console, quindi»
Marta smette di rispondere alle chiamate. Due settimane dopo invia un messaggio: «Valù, scusa, ma per colpa tua io e Alessia ci siamo messe a litigare. Ora non mi parla più, dice che è colpa mia per avervi invitato. Meglio non vedersi più.»
Valentina resta nella sua piccola cucina, guardando lo schermo del cellulare. Sul tavolo ci sono le bollette di luce, gas e ristrutturazione, e il contratto di credito. Nel frigo un pacco di latte, del pane, un po di grano saraceno. Manca ancora una settimana alla pensione.
La vicina Nina entra a chiedere un po di sale, vede Valentina e sbatte gli occhi.
«Valù, perché sei così pallida? Stai male?»
«No, tutto bene. Sono solo stanca.»
«E i nipoti? Non li vedi da tempo.»
«I nipoti tutto bene. Stanno crescendo.»
Nina se ne va, mentre Valentina resta seduta nella cucina che si fa buia. Non accende la luce, per risparmiare. Da qualche parte dietro il muro la TV suona, i bambini ridono. Lei, invece, è sola, inutile.
Un tempo era richiesta: nutrire i nipoti, aiutare in giardino, venire al receso dellasilo quando i genitori non potevano. Ora, appena smette di essere comoda, sparisce dal loro radar.





