Ma cosa vuol dire ‘ci separiamo’?” chiese sorpreso il marito alla moglie. “Perché ho dato i soldi a mia madre?

Nella quiete di una sera d’autunno, Lucia stava riordinando la cucina quando suo marito rientrò con il suo solito passo pesante. La luce del lampadario rifletteva sulle tegole lucide del pavimento mentre lei piegava un asciugamano con precisione.

“Che significa ‘ci separiamo’?” chiese con voce ferma, senza alzare lo sguardo dalle lenzuola che stirava. “Perché hai dato i soldi a tua madre?”

“Centonovemila euro!” sbottò Luciana, lasciando cadere l’estratto conto sul tavolo di marmo. I fogli volarono come foglie d’autunno. “Rodolfo, dove sono finiti i nostri risparmi?”

Lui non si degnò nemmeno di staccare gli occhi dallo schermo del televisore, continuando a cambiare canale con il telecomando. “Quali soldi?” borbottò distrattamente.

“Quelli che abbiamo messo da parte in tre anni per l’anticipò dell’ipoteca! Ieri c’erano duecentoventicinquemila euro, oggi solo trentacinquemila!”

Finalmente Rodolfo alzò lo sguardo, scrollando le spalle come se si trattasse di una questione da nulla. “Ah, quello… Mamma e Giovanna avevano bisogno di aiuto. Non sono mica un mostro, no?”

“Ma almeno me lo chiedevi? Sono i nostri risparmi di famiglia!”

“Ma perché ti agiti così? Li restituirò.”

“Quando? Fra quanti anni?” Luciana appoggiò le mani sul tavolo, avvicinandosi al marito. “Rodolfo, avevamo patto chiaro: niente prelievi da quel conto senza parlarne prima! Niente!”

“Patto patto… E quando tua madre ha bisogno, cosa faccio, le dico di no?”

“E quando tua moglie lavora dodici ore al giorno da due anni, questo non conta nulla? Sono soldi che ho guadagnato anch’io!”

Rodolfo fece una smorfia e tornò a fissare la partita in TV. “Non esagerare. È solo lavoro.”

Sei mesi prima, Luciana era seduta nell’ufficio dell’agenzia viaggi dove lavorava, calcolando meticolosamente la provvigione dell’ultimo gruppo di turisti giapponesi. I numeri erano promettenti – un gruppo numeroso e benestante.

La sua collega Raffaella sbirciò oltre lo schermo del computer: “Ancora a fare calcoli? Stai ancora mettendo da parte per l’appartamento dei sogni?”

“Ancora un anno, massimo un anno e mezzo, e avremo la nostra casa,” sorrise Luciana, posando la penna. “Anche Rodolfo fa straordinari al garage il weekend.”

“Che fortuna avere un marito così. Il mio promette sempre ma non combina mai niente.”

“Sì, sono fortunata,” convenne Luciana, anche se una vocina interiore le sussurrava qualcosa d’allarmante.

Raffaella si avvicinò: “Quanto avete messo da parte, se non è un segreto?”

“Duecentodiecimila euro. Mancano solo quarantamila ai duecentocinquantamila che ci servono.”

“Fantastico! E dove li tenete? In banca?”

“Certo, in un deposito. Gli interessi non sono alti, ma qualcosa frutta.”

“Brava. L’importante è non spenderli prima per qualche cosa inutile.”

Luciana annuì, ma non disse che Rodolfo nell’ultimo mese si lamentava sempre più spesso della stanchezza e andava sempre meno a fare gli straordinari.

Quella sera stessa, tornando a casa, trovò il marito sul divano davanti alla TV. Sullo schermo scorrevano le immagini dell’ennesimo film d’azione.

“Rodi, oggi non sei andato al garage?” chiese mentre si toglieva le scarpe nell’ingresso.

“Ci andrò domani. Mi fa male la schiena.”

“Perché non vai dal dottore? A farti controllare?”

“Ma lascia stare, passerà.” Rodolfo cambiò canale. “A proposito, ha chiamato mamma. Giovanna ha bisogno di soldi per il corso di estetista.”

Luciana si irrigidì, bloccando la borsa a mezz’aria. “Quanto?”

“Quindicimila, una sciocchezza.”

“Una sciocchezza?! Rodolfo, è il mio bonus mensile!”

“Non urlare per tutta la casa. Non sto chiedendo di prendere dai risparmi. Li darò con lo stipendio.”

“E se non bastano?”

“Basteranno, basteranno. Non farti paranoie.”

Luciana entrò in cucina a riscaldare la cena, ma l’appetito era svanito. Nella sua mente si rincorrevano pensieri sgradevoli su quante volte erano arrivate simili richieste dai parenti di Rodolfo.

Due settimane dopo, la situazione si ripeté con precisione angosciante. Claudia, la madre di Rodolfo, chiamò durante cena.

“Pronto, mamma?” Rodolfo mise il telefono in vivavoce, continuando a mangiare. “Sì, ti ascolto… Perde? Molto?… Settemilacinquecento? Va bene, domani te li porto.”

Luciana posò lentamente la forchetta e guardò il marito. “Rodolfo, avevamo stabilito: prima l’ipoteca, poi tutto il resto.”

“Che, vuoi che i vicini vengano a lamentarsi da mia madre perché la caldaia perde? Sei senza cuore!”

“Non sono senza cuore,” disse Luciana cercando di mantenere la calma. “Tua madre ha un altro figlio, Paolo, che vive nel palazzo accanto. Perché non può aiutare lui?”

“Paolo è disoccupato, lo sai.”

“Disoccupato? In un momento in cui cercano manodopera ovunque?”

Rodolfo alzò gli occhi dal piatto. “Senti, non iniziare con le tue polemiche. È mia madre e l’aiuto, punto.”

“E io sono tua moglie,” disse piano Luciana. “Questo conta qualcosa?”

“Certo che conta. Ma la caldaia di mamma…”

“E il nostro futuro?”

“Ci sarà anche il futuro. Non moriremo per settemilacinquecento euro.”

Un mese dopo quella discussione, il capo di Luciana, il signor Leone, la chiamò nel suo ufficio. Era seduto dietro la scrivania di legno massello, sfogliando dei documenti.

“Luciana, si accomodi. Ha gestito benissimo il gruppo di turisti cinesi. Avrà un bel bonus – venticinquemila euro.”

“Grazie,” rispose con sincero piacere.

“Ma ho notato una cosa – fa sempre gli straordinari, lavora nei weekend. Non rischia di esaurirsi?”

“No, tutto bene. Io e mio marito stiamo risparmiando per un appartamento, ogni euro conta.”

“Lodevole, certamente. Ma la salute vale più di qualsiasi appartamento.”

Luciana annuì, ma pensò che senza i suoi straordinari non avrebbero mai messo da parte abbastanza – con Rodolfo che continuava a “prestare” soldi ai suoi parenti.

“Signor Leone, ci sono altri incarichi disponibili? Qualcuno dei colleghi vuole prendere ferie?”

Il capo la guardò attentamente. “Certo. Ma lavora già molto.”

“Non importa, ce la farò.”

A casa trovò Rodolfo con il suo amico Vittorio. Sedevano in cucina con bottiglie di birra, ridendo rumorosamente per qualche barzelletta.

“Oh, ecco Luciana!” Vittorio alzò la bottiglia in segno di saluto. “Unisciti a noi!”

“Grazie, sono stanca,” rispose, prendendo dell’acqua dal frigo.

“Rodolfo mi parlava dei vostri risparmi per la casa. Bravi! Decisi. Io non riesco mai a mettere da parte niente.”

“Perché investi tutto in criptovalute,” rise Rodolfo. “Speri di arricchirti in un giorno.”

“Sono investimenti a lungo termine! Fra un paio d’anni sarò ricco, vedrai!”

“Sì, come no. Quante volte sei già diventato ‘ricco’?”

Luciana andò in camera, incapace di sopportare le loro infinite discussioni su soldi facili. Un’ora dopo Vittorio se ne andò finalmente, e Rodolfo entrò da lei:

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