Ho invitato mia madre e mia sorella a casa per Capodanno,” annunciò il marito la sera del trenta dicembre. “Riuscirai a preparare tutto in tempo?

Ricordo ancora quella sera del trentuno dicembre, quando Marco, al tramonto, mi annunciò: «Ho invitato la madre e la sorella a casa nostra per Capodanno. Riuscirai a preparare tutto?»

«Finalmente il weekend tanto atteso!», esclamò Ginevra, sistemandosi sul pouf del corridoio e togliendo gli stivali. «Dieci giorni di riposo ci aspettano. Mi stiro, rilasso i muscoli tesi e, con un sorriso nella mente, immagino come trascorrerò questi dieci giorni».

«Che bello!», annuì Marco, appoggiandosi alla porta. «A proposito, stavo appena parlando con Sara. Non ha ancora deciso dove festeggiare lanno nuovo, quindi verranno da noi», aggiunse.

Ginevra, aggrottando le sopracciglia, lo fissò.

«E anche la mamma verrà, vero? Lei è sempre con loro quando festeggiano», concluse Marco, notando il cambiamento nellumore di sua moglie.

«Ti rendi conto che Capodanno è domani?», chiese bruscamente Ginevra. «Ho dovuto lavorare fino a tardi tutta la settimana per rispettare gli obiettivi. E ora mi dici che il mio domani sarà una lunga giornata a divertirmi con le padelle?»

«Che cosa cè da cucinare?», rispose Marco con nonchalance. «Un paio di insalate, un secondino, affettati, forse qualche antipasto diverso».

«Marco, ora stai più lontano da me, altrimenti rischi di farti colpire da una padella», disse Ginevra, seria come non mai. «Se i tuoi parenti vogliono venire, portino qualcosa da mangiare. Puoi chiamarli subito e dirglielo. Mi ricordo di un Capodanno in cui, tutti insieme, correvo tutta la notte con i piatti mentre le vostre signore si rilassavano sul divano sorseggiando vino al lume di una candela blu».

«Ginevra, perché ti comporti così?», domandò Marco, sorpreso dalla reazione di sua moglie.

«Come dovrebbe?», replicò Ginevra, e, senza attendere ulteriori spiegazioni, si diresse verso la camera per cambiarsi in pigiama.

Quella sera Ginevra era furiosa con Marco, che solo il giorno prima era iniziato il weekend. Lunica cosa che le scaldava il cuore era il fatto di aver guadagnato un cinquanta per cento in più del solito. Si avvicinò allo specchio, si tolse il trucco lentamente, e iniziò a progettare il giorno successivo.

Il suo piano ideale prevedeva di dormire almeno fino a mezzogiorno, poi fare colazione con calma, pulire la casa, ordinare la spesa e preparare qualcosa di leggero per la festa. Non voleva trambusto né rumore; era stanca delle continue corse al lavoro e desiderava una celebrazione intima e tranquilla.

«Come fare in modo che tutto segua il piano stabilito?», si chiedeva, facendo scorrere nella mente tutte le opzioni possibili.

Cercando di non notare Marco, che correva qua e là per lappartamento, Ginevra si diresse verso la cucina, si versò un tè caldo al limone e si sedette a tavola. Fuò una sera davvero da Capodanno: leggeri fiocchi di neve cadevano sul selciato, scintillando sotto le luci dei lampioni e creando unatmosfera magica.

Per un attimo Ginevra rimase a fissare il finestrino, dimenticando il suo dilemma. Poi scrollò la testa, tornò alla realtà e nella mente gli balenò unidea geniale, però rischiosa.

Il mattino seguente iniziò esattamente come aveva programmato: mezzogiorno. Allungandosi dolcemente, scoprì che Marco era già alzato e si aggirava in cucina, una rara occasione proprio prima delle feste. Si infilò un morbido accappatoio e si diresse verso di lui.

«Che stai facendo?», chiese Ginevra, accendendo gli occhi alla luce intensa.

«Volevo sorprendere la mia amata con una colazione di Capodanno», sorrise Marco, mescolando qualcosa in una ciotola.

«Mi sembra che la padella stia bruciando», rise Ginevra, notando il fumo che si alzava.

Quando finalmente si sedettero a tavola, Ginevra chiese a Marco come pensasse di accogliere gli ospiti, visto che nulla era stato comprato e la casa non era ancora pulita.

«Non ho potuto rifiutare Sara», rispose lui senza distogliere lo sguardo dal piatto.

«Già, è difficile dire di no alla sorella», commentò Ginevra, alzando un sopracciglio. «Hai qualcosa da proporre? Ieri ti ho visto pensieroso. In realtà, ero sorpresa dalla tua calma; credevo avresti rovesciato la casa.».

«Per prima cosa chiama Sara e chiedi se porterà antipasti e insalate. Sono quattro: due adulti e due bambini», suggerì Marco.

Marco prese il telefono, un po nervoso, e compose.

«Ciao Sara, Ginevra sta organizzando la tavola e volevo sapere cosa porterete per non duplicare nulla».

Dallaltra parte scoppiò una risata. «Marco, sei serio? Quando devo cucinare? Ho due figli! Speravamo che Ginevra inventasse qualcosa, come sempre», rispose Sara, con un tono birichino.

«I bambini non sono neonati, sono già a scuola», replicò Marco. Improvvisamente, nella corrispondenza, si sentì un rumore di piatti rotti. «Scusa, ho di nuovo rotto qualcosa. Ci sentiamo più tardi», concluse Sara.

Marco tornò da Ginevra con unespressione confusa.

«Non porteranno nulla, vero?», chiese lei, speranzosa.

«Sì e anche la mamma. Hanno detto che preferiscono riposare e divertirsi, non cucinare», concluse lui.

«Capisco. Pensavo di andare a Capodanno dai miei genitori. Loro hanno già proposto di farlo giovedì, ma io volevo restare a casa e non ti ho detto. Vuoi venire con me? Non abbiamo molto tempo per decidere».

«Allora avremo una discussione con i parenti», osservò Marco, perplesso.

«Oppure litigherai con tua moglie», scherzò Ginevra.

«Certo, ti scelgo», rispose Marco, alzando le mani in segno di pace.

Ginevra decise di sistemare lappartamento per tornare nella nuova anno in una casa ordinata, mentre Marco si mise a fare la spesa con la lista stilata dalla moglie. Entrato nel centro commerciale, latmosfera era tutta natalizia: luci scintillanti, vetrine adornate da alberi di Natale e figure di Babbo Natale.

«Ecco lalbero! Come ho potuto dimenticarmene?», esclamò Marco, dirigendosi subito verso il chiosco degli alberi. Scelse una piccola pero ma carina, i rami gli accarezzavano il viso mentre la portava a spalla verso casa.

Aprendo la porta, Ginevra si girò e sorrise. «Un albero?», esclamò, gli occhi pieni di gioia.

«Lo decorerai? Non ho ancora comprato nulla della lista, ma volevo solo farti piacere».

«Sei sempre stato contrario agli alberi veri».

«Non lo so», sbuffò Marco, «questanno mi è venuta voglia di cambiare».

Lumore divenne subito festoso. Ginevra, senza perdere tempo, tirò fuori da un alto scaffale una scatola di addobbi e iniziò a decorare lalbero. Con amore appese palline e luci, e ad ogni nuovo ornamento la stanza sembrava più incantata.

Mentre lei finiva, Marco tornò carico di sacchetti.

«Hai preso tutto?», chiese Ginevra, osservando i pacchi colmi di cibo e souvenir.

«Sì, tranne il pesce. Non era fresco, faremo una sosta in un altro negozio».

«Va bene», rispose Ginevra, sorpresa dallentusiasmo di Marco. Non si era aspettata che lui partecipasse così attivamente ai preparativi.

Caricarono lauto di prodotti e regali. Erano solo le sette di sera, ma gli zii di Marco dovevano arrivare entro le dieci. Il viaggio verso la casa dei genitori di Ginevra durava circa unora; decisero però di partire in anticipo.

Seduti davanti al bagagliaio carico, Ginevra aggiustò i capelli e guardò Marco: «Speriamo di non aver dimenticato nulla».

«Manca solo il dolce, ma lo prenderemo lungo la strada».

Ginevra annuì e partirono.

La casa dei genitori di Ginevra era un accogliente casale di campagna, ricostruito dieci anni fa quando decisero di vendere lappartamento in città e trasferirsi fuori. I genitori, ancora giovani di cuore, non avevano perso la gioia di vivere. Allesterno il casale era illuminato da catene di luci che creavano unatmosfera festosa.

« Dal lanno scorso non togliamo le catene, vero?», rise il nonno Antonio, quando Ginevra commentò gli sforzi.

«Davvero? Non lavevo notato quando siamo venuti lestate scorsa», rispose Ginevra con un sorriso.

Mentre scaricavano le borse, Ginevra rivolse a suo padre: «Abbiamo portato un sacco di cose. Non so cosa avevate in mente di cucinare, ma spero servano».

«Allora lasciatemi sistemare tutto dentro», ordinò Antonio, «mentre voi preparate in cucina, io e Marco organizzeremo la sauna».

Antonio non era mai inattivo; la sauna del giardino, costruita con le proprie mani, era una piccola oasi di legno con un grande spogliatoio, sempre profumata di oli essenziali che lui acquistava volentieri per gli ospiti.

Intanto Ginevra e sua madre Valeria accendevano i film di Capodanno e, immersi nella frenesia dei preparativi, persero la cognizione del tempo. Quando lorologio segnò le nove, il telefono di Marco iniziò a suonare senza sosta.

«Marco, apri! Siamo alla porta», ordinò Sara.

«Non siamo a casa», balbettò Marco.

«Allora dove siete? Quando tornate?», chiese la sorella, irritata.

«Siamo andati in campagna. È stato tutto un po caotico. Torneremo tra due giorni», cercò di spiegarsi Marco.

«In campagna? Ma Capodanno?», esclamò Sara, incredula.

«Festeggeremo qui, in campagna», rispose lui.

«Davvero?», ribatté Sara, con una smorfia. «Allora tornerò a casa e festeggerò con la famiglia».

«Avete ancora tempo per tornare e fare una cena in famiglia», aggiunse Marco, mantenendo la calma.

«Quindi devo intrattenere i bambini tutta la notte?», disse Sara, sorpresa.

«Non lo so, se serve lo farò», rispose Marco, un po confuso.

«Non mi aspettavo una tale slealtà da te. Forse la chiave è sotto lo zerbino?», chiese Sara, sperando di evitare un disordine futuro.

«Ora capisco perché ogni Capodanno andate a casa di altri», rise Marco. «Ma la mia moglie ti ha ingannata», con una risata concluse. «Buon Capodanno, cara!», aggiunse, chiudendo la chiamata.

Marco contò mentalmente fino a dieci, poi il display del cellulare mostrò il numero di sua madre, Alida.

«Sì, siamo partiti», iniziò Marco senza attendere risposta. «Capodanno lo faremo in campagna. Non abbiamo lasciato le chiavi».

«Come osi farci questo? Contavamo su di voi!», scoppiò Alida.

«Lo so, ma è così», replicò Marco. «Siamo stanchi di celebrare sempre nel nostro piccolo appartamento. Perché non ci invitano voi? E poi venire con tutto pronto è sempre un per favore! Anche se avete appartamenti spaziosi».

«Figlio mio, ti ho dato la vita solo per subire questo trattamento?», disse Alida con amarezza.

«Che giusto?», increspò Marco.

Il silenzio calò.

«Va bene, ho capito», concluse Alida, triste. «Non ti disturberemo più».

Appoggiò il telefono; Marco emise un lungo sospiro. La conversazione non era stata facile. Non era il tipo da rovinare i rapporti familiari per piccole questioni, ma gli anni di risentimento avevano accumulato tensioni.

«Tutto a posto?», chiese Ginevra, poggiando la testa sulla sua spalla.

«Sì, la mamma ha chiamato», rispose Marco brevemente.

«Capisco», sospirò Ginevra. «Abbiamo fatto bene?».

«Certo che sì!», ribatté Marco, girandosi verso di lei. «Ci attendono, stanno preparando tutto per il nostro arrivo. E io?», disse con rammarico. «Solo usano la mia bontà e nulla di più. Ho sopportato troppo a lungo».

Ginevra lo abbracciò, cercando di confortarlo.

«Dai, andiamo a prepararci per la festa», propose Marco, cercando di stemperare il tono serio.

Quel Capodanno rimase indelebile. Ginevra e Marco trascorsero due giorni dai genitori, godendo di serate tranquille accanto al fuoco, scivolando su una slitta di legno come bambini e conversando a lungo. Fu il Capodanno più sincero degli ultimi tempi, lontano dal frastuono e dagli impegni.

Ovviamente, prima o poi dovettero tornare alla frenesia quotidiana, ma nella memoria rimarrà per sempre il ricordo di quel periodo, di come si è celebrato larrivo del nuovo anno in compagnia dei propri cari, assaporando la semplicità, il calore del focolare e la gioia di stare insieme.

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