Ha rifiutato di prendersi cura della zia malata di suo marito, che ha già i suoi figli

Tania, ti ricordo che il marito Davide ha sempre gli affari in corsa, passa le giornate in riunioni, e Ginevra vive dallaltra parte di Milano, ci mette due ore in macchina con il traffico dice la voce dolce ma insopportabile della suocera, la signora Nina, mentre mi stringe il cuore in una morsa. Tu lavori da casa, il tuo orario è flessibile, sei davanti al computer. Non ti costerà correre da zia Galia, scaldare una minestra e misurare la pressione, vero?

Ho messo giù la tazza di caffè senza farla tintinnare. Quella chiacchierata, iniziata come un banale aggiornamento familiare a pranzo domenicale, si è trasformata in un vero assedio. A tavola, oltre a me e a mio marito Lorenzo, cerano la suocera, il cugino Davide e sua sorella Silvia. Tutti mi guardavano con quel misto di affetto e pretese, come se fossi lunica ancora di salvezza nel mare in tempesta dei loro problemi.

Zia Galia, sorella della signora Nina, aveva avuto un ictus la settimana scorsa. I medici lhanno raddrizzata, il peggioramento è passato e domani la dimetteranno, ma non le è permesso alzarsi ancora: le serve riposo totale e assistenza continua.

Signora Nina, ho cercato di parlare con calma, anche se dentro ribolliva la rabbia, il mio orario non è così libero. Sono la responsabile contabile in smart working. È la fine del trimestre, a volte rimango incollata al monitor per cinque ore di fila, anche solo per bere un sorso dacqua. Che correre? Zia Galia vive a tre fermate di autobus, ci vuole unora di andata e ritorno più la cura.

Ma dai, non è il caso di esagerare! ha strillato Silvia, prendendo linsalata. Il tuo lavoro non scomparirà. Puoi portare il portatile, stare un attimo da zia Galia, fare qualche numero e poi servire lacqua. Così la tua cara è comunque sotto controllo. Siamo tutti una famiglia.

Silvia, con le unghie perfette, amministratore di un salone di bellezza a turni di due giorni, ha risposto:

Silvia, tu lavori a turni di due giorni, quindi per quindici giorni al mese sei praticamente libera. Perché non prendi te stessa metà dei turni di assistenza?

Silvia ha ingoiato il suo insalata, gli occhi sgranati.

Ma io nei weekend ho la vita privata! E poi ho paura del sangue, dei profumi dei farmaci. Mi viene il vomito solo a pensarci, non sto mica a letto accanto a zia Galia. No, no, non posso, sono troppo sensibile.

Davide, con le chiavi della sua SUV lucida tra le dita, è intervenuto subito:

Tania, davvero. Posso mettere dei soldi sul tavolo per la spesa. Sai, ora è il periodo alto, non vedo la famiglia, torno a casa solo per dormire. Se lascio tutto, andiamo tutti a finire in rovina.

Tutti gli sguardi sono tornati su di me. Lorenzo, mio marito, aveva la testa chinata, infilava la forchetta nella polpetta. Si perdeva sempre sotto la pressione della madre e dei parenti.

Aspettate, ho detto, raddrizzandomi. Facciamo chiarezza. Zia Galia ha due figli adulti: Davide e Silvia. È loro il dovere di prendersi cura della madre. Io ho il mio lavoro, la mia casa e, per inciso, anche mia madre che ha bisogno di attenzioni. Posso venire nei weekend, portare la spesa, dare una mano una volta alla settimana, ma non diventerò infermiera.

Il silenzio è sceso a palla. La signora Nina ha stretto le labbra, il suo viso è diventato rosso come una mela cotta.

Ecco come parli, ha sbottato. Come Lorenzo ristruttura casa, Vadik (cioè Davide) ti porta i materiali da costruzione a sconto. Come Ginevra ti fa sconto al salone, tu le dici grazie. Ma ora che cè una crisi, la mia casa è lontana? Zia Galia, fra laltro, ha accudito Lorenzo quando io lavoravo in due turni in fabbrica! È stata quasi una seconda madre per lui!

Lorenzo ha alzato finalmente lo sguardo, con unespressione colpevole.

Tania, davvero Zia Galia mi ha aiutato tanto. Possiamo organizzarci? Io la sera passo di qua

Lorenzo, lho guardato dritto negli occhi, tu arrivi alle otto di sera. Ma chi sarà con lei dalle otto del mattino? Davide ha avuto uno sconto sul cemento sette anni fa e noi gli abbiamo pagato senza margine. Silvia ti dà il cinque per cento, io spendo più del prezzo della benzina per andare da lei. Non farmi venire a chiedere un conto per i legami di sangue.

Davide si alzò di scatto, spostando la sedia con un rumore stridente.

Ok, ho capito. Non otterrai laiuto da me. Allora faremo da soli. Assumeremo una badante, visto che la parentela è così crudele. Ma ricorda, la terra è rotonda: quando avrai voglia dacqua, non sorprenderti se il bicchiere sarà vuoto.

Ha lanciato sul tavolo una banconota da cinquanta euro per la frutta e se ne è andato. Silvia lo ha seguito con uno sguardo che traeva fuoco. La signora Nina ha afferrato il cuore e ha cominciato a cercare il Validol nella borsa.

La sera è trascorsa in un silenzio pesante. Lorenzo girava per casa in preda al senso di colpa, ma non apriva la bocca. Io capivo che lui mi vedeva come una tiranna. Ma capivo anche che, se avessi ceduto ora, avrei passato mesi, forse anni, a cambiare pannolini e a subire i capricci di zia Galia, mentre i figli amanti avrebbero continuato a costruire business e vite.

Il giorno dopo il mio telefono squillava senza sosta: la suocera, poi una cugina di Bari, poi di nuovo la suocera. Non rispondevo. Lavoravo. I numeri dei bilanci richiedevano concentrazione, le emozioni un controllo ferreo.

La sera Lorenzo è tornato più cupo di un temporale.

Mia madre ha chiamato, ha detto ancora con le scarpe addosso. Galia piange, dice che non serve a nessuno, che la porteranno in una casa di riposo e la dimenticheranno. Davide ha assunto una donna, ma può venire solo due ore al giorno per scaldare il cibo. E il resto?

Davide ha due figli adolescenti, sua moglie non lavora e si occupa di casa. Silvia non ha figli. Perché non possono fare un calendario? ho chiesto, stanca.

La moglie di Davide è snob e non vuole prendersi cura di sua madre. Silvia sai comè Silvia, ha listeria, la depressione scatta al vedere anatre e flebo. Sono tutti estremi, mentre zia Galia è sola. Tania, potresti almeno mezzogiorno? Finché non troviamo una badante vera?

Ho guardato Lorenzo. Lo amavo, era buono, ma la sua dolcezza a volte lo uccideva.

Va bene, ho detto allimprovviso. Andrò domani, ma a una condizione.

Quale? ha sorriso Lorenzo.

Ti vedrai.

Il mattino seguente, con il laptop sotto braccio, sono arrivata a casa di zia Galia. La porta lha aperta la badante di due ore, una donna robusta e stanca.

Per lamor del cielo, almeno qualcuno è qui, ha sbuffato. Galia rifiuta la zuppa, vuole solo brodo di pollo, ma non ho tempo per cuocerlo, devo correre a due anziani.

Dentro lappartamento sapeva di Corvalol e di biancheria ammucchiata. Galia, sdraiata su un letto alto con cuscini ovunque, guardava la TV. Quando ha visto me, ha stretto le labbra.

Ah, sei venuta. Non ti sei impolverata. Pensavo che Davide o Silvia sarebbero venuti. Invece è arrivata la settima acqua al gelato.

Buongiorno, zia Galia, ho risposto con tono calmo. Davide lavora, Silvia è occupata. Sono qui per aiutare. Cosa ti serve?

Il brodo! Fresco, con crostini! E rifare il letto, le lenzuola mi puntano le spine. E le tende, il sole mi acceca, non lo vedi?

Ho sospirato, ho messo il laptop sul tavolo e sono andata in cucina. Nel frigo cera solo un pezzetto di formaggio stagionato e una lattina di latte andata a male. Nessun pollo.

Zia Galia, non ci sono cibi. Davide ha promesso di portare?

Ha promesso, ha promesso deve aver dimenticato. Vai al supermercato, cara. Cè il Esselunga a due passi. Compra pollo, ricotta, frutta buona, niente frutta marcia.

I soldi dove li trovi? ho chiesto.

Che soldi? La mia pensione arriva solo il cinque del mese. Tu compra, Davide poi paga. O forse voi due avete problemi di soldi, e consideriate i miei centesimi un lusso?

Ho preso il portafoglio, sono andata al negozio, ho speso trenta euro, ho preparato il brodo, ho messo a posto il letto. Zia Galia non smetteva di parlare.

Non mi hai schiacciato il cuscino così forte! Chi taglia il pane così grossolano? Attento alla gamba, non vuoi romperla! Silvia farebbe tutto con dolcezza, con le sue mani tenere

Dove sta Silvia? ho chiesto, al limite.

Non toccare Silvia! La sua vita è un caos, deve trovare un uomo, non portare anatre per la nonna. Tu sei sposata, non ti serve niente, resta qui a curare.

Alla fine della giornata ero esausta, come se avessi scaricato un vagone di carbone. Ho aperto il laptop e ho lavorato per quindici minuti prima che zia Galia si addsormentasse. Poi è iniziata la solita lista di richieste: accendi la TV, apri la finestra, leggi il giornale, perché batti i tasti così forte.

Quando Lorenzo è tornato per prendere il turno di notte, mi ha trovato in cucina a fissare il muro.

Come è andata? mi ha chiesto con un tono allegro.

Lorenzo, ho risposto piano. Ho comprato il cibo con i miei soldi, ho pulito, ho cucinato, ho lavato la tua zia. Non ho sentito un solo grazie, solo lamentele e paragoni con Silvia, che è un angelo, ma non è qui. Lei pensa che io debba servirla perché mi sono sposata bene con te e non ho bisogno di niente.

È malata, il carattere peggiora ha iniziato Lorenzo.

No. Il suo carattere è sempre stato così, solo ora il cane si è fermato. Ascolta bene: non tornerò più. Niente più domani, neppure dopodomani. Non sarò più la badante.

Ma chi farà domani? Io devo lavorare

Questa è una domanda per Davide e Silvia.

Sono tornata a casa, mi sentivo pronta a piangere per la frustrazione, ma mi sono trattenuta. Dovevo un piano.

Il giorno dopo, alle dieci, Davide mi ha chiamata.

Ciao, Tania. Ho sentito tua mamma dire che ieri hai fatto un ottimo brodo. Quando torni? La badante è ammalata, non può più. Dobbiamo fare gli aghi alle dodici.

Non vengo, Davide, ho risposto fredda.

Come? Ma abbiamo detto

Ieri ho valutato il lavoro e la situazione. La tua mamma ha bisogno di assistenza professionale 24 ore su 24. Io non sono infermiera, sono contabile. Ho perso quattro ore di lavoro e trenta euro per la spesa.

Mi fai la fattura? ha sbottato.

Faccio la fattura alla realtà, Davide. Se non puoi occupartene tu, e Silvia non può, allora dovete assumere una professionista con vitto e alloggio. Costa almeno sessanta euro al mese più cibo.

Non ho soldi extra! Tutto è bloccato, crisi in Italia!

Allora vendi il tuo SUV, compra una city car. O Silvia vende il suo cappotto di pelliccia. O fate i turni a giorni alterni. Io non muovo più un dito finché non vedo che investite davvero nella cura, non solo parole.

Ho chiuso la chiamata, ho inserito il numero di Davide nella lista nera, poi quello di Silvia, poi quello della suocera. Sapevo che stava per arrivare una tempesta, ma ho deciso di rifugiarmi nel mio silenzio.

Lorenzo è tornato a casa quella sera pallido e tremante.

Che hai combinato, Tania? Mia madre ha urlato al telefono, diceva che ti sei lasciata morire. Davide ti ha chiamata miserabile. Si sono incrociati tutti.

Chi è con zia Galia adesso? ho chiesto, tagliando le verdure per linsalata.

La suocera è partita. Mia madre ha la pressione a duecento e se nè andata. Diceva: Se i giovani sono così crudeli, mi farò di pietra.

Vedi, non è successo niente di grave. Nessuno è morto. Lorenzo, siediti a cena.

Non riesco a mangiare! Capisci? Ora ci considerano nemici! Come facciamo a parlare?

Non parleremo finché non si scuseranno. Lorenzo, capisci una cosa: finché qualcuno paga, gli altri viaggiano. Ho tolto il freno. La tua mamma starà lì un giorno, capirà che la salute vale più di tutto, e spingerà Davide a trovare i soldi. LuiE così, con i confini ben tracciati, finalmente ritrovammo la serenità che tutti noi cercavamo.

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