Mia nipote desiderava ricevere un passeggino in regalo e, quando si è rifiutata, ha messo tutta la famiglia contro di me.

Nel sogno, mia nipote, la piccola Ginevra, desiderava un passeggino nuovo; quando mi negai, la sua voce si trasformò in uneco che avvolse tutta la famiglia, come un vento gelido che si imponeva su di noi.

I bambini crescono in un batter docchio, e non mi accorsi nemmeno quando il mio figlio, già correndo come un gazzella, si lanciò verso il padre. Cercavamo sempre il meglio per il primogenito, a volte sacrificando i nostri desideri più segreti.

Acquistammo un passeggino elegante, compatto, che entrava comodamente nel portabagagli della nostra Fiat 500. Lo curammo come un tesoro, sapendo fin dallinizio che avremmo voluto rivenderlo un giorno.

Così, poco dopo che il ragazzo superò le sue dimensioni, lo pubblicammo su uno dei portali di vendita online. Mio marito suggerì uno sconto del trenta per cento sul prezzo originale; io, intuendo che i tempi erano duri e che le tasche erano vuote, decisi di abbassare il prezzo a metà, convinta che così lavremmo venduto in fretta e compiuto un gesto di buona volontà.

Poche ore dopo aver inserito lannuncio, il telefono squillò: una voce dolce e affascinante, appartenente a una ragazza di nome Aurora, mi invitò a incontrarci per vedere il passeggino di persona. Accettai, e mezzora dopo si udì il tocco del campanello.

Aprii la porta e rimasi senza fiato: sullo stipite cera Ginevra, la mia nipote da cui non avevamo più sentito parlare da due anni, dopo una accesa discussione su qualche ragazzo di Napoli. Il mio cuore balzò di gioia, perché da tempo cercavo una scusa per riavvicinarmi a lei.

Sedute a un tavolino, sorseggiando una tazza di tè alla menta, mi raccontò che lei e il suo compagno, Marco, avevano un bambino e che le loro finanze erano scarse.

Dopo una chiacchierata sincera, andammo a vedere il passeggino; Ginevra lo trovò incantevole e io le offrii di cederglielo a un prezzo ancora più basso rispetto a quello pubblicizzato.

Il giorno seguente, con lentusiasmo di chi prepara una festa, cucinai un pranzo saporito: risotto allo zafferano, brasato di manzo e tiramisù. Ci sedemmo tutti intorno al tavolo, a rivivere ricordi di gioventù e a godere del delicato abbraccio del ritrovo.

Quando fu il momento di concludere laffare, Ginevra, percependo la mia disponibilità, mi chiese: «Mi farebbe davvero piacere se per il compleanno del piccolo mi regalassi un passeggino». Io, senza esitazione, dissi che non potevo permettermi un dono così costoso.

Lei si offese profondamente, mi accusò di essere avara e uscì dalla casa urlando. Poi, rivolgendosi alla sua famiglia, spiegò che la decisione la turbava per il bambino; i suoi parenti la sostennero e, di conseguenza, anche i nostri rapporti si spezzarono.

In quel turbinio onirico capii che non è possibile accontentare tutti e che, dora in poi, eviterò di fare affari con i familiari. Il sogno si dissolse in una nebbia di ricordi, lasciandomi una lezione che pesa come una pietra di marmo.

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Mia nipote desiderava ricevere un passeggino in regalo e, quando si è rifiutata, ha messo tutta la famiglia contro di me.