Io guardavo dalla finestra mentre cadeva una pioggia leggera destate, il sole faceva capolino ma la pioggia continuava a scrosciare piano. Aspettavo la figlia appena rientrata dal lavoro; era appena tornata a casa e volevo prepararle la cena, così fissavo il cielo grigio.
Quando la bambina sarà più grande e avrà un ragazzo, non mi piacerà affatto quel suo Denis, è più grande di lei e ha unaria misteriosa, non riesce a guardarmi negli occhi pensavo. Come dirò a Gianna? Se la primo davvero, se rovino il suo amore diventerò la sua nemica numero uno. Ho provato a farle capire che Denis non è adatto a lei, ma lei non ha voluto nemmeno ascoltare. Ah, se solo sapessi come comportarmi.
Gianna lavevo cresciuta da sola; non mi ero mai sposata. Quando ero al terzo anno di università, uscivo con Vincenzo, anche lui studente. Non finì gli esami, fu espulso proprio alla fine del terzo anno, e io, contenta, lo informai che aspettava un bambino.
Non ho più nulla da inventare sbottò lui come faccio a sapere se è mio? Non voglio figli rispose bruscamente e sparì.
Rimasi senza parole; non riuscii a spiegargli che non avevo mai avuto nessun altro e che lui era lunico. Scomparve, e alluniversità non lo vidi più, presto si mescolò con altre ragazze e poi fu davvero espulso.
Figlia, ti è capitato qualcosa mi chiese la madre, Anna, quando mi vide piangere nella sua stanza.
È successo, mamma: Vincenzo mi ha lasciata… e sono incinta dissi.
Che? Ti ho avvertita più volte di pensare con la testa! Sei al terzo anno, devi laurearti, non crescere un bambino. Non ti aiuterò, non contare su di me fu secca, decidendo che dovevo andare in ospedale a parlare con un dottore, perché ora sono adulta e devo rispondere delle mie scelte.
Il suo sguardo freddo e distaccato mi ferì più delle sue parole. Capii che non avrei trovato alcun aiuto da chi mi era più vicino.
Il giorno dopo mi recai dal medico; la sala dattesa era quasi vuota. Una giovane donna con la pancia in evidenza sedeva accanto a sua figlia di sei anni. Quando la porta si aprì e uscì lultima paziente, la madre sollevò la bambina, stringendola al ventre:
Tesoro, resta qui un attimo, torno subito.
La donna entrò nella cabina, mentre la bambina rimaneva accanto a me. Allospedale i bambini si annoiano, così la piccola cominciò a osservare i cartelli alle pareti, per poi fissare la donna accanto a me. Era una bimba con lentiggini sul naso, chiara, con le gambe che si muovevano incessantemente. Ci scambiammo uno sguardo e lei sorrise.
Zia, perché sei così triste? Sei malata?
No, non è una malattia, è solo non voleva spiegare i miei problemi a una bambina.
Hai dei fratelli?
No
Che peccato, mia mamma dice che i bambini sono felicità. Io sono la sua felicità rise la bambina. Anche se a volte mi combina guai, la mamma mi rimprovera ma poi mi dice che sono il suo tesoro. Mi ha anche detto di non piangere mai, di sorridere sempre. Ieri Micol mi ha tirato i capelli e ho pianto, ma la mamma mi ha detto di sorridere. Ho sorriso e lui mi ha dato una caramella. Ora siamo di nuovo amici.
Quel sorriso innocente mi scaldò il cuore; la sua sincerità spezzò la mia tristezza. Compresi allora che dovevo rialzarmi, nonostante Vincenzo mi avesse abbandonato e la madre fosse contro.
Mentre la madre della bambina usciva dalla stanza, si strinsero la mano e si scambiarono un sorriso. La loro complicità mi colpì così tanto che scappai fuori dallospedale, con le gambe che mi portarono da nonna Caterina, la madre del padre di Gianna. Dopo il divorzio con il nonno, Anna non parlava più con la suocera, ma io andavo a trovarla perché la nonna adorava la nipote.
Vieni, cara, anche se tua madre è contraria, ti aiuterò, potrai anche vivere con me. Ce la farai, ti sosterrò in tutto, non portarti colpe sul cuore, poi mi ringrazierai mi disse, accarezzandomi la testa.
Ricordai le parole della nonna e ne fummo tutte due:
La mia Gianna è la mia gioia, la mia vita, il mio tutto. Non riesco a immaginare una vita senza di lei.
Un rumore di chiave nella porta annunciò il ritorno della figlia. Gianna aprì lo sportello, gli occhi pieni di lacrime.
Cosa è successo? mi chiese la madre, facendola sedere al tavolo della cucina.
Denis?
Sì rispose Gianna, e scoppiò in un nuovo pianto, iniziando una nuova crisi.
Le offrii un bicchiere dacqua, lei lo bevve, e la madre le accarezzò la spalla, abbracciandola forte. Anche io sentii il desiderio di piangere. Dopo qualche minuto, le lacrime si placarono, gli occhi arrossati cominciarono a tornare alla normalità.
Scoprii che Denis era sposato, la moglie viveva a Firenze. Quando lo incontrai, notai subito la sua riservatezza, rispondeva alle domande a malincuore, e la mia intuizione non mi tradì. Gianna mi confidò tra singhiozzi:
Mamma, è sposato.
Non te ne eri accorta? Non ti aveva mai mostrato segni?
No, madre ha una moglie e due figli a Firenze, è qui per lavoro con una stanza in affitto. Lho vista più volte a casa sua senza che ci fosse unaltra donna.
Come lo sai? Non te lo ha detto lui?
No. Un giorno la moglie è arrivata, ha preso il suo telefono, ha letto i nostri messaggi, ha trovato il mio numero e mi ha chiamata.
In quel momento non provai rancore, anzi, mi sentii quasi sollevata: Denis era davvero un tipo poco affidabile. Sapevo che Gianna avrebbe trovato un vero amore.
E allora? Ti ha chiamata?
Sì, mi ha chiesto di incontrarci al bar. La moglie, tranquilla, mi ha chiesto di lasciarlo, perché ha due figli. È stato come un fulmine a ciel sereno! esclamò Gianna, ora più calma.
Non incolpare te stessa, è stato un inganno. Se avessi saputo era sposato, non avresti iniziato nulla.
Lo so, mamma. Ho detto alla moglie che non parlerò più con Denis, che deve lasciarmi in pace rispose ferma.
Brava, figlia.
Sapevo che non fosse il primo né lultimo traditore che avremmo incontrato, ma il dolore per la figlia era forte.
E Denis? Non ti ha più scritto?
Lho bloccato, gli ho detto che lo lascio, non lo rivedrò più rispose Gianna.
Capisco che sia doloroso, ma hai fatto la cosa giusta.
Allora Gianna ricominciò a piangere.
Mamma, devo dirti sono incinta balbettò fra le lacrime.
Quanto tempo? chiese Anna cercando di mantenere la calma.
Due mesi, circa mormorò Gianna, abbassando lo sguardo.
Quelle parole trafissero il cuore della madre. La vita si ripeteva, ma ora avevo la forza di sostenerla.
Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Partorirà, ti aiuterò. Questo bambino è nostro, lo ameremo insieme. le dissi.
Grazie, mamma, sei la migliore rispose la figlia.
Il tempo passò e vidi Gianna tornare a casa con il suo neonato avvolto in un piccolo sacchetto beige con un fiocco azzurro. Lappartamento di nonna Caterina era pieno di palloncini e fiori; cerano già la culla, il passeggino e i sonagli. Io e Gianna ci scambiammo un sorriso, perché la felicità aveva finalmente bussato alla nostra porta. E ricordate: i felici sorridono sempre.






