« Signore posso mangiare con voi? » chiese la ragazzina senzatetto al milionario quel che fece dopo lasciò tutti in lacrime e cambiò le loro vite per sempre.
La voce della bambina era dolce, tremante, ma attraversò il brusio del ristorante chic come un coltello.
Un uomo in un completo blu marino su misura, pronto a gustare il primo boccone di una bistecca stagionata, si bloccò. Lentamente si voltò verso la fonte di quel suono: una bambina coi capelli arruffati, le scarpe da ginnastica sporche e occhi pieni di speranza e fame. Nessuno nella sala poteva immaginare che quella semplice domanda avrebbe cambiato tutto.
Era una serata mite di ottobre, nel centro di Milano.
Al « Da Giulio », un bistellato Michelin famoso per la sua cucina fusion e la vista sul Naviglio, Luca Ferrari un magnate dellimmobiliare cenava da solo. Sulla sessantina, capelli brizzolati perfettamente pettinati, un Rolex al polso che luccicava, emanava un’aria che imponeva rispetto. Stimato, a volte temuto per il suo fiuto negli affari, in pochi sapevano chi fosse davvero.
Proprio mentre stava per tagliare la bistecca, una voce lo fermò.
Non era un cameriere. Era una bambina. Scalza. Forse undici o dodici anni. La felpa strappata, i jeans coperti di polvere, e quegli occhi grandi che raccontavano disperazione.
Il maître si precipitò per cacciarla, ma Luca alzò una mano.
« Come ti chiami? » le chiese, con voce ferma ma gentile.
« Sofia », sussurrò lei, guardandosi intorno nervosa.
« Non mangio da venerdì. »
Luca esitò, poi indicò la sedia di fronte a sé. Tutto il ristorante trattenne il fiato.
Sofia si sedette, esitante, come se ancora temesse di essere scacciata. Abbassò lo sguardo, le mani strette in grembo.
Luca chiamò il cameriere.
« Portale la stessa cosa che ho ordinato io. E un bicchiere di latte caldo. »
Quando arrivò il piatto, Sofia ci si buttò sopra. Cercò di mangiare educatamente, ma la fame era più forte. Luca non disse nulla. La guardava solo, perso nei suoi pensieri.
Finita la cena, finalmente chiese: « E la tua famiglia? »
« Mio padre è morto. Lavorava sui tetti. È caduto. Mia mamma se nè andata due anni fa. Stavo con mia nonna, ma è morta la scorsa settimana. » La sua voce si spezzò, ma non pianse.
Il volto di Luca rimase impassibile, ma la sua mano si strinse attorno al bicchiere.
Nessuno né Sofia, né il personale, né gli altri clienti sapeva che Luca Ferrari aveva vissuto quasi la stessa storia.
Non era nato ricco. Aveva dormito in vicoli, raccolto lattine per pochi centesimi, passato decine di notti a stomaco vuoto.
Sua madre era morta quando aveva otto anni. Suo padre era sparito poco dopo. Era sopravvissuto per le strade di Milano non lontano da dove Sofia ora vagava. E anche lui, una volta, si era fermato davanti a ristoranti, sognando di poter entrare e mangiare.
Le parole della bambina avevano risvegliato qualcosa di profondamente sepolto.
Luca si alzò e tirò fuori il portafoglio. Ma invece di darle un biglietto, si fermò. La guardò negli occhi.
« Vuoi venire a casa mia? »
Sofia batté le palpebre. « C cosa intendete? »
« Vivo da solo. Non ho famiglia. Avrai cibo, un letto, la scuola. Una vera possibilità. Ma solo se sei pronta a lavorare sodo e a essere rispettosa. »
Un mormorio attraversò la sala. Alcuni si scambiarono sguardi scettici.
Ma Luca Ferrari non scherzava.
Il labbro di Sofia tremò. « Sì », disse. « Mi piacerebbe molto. »
La vita nella casa del signor Ferrari era un mondo che Sofia non avrebbe mai potuto immaginare. Non aveva mai usato uno spazzolino, visto una doccia calda o bevuto latte che non venisse da un centro di accoglienza.
Allinizio fece fatica. Alcune notti dormiva per terra accanto al letto « troppo morbido per sentirsi al sicuro ». Nascondeva panini nel cappuccio, terrorizzata che i pasti potessero finire.
Un giorno, la donna delle pulizie la sorprese a rubare dei cracker. Sofia scoppiò in lacrime.
« Io non voglio più avere fame. »
Luca non sgridò. Si inginocchiò e le disse una frase che non avrebbe mai dimenticato:
« Non avrai mai più fame. Te lo prometto. »
Questa nuova vita lenzuola pulite, libri di scuola, colazioni piene di risate era cominciata con una semplice domanda:
« Posso mangiare con voi? »
Una domanda che aveva spezzato larmatura di un uomo che non piangeva da trentanni.
E in cambio, non cambiò solo la vita di Sofia restituì a Luca qualcosa che pensava perduto per sempre:
Un motivo per cui interessarsi.
Gli anni passarono. Sofia divenne una giovane donna brillante ed eloquente.
Sotto la guida di Luca, eccelse a scuola e vinse una borsa di studio per lUniversità di Bologna.
Ma mentre il giorno della partenza si avvicinava, una domanda la tormentava.
Luca non aveva mai parlato del suo passato. Era generoso, presente, ma sempre discreto.
Una sera, seduti in salotto con una cioccolata calda, osò chiedergli:
« Signor Ferrari chi eravate, prima di tutto questo? »
Lui sorrise appena.
« Qualcuno come te. »
Piano piano, le raccontò. Le notti in palazzi abbandonati. Linvisibilità. La violenza. Una città dove contavano solo soldi e cognomi.
« Nessuno mi aiutò », disse.
« Allora me la sono cavata da solo. Ma avevo promesso che se avessi incontrato un ragazzino come me non avrei distolto lo sguardo. »
Sofia pianse per il bambino che era stato. Per i muri che aveva dovuto costruirsi. Per quel mondo che lo aveva abbandonato.
Cinque anni dopo, salì sul palco a Bologna come studentessa più meritevole del corso.
« La mia storia non è cominciata qui », disse.
« È cominciata sui marciapiedi di Milano con una domanda, e un uomo abbastanza coraggioso da rispondere. »
Ma il momento più forte fu il suo ritorno a casa.
Invece di accettare un lavoro o continuare gli studi, Sofia tenne una conferenza stampa con un annuncio che commosse tutti:
« Fondiamo lassociazione Posso Mangiare con Voi? per dare cibo, casa e istruzione ai bambini senzatetto in Italia. La prima donazione arriva da mio padre, Luca Ferrari, che ha promesso il 30% della sua fortuna. »
La storia fece il giro dei giornali. Arrivarono donazioni. Celebrità si unirono alla causa. Migliaia di volontari si mobilitarono.
Tutto perché una bambina affamata aveva osato chiedere un posto a tavola e un uomo aveva detto sì.
Ogni 15 ottobre, Sofia e Luca tornano allo stesso ristorante.
Ma non si siedono dentro.
Apparecchiano fuori, sul marciapiede.
E servono pasti caldi, abbondanti, senza fare domande a ogni bambino che si presenta.
Perché un giorno, un piatto di cibo ha cambiato tutto.






